Torino – Genoa dove vedere Streaming Gratis Diretta Live Tv

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Giorni fa, avevamo provato a raccontare alcuni retroscena riguardanti il rito dei dopopartita: quel radunarsi tutti attorno a Nicola a centrocampo (una trentina di persone, tra giocatori e collaboratori), con il tecnico proteso a urlare una serie di commenti a caldo e a infondere nuove scariche motivazionali, già pensando all’incontro successivo. E allora dobbiamo ripartire da lì, dal cerchio magico di Bergamo, disegnato sul prato subito dopo quell’eccezionale rimonta, per approdare alla soglia di una partita fondamentale per un Toro da salvezza: all’inseguimento della prima vittoria stagionale in campionato in casa, contro un Genoa rinato con Ballardini.

Facciamo attenzione alle immagini evocate da Nicola: perché, nella semina, si comincia a vincere in settimana, non quando l’arbitro fischia l’inizio. «Noi siamo come un cerchio e siamo tutti equidistanti dal centro: è un importante messaggio che mandiamo a noi stessi, ma anche ai tifosi che lottano da fuori insieme a noi. Nessuno è al centro e nessuno è ai margini. E tutti possono essere determinanti»: sta parlando dei giocatori, ovviamente.

E allora torniamo a quell’immagine simbolo del dopo-partita, che però rappresenta il piedistallo per la gara successiva: come quella di oggi. Nel cerchio di Nicola l’attenzione e il focus sono rivolti verso l’interno, giacché quel rito rappresenta anche nella forma un momento di condivisione e consapevolezza. E’ veramente una sorta di cerchio magico, ma appoggiato sui significati del lavoro insieme, non appoggiato su riti da saltimbanco.

Ed è questo che battezza, forma e costituisce il gruppo nella sua miglior espressione. Domandiamo nell’aria: al di là degli indubbi progressi tecnico-tattici di queste ultime 3 rimonte con Nicola, quanto è importante creare un gruppo sempre più solido per un allenatore che aveva trovato nello spogliatoio sfiducia e scollamento? Un’enormità, è chiaro. «In quella sorta di breve riunione post partita si cerca la coerenza tra i messaggi dati prima della gara e le azioni poi svolte in campo. Si cerca cioè di consolidare quei valori che ci permettono di rimanere lì, tutti uniti, indipendentemente dal risultato.

E anche questo è coerente con la strada che abbiamo scelto. Dobbiamo essere una squadra con poche ma chiare credenze, che non si fa influenzare. E dobbiamo trovare un grandissimo equilibrio tra doti, atteggiamenti ed emozioni. E’ questo che fa la differenza. E’ dal primo giorno che parlo di percorso di crescita: e dobbiamo esserne convinti. L’intensità del lavoro non deve essere in funzione dei risultati conseguiti, ma della crescita continua da compiere. Stiamo seguendo un programma di “step incrementale” (termine tecnico, tipico dell’impegno agonistico-sportivo, tra lavoro fisico e crescita psicologica: la letteratura in merito è ampia e Nicola è un gran studioso, si sa; ndr). Settimana dopo settimana, passo dopo passo, cerchiamo di migliorare inserendo nel lavoro qualcosa che ci manca».

E anche la rimonta super con l’Atalanta, allora, non deve distrarre, far perdere l’umiltà: «Non siamo euforici, dopo Bergamo. L’euforia non mi piace, come sentimento. Io preferisco l’entusiasmo e la consapevolezza, perché ti fanno migliorare. E noi vogliamo migliorare. Possiamo progredire in tutto. Sono fiducioso: vedo la dedizione dei ragazzi. Il cammino non finisce mai. E sono convinto che il tipo di lavoro che stiamo facendo ci porterà ad avere continuità. Abbiamo scelto un processo di crescita e lo seguiremo senza farci influenzare da fattori esterni o addirittura divenirne schiavi».

Sulla partita odierna, in particolare: «Il Genoa sta tenendo un ritmo da Champions, i numeri dicono questo. E allora per noi rappresenta una nuova opportunità per migliorare. Dovremo fare ciò che abbiamo preparato, ma senza pensarci troppo, ancorandoci a ciò che vogliamo raggiungere a livello di identità di squadra». Senza pensarci troppo: testa libera, in due parole. E si sa quanto questa dote sia mancata ripetutamente al Torino in molte partite chiave, in questi ultimi 18 mesi. «Sarà difficile, il Genoa è tra le formazioni più in forma: ma noi dobbiamo avere il gusto di giocarcela. E provarlo, quel gusto». Psicologicamente, è un altro concetto fondamentale: testa libera e aggressione delle difficoltà con spirito positivo, sostenuto dalla fiducia e dalla consapevolezza del buon lavoro fatto.
Poi su Baselli, elemento fondamentale per l’innalzamento della qualità a centrocampo: «Il Torino ha bisogno di tutti. Baselli è pronto e lo si è visto da come è entrato nella ripresa per 3 partite consecutive, dopo un anno di stop». A meno di sorprese, sarà di nuovo una bella carta da giocare a ripresa in corso. Quindi, in generale, perché vale per tutti: «Un giocatore deve essere determinante nel tempo che gli è concesso. Per me è ininfluente che giochi dall’inizio o a match in corso: l’unica cosa importante è che determini. Ci saranno giocatori che disputeranno più gare rispetto ad altri. Ma non è importante quante partite giochi, bensì come le determini quando giochi.

E le partite sono fatte di momenti. Con la qualità che c’è in A, nessuno fa sconti. Per la voglia di raggiungere certi obiettivi, talvolta ci si lascia prendere dall’emozione e si perde l’equilibrio. Ma le partite non terminano mai. E allora bisogna concentrarsi bene su ciò che dobbiamo fare». Infine, negando voglie di rivalsa su chi nel Genoa decise di cambiare allenatore, nonostante Nicola avesse compiuto nella scorsa stagione un’impresa, subentrando e portando il Grifone alla salvezza: «In carriera ho sempre accettato sfide avvincenti e ciò mi ha permesso di andare avanti, raggiungendo ora un club importante come il Torino. A me importa soltanto vivere questa esperienza fino in fondo e trasmetterlo ai ragazzi», la risposta con stile. E convinzione. Che poi oggi una vittoria possa valere doppio, per lui: nessun dubbio, però pensando a quel percorso di crescita nel cuore di un cerchio magico. E quindi alle urgenze del Torino.

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