Myrta Merlino: ”Ho riscoperto l’utilità del mio lavoro: lo vivo come una missione”

Sogna di poter tornare presto a Pantelleria, Myrta Merlino. Un’isola magica dove, in passato, si è regalata le sue vacanze d’amore con il compagno, l’ex campione del mondo di calcio Marco lardelli. «E il luogo del mio cuore: libertà, mare, spazi aperti. Quando l’emergenza del coronavirus finirà, e se sarà possibile, spero di poter scappare li insieme a lui», racconta la conduttrice al timone, per la nona stagione, del talk L’aria che tira, trasmesso alle 11.00 su La7 da lunedì a venerdì.

«Sarò in onda fino a giugno. Oggi sento ancora di più la responsabilità di sostenere il pubblico. Da casa ci chiedono compagnia, calore, sorrisi: le persone non vogliono sentirsi sole», spiega la giornalista.

Avresti immaginato di ritrovarti in questo stato?

«No, è accaduto tutto all’improvviso e velocemente. Ho riscoperto l’utilità del mio lavoro: lo vivo come una missione, in cui l’informazione verificata e corretta è fondamentale. Per andare in onda mettiamo a rischio tutti i giorni la nostra sicurezza personale e, inevitabilmente, anche quella delle persone a noi care».

A proposito, come vivi questo periodo sul piano personale? Tu e Marco siete una famiglia allargata…

«Come tutti. Abitiamo vicinissimi a Roma, dove Marco ha deciso di rimanere per starmi accanto, mentre suo figlio vive a Milano, quindi anche lui è in difficoltà. Pur di vederci ci incontriamo in farmacia e al supermercato quando usciamo per lavoro. Certo, non è più come prima. Ma nelle difficoltà emerge il vero amore. Poi, la sera, mi ritrovo con i miei tre figli, tornati a casa dai rispettivi luoghi di studio, oltre ai cani Milka e Argo».

Che fate di sera?

«Abbiamo riscoperto le cene familiari: calme, serene, lunghe sì, ma senza l’ansia data dagli impegni sociali. Abbiamo tanto tempo per parlare e questo è molto positivo».

Hai festeggiato da poco i cinquantanni.

«Non farmici pensare: un compleanno da reclusa non l’avrei mai immaginato».

Appena si potrà viaggiare, dove ti piacerebbe andare?

«La prima cosa che farò sarà partire subito per andare ad abbracciare mio padre. Vive a Napoli, la mia città di origine.

È uno studioso e un uomo saggio, ma anche per lui è un’enorme punizione essere solo senza poter vedere figli e nipoti. Questo è il mio primo desiderio, insieme a quello di una fuga nella natura con Marco».

A proposito di riaperture, si parla molto di dare ulteriore spazio alle donne, che statisticamente sono quelle che si ammalano meno di Covid-19: che ne pensi?

«Ho parlato a lungo con la virologa Ilaria Capua riguardo a questo argomento. C’è la possibilità che le donne possano tornare alla normalità prima degli uomini e sarà certamente un’occasione di parità. Anche se un bambino toscano, Saverio, mi ha inviato la sua lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui chiedeva una cosa semplice: “Come farà la mia mamma a tornare al lavoro se le scuole saranno chiuse?”. Insomma, il rischio di scaricare sulle donne il peso di scelte politiche sbagliate c’è ed è fortissimo. Servono misure di conciliazione vita-lavoro straordinarie per consentire alle donne di partecipare alla ripresa. Per ora mi sembrano largamente insufficienti».

È vero che in questo periodo ricevi tante richieste di aiuto sulla e-mail che hai attivato?

«Sì, tantissime e da tutte le parti d’Italia. Dagli ospedali fino alle comunità montane, di cui si parla pochissimo. E poi mi scrivono tanti operatori economici in difficoltà: non solo grandi industrie ma anche piccoli tour operator, messi in ginocchio da una stagione turistica ormai compromessa, o i pescatori. Si tratta di un e- sperimento nuovo che mi ha travolto come un fiume in piena e mi ha fatto emozionare».

Da giornalista come immagini il dopo emergenza coronavirus per l’Italia e anche per il resto del mondo?

«Partirà una grande fase di ricostruzione e dipenderà da noi se ricostruiremo qualcosa di più bello e di più forte, se abbracceremo il boom economico, consapevoli dell’enorme compito che abbiamo. Negli anni ’50 le persone sono ripartite con gran voglia di fare, spinti dall’abnegazione, dalla povertà. Noi, al contrario, generazione ricca, dobbiamo saperci rimboccare le maniche e rimetterci in gioco. Sarà una grande sfida. E la domanda è: saremo in grado di assicurare la tenuta della nostra democrazia, tra divieti, restrizioni, distanziamento sociale e app per il controllo degli spostamenti? Io sono un’inguaribile ottimista e penso di sì».