Gianluca Vialli parla dopo 17 mesi dalla malattia e di chemioterapia

Dice di sentirsi fortunato perché non deve più disegnarsi le sopracciglia con la matita. Di vedersi bene allo specchio perché i peli, finalmente, stanno ricrescendo. Gianluca Vialli rivela in una toccante intervista a La Repubblica di essere arrivato a un punto di svolta nella sua lotta contro il tumore al pancreas. L’ex centravanti di Sampdoria, Juventus e Nazionale, attualmente team manager degli azzurri dell’amico Roberto Mancini, sta meglio.

A dicembre aveva concluso un percorso faticosissimo sia dal punto di vista fisico che psicologico: diciassette mesi di chemioterapia, un ciclo da otto e uno da nove. Ora i controlli dicono che tutto procede secondo le migliori aspettative. Vialli aveva già raccontato la sua malattia, e tutta la sua strepitosa carriera, nel libro Goals. 98 storie + 1, uscito per Mondadori a fine 2018, ma stavolta va oltre e pronuncia quelle parole che tutti aspettavano di sentire: «Ora sono felice, anche se lo dico sottovoce». Poi aggiunge di sentirsi «quasi fortunato rispetto a tanta gente». La gente che in questi tempi di coronavirus viene portata in ospedale, senza potere avere i propri familiari accanto, nemmeno per una visita, e poi muore sola, senza neanche un decente funerale.

Una riflessione emozionante, quella dell’ex campione, che arriva dal Regno Unito, precisamente da Londra, dove Vialli vive con la moglie Cathryn White-Cooper, ex modella diventata un’affermata arredatrice di interni, e le loro bambine, Olivia e Sofia. Una squadra tutta al femminile, che gli è sempre stata accanto e gli ha dato tutta la forza necessaria per giocare al meglio la partita più difficile, quella contro il cancro. All’inizio l’ex attaccante provava come un senso di vergogna per quel che gli era successo, quasi fosse colpa sua. Girava con un maglione sotto la camicia, per celare la magrezza impressionante, perché gli altri non si accorgessero di nulla.

Poi, invece, ha deciso di mettere in luce la sua storia, di raccontarla nero su bianco. «Vorrei che qualcuno mi guardasse e mi dicesse: “È anche per merito tuo se non ho mollato”», ha affermato quando gli è scattata quella molla. Gianluca era convinto fin dall’inizio del calvario che la forza di volontà, la voglia di combattere sarebbero state determinanti e durante le cure, sui post-it appesi al muro, si appuntava questa frase: “Noi siamo il prodotto dei nostri pensieri”. Pensieri che anche adesso, nel pieno dell’emergenza sanitaria, cerca di mantenere positivi. Legge molto, chiacchiera con gli amici e si allena a scrivere al computer utilizzando, cosa non semplice, tutte le dieci dita. Senza dimenticare di rivolgere mente e cuore a medici e infermieri, che considera persone dotate di incredibile forza fisica e psichica. Quella che ha dimostrato pure lui. Nella carriera sul campo. E nella vita.