Streaming Live Juventus – Ajax Gratis Come vedere Diretta Link TV No Rojadirecta

La iena. Quella striata, già che ci siamo: Hyaena hyaena. Un veloce predatore che cattura le sue prede utilizzando i denti piuttosto che gli artigli. Ha abitudini prevalentemente notturne.
La precisazione, a questo punto, è che non stiamo passando da Tuttosport a Superquark. La sostanza è che, nella circostanza, è il caso di accantonare la proverbiale zebra simbolo di juventinità e concentrarsi invece su un altro tipo di quadrupede. Più famelico e letale. E’ Allegri che lo chiede: «Contro l’Ajax dobbiamo essere delle iene».

Il tecnico bianconero non nasconde quanto un approccio aggressivo e cinico sia fondamentale se non si vuole rischiare di gettare al vento quanto di buono fatto la settimana scorsa alla Cruijff Arena, strappando un pari che può rappresentare un grande vantaggio a patto di non pensare che sia un grande vantaggioNel senso: l’importanza di aver segnato un gol in trasferta è indiscutibile, ma guai a farsi condizionare nell’approccio di partita, finendo per difendere e speculare. Così non si farebbe altro che agevolare le caratteristiche dell’Ajax, fare il gioco degli arrembanti giovani e sbarazzini olandesi.

Ecco perché Allegri la butta sull’agonismo, ricordando quasi il suo predecessore Antonio Conte che spesso e volentieri amava invocare vittorie da conquistare «con le unghie e con i denti».
Tradotto dalla metafora al calcio giocato, ecco i comandamenti del tecnico livornese: corsa, concentrazione, lucidità. «L’andata non conta, dobbiamo giocare per vincere. Dovremo avere rispetto dell’Ajax quando dovremo difendere ed essere più lucidi, rispetto all’andata, nel giocare il pallone. Ci aspetta una partita infinita, dovremo essere bravi nel leggere i momenti dell’incontro. Loro a Madrid hanno fatto meglio che in casa: forse perché dovevano recuperare, forse perché erano più spensierati.

Fatto ta che dobbiamo tenerne conto: per questo dico che dovremo essere aggressivi. Daremo un colpo noi e uno loro, avanti così. Anzi meglio: tre noi e uno loro… Bisogna creare i presupposti per passare sotto il punto di vista fisico, atletico e soprattutto tecnico». E ancora: «Bisognerà correre, cosa che aiuta sempre, e poi con la palla bisognerà far bene e senza palla bisognerà difendere altrettanto bene, tutti insieme. L’aspetto motivazionale è fondamentale, ma qui non serve l’allenatore che lo dice: un quarto di Champions League si prepara da solo, dal punto di vista motivazionale».

Per inciso, meno autonomamente un quarto di Champions si prepara dal punto di vista tattico: tanto che Allegri lascia aperta tutta una serie di opzioni in merito ai modi di ovviare all’assenza di Mario Mandzukic, oltre che di Giorgio Chiellini («Gioca Dybala, o Kean o nessuno dei due»).
Una serie di ragionamenti che non fanno una grinza. Del resto ormai il tecnico in Champions League si trova come in un habitat naturale. Come una iena nel Sahara. Certo, però, non disdegnerebbe condizioni climatiche favorevoli e dunque non manca di prodigarsi in un appello ai tifosi bianconeri: «Ci sarà bisogno anche di loro, tutti quelli dentro lo stadio dovranno spingere i ragazzi a fare qualcosa di memorabile».

Juventus – Ajax  Streaming, dove vedere la partita in tv

La partita Juventus – Ajax verrà trasmessa Martedi 16 Aprile in diretta e in esclusiva da Sky e nello specifico su Sky sport Serie A canale 102 Sky Sport 251. Tutti gli abbonati Sky potranno seguire la partita in streaming anche da dispositivi mobili come smartphone, pc, tablet e attraverso le piattaforme online Sky Go e Now TV. Molti sono i portali che danno la possibilità di assistere ad eventi sportivi in diretta streaming e sono davvero tanti. Esistono anche tanti siti che propongono eventi dal vivo, ma che non sono legali e danno anche nella stragrande maggioranza dei casi problemi e scarsa qualità video e audio. In genere questi siti vengono anche essere oscurati dalla Polizia informatica, proprio per la violazione del diritto di riproduzione. Esistono quindi dei portali legali che danno la possibilità di poter vedere le partite di calcio in streaming live, offrendo anche una qualità HD. Tra queste non possiamo non citare Sky Go e Premium Play che sono a pagamento, mentre altri sono gratuiti.

Rojadirecta Juventus – Ajax

ROJADIRECTA Juventus – Ajax – Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

Stanotte Cristiano Ronaldo giocherà per difendere il trono. La sua nobile casata, il Real Madrid, è stata sterminata negli ottavi di finale, proprio dai giovani guerrieri dell’Ajax che affronterà allo Stadium. Dei campioni in carica è rimasto solo lui, CR7, il Signore di 5 Champions e 5 Palloni d’oro, che oggi lotta per un altro esercito: la Juventus. Sette è il suo numero, 7 sono i regni in lotta per il Trono di spade, 7 le finali perse dalla Signora. I personaggi della serie televisiva più popolare del mondo, che in Italia ha appena avviato l’ottava e ultima stagione, ci aiutano a raccontare la vigilia di una sfida di fuoco.

LIVIDI E CANCELO «Al gioco del trono o si vince o si muore», ricorda Cersei Lannister. Si parte da qui: una partita di ritorno non ha domani e richiede o una concentrazione feroce. Farsi scippare una palla con leggerezza, come fece Cancelo ad Amsterdam, stavolta potrebbe essere fatale. Serve ricordare gli errori commessi anche a Madrid. Ha ragione Jon Snow: «Ogni livido è una lezione e ogni lezione ci rende migliori». Altro errore da evitare: confidare troppo nello 0-0 che pur vorrebbe dire semifinale. Meglio ripetersi ciò che Ramsay Bolton dice a Theon Greyjoy: «Se pensi possa esserci un lieto fine, non hai prestato abbastanza attenzione ». Convincersi che non sarà semplice come insinua il risultato d’andata. Cercare il gol. I ragazzi terribili dell’Ajax erano messi peggio negli ottavi quando, sconfitti 2-1 in casa, andarono a saccheggiare spettacolarmente il Bernabeu. Con il loro gioco allegro da oratorio proveranno a ripetersi nella citta di Don Bosco che insegnava: «Quando vedo i giovani impegnati nel gioco so che il demonio, per quanto faccia, non combinerà nulla». È così. Se il giovane Ajax prende campo, velocità e comincia a imporre il suo calcio da corsa, può eliminare anche il diavolo.

GIOCATTOLO ED EJONG La prima cosa da fare è togliere il giocattolo ai bambini bianchi e rossi per rattristarli. Pressarli già dalle parti di Onana, impedire la costruzione dal basso in cui sono maestri, limitare il possesso. Prometteva ieri Allegri: «Metteremo più pressione su De Jong». Ecco. Perché dalla grande prestazione del nipotino di Cruijff nacque il secondo tempo spavaldo dell’Ajax. Limitare la regia di De Jong, acciaccato, e i suoi strappi verticali sarebbe un ottimo primo passo per disinnescare la minaccia olandese. In questo senso, l’infortunio di Mandzukic pesa, perché il croato è l’attaccante bianconero più portato al pressing. Dybala, primo candidato alla sostituzione, ha altri denti. Si specchierà nel gioco allegro del baby-Ajax per ritrovare la Joya. Kean o Cancelo alto, le alternative. La Juve non dovrà chiudersi come al Wanda Metropolitano, perché l’Ajax ha soluzioni offensive più ricche e la tecnica raffinata per schiudere difese in scatola.

Se Tadic può svolgere il suo gioco da centroboa e Neres, Ziyech e Van de Beek possono girargli attorno con movimenti da pallamano, alla ricerca dell’imbucata, Rugani e Bonucci andranno in difficoltà. Il Real è stato «matato» in questo modo.

LA SPADA DI CR7 Ma, naturalmente, anche l’Ajax ha la sue paure. Una su tutte: Cristiano Ronaldo, il re del trono, l’uomo che ha segnato 125 gol in Champions, di cui 64 nelle gare a eliminazione diretta e 41 dai quarti di finale in su. Il sovrano assoluto dalla competizione che più si avvicina alla finale più si sente a suo agio. Tyrion Lannister ha un consiglio per il portoghese: «Rammenta sempre chi sei. Gli altri lo faranno. E di questa consapevolezza fanne un’armatura». Vero che i giovani dell’Ajax hanno saccheggiato il tempio del Bernabeu, ma è anche vero che a inizio partita il Real ebbe più di un’occasione per chiudere il conto della qualificazione. Anche l’Allianz Stadium, che è stato un fattore poderoso nella storia recente della Juve, può intimidire, come successo con l’Atletico Madrid, e ancora di più possono intimidire la storia e e il carisma di Ronaldo. Come ha detto ieri Allegri: «Cristiano ha una qualità straordinaria: quando inizia la partita, diventa un altro giocatore ». Il popolo juventino attende un’altra notte magica. Ma, come contro l’Atletico, dovrà essere l’impresa di una squadra e non di un uomo solo. Serviranno ancora gli strappi di Bernardeschi, le idee di Pjanic… «Quando la neve cade e il vento gelato soffia – ricorda Sansa Stark -, il lupo solitario muore e il branco sopravvive». L’Ajax di sicuro si muoverà in branco. La Juve non dovrà farsi sorprendere sparpagliata, in attesa che Ronaldo, il Signore sul trono, cali la sua spada.

Ibuttafuori all’ingresso hanno la faccia più cattiva del solito: niente ingressi omaggio, nel club non si entra se non si ha un curriculum di primo livello. Finora l’ammissione è stata garantita solo a Van Gaal, Lippi, Ferguson, Benitez, Del Bosque, Hitzfeld, Ancelotti, Guardiola, Simeone e Zidane, il meglio del meglio, gli allenatori che nella Champions moderna hanno raggiunto tre semifinali in cinque anni. Tutti, tranne Simeone, quella Champions l’hanno anche vinta e Massimiliano Allegri sa che per arrivare alla coppa bisogna passare da lì. Lui negli anni dispari in semifinale è arrivato e ha anche esultato: avanti col Real Madrid nel 2015, avanti col Monaco nel 2017. Doppia finale. Se stasera eliminasse l’Ajax, sarebbe per la terza volta su cinque tra le prime quattro: sembra uno scioglilingua, sarebbe l’ennesima prova del suo ingresso nel gotha degli allenatori.

RITMO, RITMO, RITMO Massimiliano Allegri a 24 ore da Juve- Ajax ha detto una frase particolare, la più estrema della conferenza: «Sarà una partita infinita». Questo colpisce: non lunga, infinita. Sa che Ten Hag con il pressing dilaterà il tempo e ci saranno frazioni di 5-10 minuti in cui l’Ajax andrà a tutta, renderà difficile anche solo giocare il pallone e sì, attaccherà. Attaccherà moltiplicando gli uomini, portandone quattro, cinque, sei in una sola zona del campo, un po’ come all’andata, quando Ziyech e Neres, formalmente le due ali, finivano per giocare sulla stessa fascia. «Sì, la partita non finirà mai – dice Max –. All’80’ sarà aperta e ci sarà bisogno di tutti, anche di chi va in panchina, anche dei tifosi. Dobbiamo fare una bella prestazione dal punto di vista atletico e soprattutto tecnico». Anche da qui si capisce che la Juve sonnolenta di Ferrara era in letargo: stava recuperando energie. Ritorna Allegri: «Bisognerà essere bravi a capire i momenti, bravi quando aggrediamo e bravi quando facciamo fase difensiva. Dovremo fare tre colpi noi, uno loro. Bisogna avere tutti i giocatori sani… e chi giocherà dovrà essere una iena. Bisogna correre». Sembra un manifesto futurista, parla di intensità, lotta palla su palla, alti ritmi. L’IDEA Il resto diventa questione di singoli e Allegri chiarisce: «Chiellini viene in ritiro, ma va al tavolo dei dirigenti a mangiare, e Douglas Costa non ci sarà dal primo minuto. Dopo Amsterdam ha avuto un problema al polpaccio e non è nelle migliori condizioni. Speriamo che nella rifinitura mi dia garanzie per una mezz’ora». Il grande dubbio quindi è in attacco – al posto di Mandzukic giocherà Dybala, Kean oppure… De Sciglio, con lo spostamento di Cancelo – e sembra una prova del destino. Allegri, l’allenatore famoso per i colpi di genio, non può andare in semifinale scegliendo la soluzione più semplice. Niente Mandzukic, niente Chiellini, dovrà improvvisare: per far spostare i buttafuori non serve la forza, serve un’idea.

Il professore se la cava bene anche come motivatore. Per conferma, chiedere a Paulo Dybala, che in questi giorni vissuti in altalena ha trovato conforto nelle lunghe chiacchierate con Andrea Barzagli. Barza, come lo chiama affettuosamente il 10 bianconero, è il compagno che più gli è stato vicino, e a giudicare dal volto finalmente sorridente dell’argentino, ha saputo toccare le corde giuste. La metamorfosi è avvenuta in poche ore e potrebbe aver convinto Massimiliano Allegri a restituire a Dybala quella casacca da titolare che in Champions gli ha dato per l’ultima volta il 20 febbraio a Madrid, nella sciagurata andata degli ottavi con l’Atletico.

MARIO, GINOCCHIO K.O. «Mandzukic non è convocato perché ha un problema al ginocchio – ha annunciato il tecnico -. Se lo trascina dalla partita con il Milan, non è riuscito ad allenarsi bene, oggi ha provato e si è fermato. In queste partite devono essere tutti sani e andare in campo come delle iene. La sua assenza però non mi sconvolge, perché c’erano molte probabilità che Mario restasse fuori. Può giocare Dybala dall’inizio oppure Kean, o magari nessuno dei due. Douglas Costa no perché non è nelle migliori condizioni (polpaccio, ndr), speriamo mi dia garanzie almeno per mezz’ora. Comunque in mattinata deciderò la formazione. Ho un’idea, ma nella notte potrei cambiarla».

VIGILIA DA PUGILE L’idea (non l’unica) che ieri Max ha provato in allenamento, dopo aver invitato i giornalisti a lasciare la Continassa («Su, andate – ha scherzato alla fine del quarto d’ora aperto alla stampa -, sennò non posso provare la tattica ») è Paulo falso nove nel tridente, con Cristiano a sinistra e Bernardeschi a destra. Allegri deve aver visto un cambiamento negli occhi di Dybala, non più spenti come a Ferrara, da agnellino timido e inoffensivo, ma aggressivi, come quelli di un leone che aspetta il momento giusto per lasciare senza scampo la preda. Il tecnico vuole solo iene in campo e Dybala ha recepito al volo l’indicazione: ieri è entrato in campo per la rifinitura mimando una scazzottata con Barzagli. Forse era un messaggio per Allegri, un modo per fargli capire che è pronto per mettersi i guantoni e combattere sul ring, prendendo in prestito la faccia feroce del connazionale Carlos Monzon, uno dei più grandi pugili di sempre. La lezione privata di Barzagli riguardava principalmente questo aspetto: Dybala negli ultimi giorni aveva smesso di lottare, Andrea, che per una questione di ruolo, è più uomo da spada che di fioretto, lo ha preso da parte per fargli capire che non era quello l’atteggiamento giusto.

DOPPIA RESPONSABILITÀ Se giocherà stasera, Paulo lo farà da capitano: «La fascia toccherà a Dybala se sarà titolare – ha chiarito Allegri -, altrimenti a Bonucci». E’ lui il più alto in grado dopo Chiellini, Barzagli, Khedira e Mandzukic, e nessuno dei quattro è previsto nell’undici iniziale. La fascia è un onore ma anche una responsabilità, come la maglia numero 10. Dybala ha vissuto una serata magica in Champions due anni fa, quando nell’andata dei quarti di finale rubò la scena a Messi schiantando il Barcellona con una doppietta. Paulo ha bisogno di una notte simile.

KEAN E GLI ALTRI La concorrenza però non è banale: a insidiargli il posto c’è prima di tutto Kean, che ha fatto 6 gol in campionato, 5 dei quali nell’ultimo mese e mezzo. L’altra ipotesi è un 4-4-2 con Bernardeschi accanto a Cristiano, Cancelo esterno destro e De Sciglio a coprirgli le spalle. Dybala però è carico ed è convinto di giocare: stamattina, nell’ultima sgambata, avrà l’ultima occasione per convincere Allegri.

L’atmosfera allo stadio non si discute: sarà bellissima. Fuori, attenzione. Un gruppo di tifosi dell’Ajax, addirittura 54, saranno espulsi per motivi di ordine pubblico in queste ore. Il primo episodio, nella mattinata di ieri, con cinque ultrà fermati al casello di Settimo Torinese: la Polizia nel loro minivan ha trovato guanti rinforzati con sabbia, paradenti e altri oggetti da guerriglia da stadio. Il Daspo, ma non l’arresto, è stato sostanzialmente immediato. «Grazie alla Polizia – ha detto Il ministro dell’Interno Matteo Salvini -. Nessuno può permettersi di venire in Italia per creare disordini. I nostri stadi e le nostre città sono chiuse per i violenti!».

IL PRECEDENTE Tutto ovviamente va ricondotto alle tensioni dell’andata, quando la polizia olandese e i tifosi dell’Ajax si sono scontrati per diversi minuti, con cariche, poliziotti a cavallo e lancio di oggetti. Per le strade di Amsterdam sono stati fermati 120 tifosi juventini ma allo stadio gli italiani non sono stati coinvolti nella violenza. La speranza è che stasera vada meglio. Il clima in città ieri non era ancora da grande partita. A Torino sono attesi 2.380 tifosi olandesi e in centro se ne sono visti alcuni, con bandierine biancorosse.

IL RECORD Il mondo guarderà da vicino. La Juve ha accreditato giornalisti da Spagna, Germania, Gran Bretagna, Francia, Polonia, Giappone, Cina, Austria, Belgio, Norvegia, Svizzera, Svezia, Danimarca, Corea del Sud, Qatar, più qualche rappresentanza da Africa e Sudamerica. La Juve punta al maxi incasso, magari in grado di battere il record di Juve-Atletico: 5,5 milioni, hospitality compresa. Allegri spera ci sia lo stesso rumore di un mese fa: anche in conferenza, come per il 12 marzo, ha chiesto allo Stadium di spingere la Juve. Ascoltato: contro Simeone, lo stadio giocò una grande partita, come Cristiano e Bernardeschi.

Nel calcio possono bastare 90 minuti per modificare l’opinione di milioni di persone. Una settimana fa, quando la lista dei partenti per l’Olanda certificò il forfeit di Giorgio Chiellini nella gara d’andata contro l’Ajax, i tifosi bianconeri riversarono la loro disperazione sui social. Ieri, l’assenza di capitan Chiello prima nella rifinitura e poi nella lista dei convocati («Verrà in ritiro ha detto Massimiliano Allegri ma andrà a mangiare al tavolo dei dirigenti ») non ha generato la stessa disperazione, perché tutti hanno ancora negli occhi l’ottima prestazione di Daniele Rugani a casa degli olandesi.

L’UOMO DEL PRESENTE Rugani ha santificato l’ottava presenza in Champions League (con un gol, segnato alla Dinamo Zagabria) con una serata da veterano. Anticipi e attenzione ai massimi livelli, ad Amsterdam è stato uno dei migliori. Accanto a Leonardo Bonucci, che in Coppa ha giocato giusto qualche volta in più di lui (57 gettoni), ha tenuto testa agli olandesini terribili. Un biondo in mezzo ai biondi, che ha lasciato a Torino l’innata timidezza per staccarsi di dosso l’etichetta di eterna promessa. In questi anni di lui si è sempre detto: «Sarà il futuro della Signora ». Una frase che non gli è mai piaciuta. A 24 anni è pronto a prendersi il presente e sa che una sola partita non basta per entrare nell’Olimpo bianconero. Quando hai davanti il top dei difensori italiani, l’unica possibilità che ti resta per farti notare è essere pronti quando serve. Daniele l’ha fatto già una volta, ora però vuole portare a termine il lavoro.

BIGLIETTO PER IL PARADISO Bucare la gara di ritorno vanificherebbe tutto il bene fatto all’andata. Rugani ha imparato alla Juventus che la partita più importante è sempre quella che deve ancora arrivare. Per questo ha stretto i denti, nonostante il brutto livido sulla coscia (residuo della battaglia olandese) e i «dolori fin sopra le orecchie» (copyright di Allegri) che hanno spinto il tecnico a risparmiarlo nell’ultima di campionato contro la Spal. Subito dopo il pari dell’andata, su Instagram ha chiesto ai tifosi «uno stadio infernale per avvicinarci al paradiso ». La pacatezza nei modi e la faccia gentile non devono ingannare: Rugani è pronto a trasformarsi in un diavolo biondo per impedire all’Ajax di segnare all’Allianz Stadium. Stavolta infatti la difesa può essere più importante dell’attacco, perché chiudere la gara senza subire, anche senza fare gol, significherebbe prenotare il volo per la semifinale.

Erik non è freddo: è timido. Lo dicono quelli di Amsterdam e aggiungono che parla poco e usa parole forbite perché non è uno di città. Per quelli di Amsterdam tutti quelli che sono nati fuori dalle mura sono più o meno gente di campagna e all’inizio anche Erik ten Hag, una carriera passata per la maggior parte al Twente, veniva guardato un po’ così. Non tanto per il modo di parlare, ma per via della preziosa ortodossia, del catalogo calcistico imposto da Cruijff che Ten Hag non interpretava alla lettera. In Olanda, e in particolar modo all’Ajax, il calcio difesa e contropiede viene considerato quasi un insulto. Ten Hag ci ha messo un po’ a capirlo, poi ha spiccato il volo con questo Ajax fatto di ragazzi ma anche di un protagonista trentenne: Dusan Tadic. Ieri all’arrivo a Torino l’Ajax ha mandato in tilt i suoi tifosi scrivendo sull’account di Twitter che erano i primi passi dell’attaccante in Italia, forse non gli ultimi. Apriti cielo: un indizio di mercato? Probabilmente no, ma che tanti si siano accorti di Tadic è vero e i pretendenti non mancano. Paradosso Ajax: la squadra dei giovani ha fatto passi avanti in Europa grazie a un senior. E che senior.

CAMBIO DI ROTTA C’è tanto Ten Hag in questo Ajax, ma anche tanto Tadic: è stato proprio il serbo a contribuire alla svolta Champions parlando con l’allenatore dopo il pareggio con il Bayern. Ten Hag faceva un po’ il sergente di ferro e i ragazzi di Amsterdam chiedevano più morbidezza. Volevano essere responsabilizzati, non teleguidati. Ci fu un lungo colloquio per prendere le giuste misure e i risultati si sono visti: il tecnico che sembrava destinato a essere esonerato a ogni risultato negativo ha cambiato rotta, perfezionando un gioco d’attacco che ha stupito l’Europa. Ha ridato orgoglio a un club che mancava dalla fase a eliminazione diretta della Champions League da 13 anni e che con Peter Bosz aveva raggiunto la finale di Europa League, ma era stato dominato dal Manchester United di Mourinho. Proprio nell’estate 2017, per la stagione successiva, Marc Overmars ha chiamato ad Amsterdam Ten Hag. Lo aveva voluto al Go Ahead Eagles e lo ha voluto all’Ajax. Overmars, uomo scelto con altri grandi ex da Cruijff per riorganizzare il club, è influente e a giudicare dai risultati anche molto bravo a giudicare gli allenatori: al secondo anno di regno di Ten Hag, l’Ajax sgomita in Europa. «Come ci sentiamo fra questi giganti? All’inizio non avremmo mai pensato di poter stare qui, ma abbiamo dimostrato di poterlo fare bene», ha detto Ten Hag. «E quindi sì, se voletemetterla così diciamo che ci sentiamo un po’ giganti anche noi».

FORMAZIONE PEP Le ragioni non mancano: l’Ajax ha eliminato i campioni del Real, ma aveva anche tenuto la testa alta contro il Bayern, club nel quale Ten Hag ha lavorato ai tempi di Guardiola. Guidava la squadra B, ma si sa che tutti quelli che avvicinano il Pep passano poi per essere un po’ suoi allievi. È una specie di contaminazione positiva, un carisma contagioso. Però Ten Hag sa bene che cosa piace sentir dire agli olandesi di Amsterdam. «Insegnamenti di Guardiola che possano essermi utili per il match? Nella filosofia dell’Ajax c’è l’Ajax e un modo di fare calcio che Guardiola ha ricevuto da Cruijff a Barcellona». Ritorno alle origini compiuto insomma. Il giovane Ajax di questi giorni è nuovo, ma si sente parte del club più esclusivo. Noblesse oblige, però per restare in corsa c’è una partita da giocare e una semifinale in questi tempi forse varrebbe quanto le finali degli anni 90. «Sentiamo di poter fare qualcosa di buono. Rimanere nel torneo dopo l’inverno è già stato fantastico e lo è ancora di più essere qui, ma non ci accontentiamo ». Un cittadino di Amsterdam, anche acquisito, non si accontenta mai e segue le orme dei padri. «Marcare a uomo Cristiano Ronaldo? Non marchiamo mai a uomo nessuno». Chissà come sarà venuto in mente al cronista di fare una domanda del genere.

TORINO. Dalle iene ai giganti, in questo gioco di metafore che a quanto pare accomuna Massimiliano Allegri ed Erik ten Hag. Il tecnico dell’Ajax non si nasconde e quando gli si fa notare che la sua creatura, partita come un Davide contro i Golia, si sta dimostrando ampiamente all’altezza della situazione in Champions, ammette: «All’inizio della stagione non pensavo che saremmo stati in grado di reggere il confronto con certe big, ma gradualmente il nostro gioco è cresciuto e si è evoluto, così ora posso dire che siamo diventati dei giganti anche noi. Lo dicono i risultati». E ancora: «I bianconeri sono favoriti, questa è la verità. Tuttavia noi siamo venuti a Torino per superare un altro limite: anche la scorsa settimana abbiamo fatto bene e abbiamo fatto vedere che se giochiamo come sappiamo, allora siamo in grado di segnare, di dare filo da torcere a chiunque. Ho grande fiducia nella squadra: è un gruppo composto da giovani calciatori che però giochiamo da adulti».

Aspetto, quest’ultimo, che torna utile anche gestire alcune situazioni potenzialmente spinose. A Ten Hag viene chiesto se il fatto che De Ligt sia nel mirino della Juventus possa essere più uno svantaggio o uno svantaggio, cioé se la cosa possa finire per creare pressioni al difensore oppure esaltarlo: «Nessuna pressione, Matthijs è giovane ma ha già grande esperienza: non sentirà pressioni e non penserà ad altro che non sia il bene dell’Ajax. Quanto al suo futuro, beh, non so dirvi nulla. Sinceramente non so dove giocherà l’anno prossimo».
A proposito di De Jong, invece, già si sa che l’anno prossimo giocherà nel Barcellona. Ma non si sa se giocherà questa sera: fastidio al bicipite femorale. «Decideremo inseme all’ultimo, saranno importanti le sue sensazioni. Lui ora è positivo e ottimista, ma non dobbiamo neppure correre rischi».

Quel che è certo, a prescindere dai nomi dei titolari, è che nessuno avrà il compito specifico di marcare Ronaldo: «Non metteremo un uomo fisso su di lui, non lo facciamo mai e non lo faremo neanche questa volta». Una battuta, infine, sul “guardiolismo”: «Come mi torneranno utili gli insegnamenti di Guardiola (Ten Hag è stato suo allievo al Bayern, in quanto tecnico della seconda squadra; ndr)? Beh, diciamo che l’Ajax gioca da Ajax, ma in un certo senso è un cerchio che si chiude perché Guardiola ha imparato da Cruyff, ovvero dallAjax». Ma il bello è che poi l’olandese spiazza tutti citando un altro grande esempio di tecnico: «Il mio preferito è sempre stato Trapattoni, un maestro».

Dicono che quando si avvicinano le partite di Champions League, Cristiano Ronaldo si trasformi, diventando più sereno, concentrato e anche un po’ più allegro, quasi che quella competizione lo faccia sentire più a suo agio di qualsiasi altra. Soprattutto quando si arriva alla fase finale, con le eliminazioni dirette: ecco il momento di CR7 che ha segnato 64 gol, dei suoi 126 in Champions, proprio dagli ottavi di finale in poi. E così ieri pomeriggio i compagni lo hanno visto più sorridente e gasato, respirare a pieni polmoni l’aria elettrica della vigilia, dispensando alla squadra tutta la sua tranquillità. L’effetto Ronaldo è anche questo: non è solo l’uomo in grado di risolvere da solo, o quasi, una sfida di coppa, ma anche quello che si carica la pressione del gruppo sulle sue spalle, allegerendo quelle di chi soffre di più queste situazioni. Per Cristiano si tratta della condizione naturale, forse anche quella più stimolante per chi lavora ogni minuti di ogni giorno per diventare il più grande di tutti i tempi. E non lo puoi certo diventare evitando partite difficili come quella di questa sera.

Con Chiellini fuori e Mandzukic ko all’ultimo momento, il punto di riferimento caratteriale della squadra sarà più che mai lui. E se MassimilianoAllegri non ha mostrato particolare ansia nell’annunciare la defezione del suo totem croato è anche perché per descrivere la sensazione di chi ha Cristiano Ronaldo in squadra, bisogna scippare una meravigliosa metafora di GianniAgnelli, dedicata a MichelPlatini: «Averlo in squadra è come avere una carta di credito sempre a portata di mano». E c’è da credere che il plafond dell’Avvocato fosse piuttosto alto. E così Allegri, questa sera più che mai, si giocherà la sua CR7 platinum in quella che definisce «una partita lunghissima».

Per Cristiano è iniziata ieri sera. Alle undici era già a nanna, secondo il suo imprescindibile rito prepartita che prevede un lungo riposo prima delle gare più importanti. Problemi a prendere sonno non ne ha mai avuti e dorme sempre sereno anche prima delle finali di Champions League. La sveglia era fissata tra le 7 e le 8 di questa mattina: l’ideale, per i suoi bioritmi, è dormire tra le otto e le nove ore. Appena sveglio, Cristiano inizia subito a lavorare con una breve seduta di addominali che svolge direttamente in camera sua al fianco del suo letto prima ancora di scendere per la colazione con il resto della squadra.

Da quel punto la sua giornata continua insieme alla squadra, il che significa viaggio in pullman allo Stadium a metà mattina per una rifinitura sul terreno dove si giocherà questa sera, rientro in albergo, pranzo, riposino, merenda (che lui cura in modo particolare, ingerendo zuccheri semplici e molte proteine. Mentre la cena precedente e il pranzo sono più vari, con molti carboidrati). Poi, dopo la riunione tecnica, iniziano i riti personali di CR7, che appena arrivato allo stadio si dedica allo stretching, di solito isolato rispetto al gruppo, poi c’è la vestizione, che per lui segue sempre un ordine particolare che si conclude con le scarpe, allacciate le quali, si piazza davanti a uno specchio fissandosi.

Lo fa da sempre e Wayne Rooney, suo fraterno amico ai tempi del Manchester, ne era rimasto particolarmente colpito al punto da raccontare: «Si guarda allo specchio e si carica in questo modo. Sembra parli a se stesso, si dà le raccomandazioni prima della partita. Non c’è nessuno più genuinamente sicuro di se stesso come lui, ma è un esempio in questo. E’ micidiale la concentrazione che raggiunge in ogni partita». A quel punto, dopo essersi guardato, scende in campo con gli altri per il riscaldamento. Nel frattempo è passata molta musica nelle sue orecchie, ma non è tipo da playlist studiata, al Real si accontentava di quelle fabbricate da Ramos o Marcelo, alla Juventus si adegua ai dj bianconeri. L’importante è entrate in campo con il piede destro, una delle scaramanzie alle quali non rinuncia (le altre, però, non le ha mai rivelate). Al resto ci pensa l’inno della Champions League, che lo accende e lo mette in modalità fenomeno. E’ la sua coppa, la sua casa.

Come una settimana fa, all’appello della vigilia di Massimiliano Allegri manca Giorgio Chiellini. Il pronostico da tripla («Quando rientra Giorgio? 1X2» disse il tecnico prima dell’andata) è stato confermato dai giorni successivi: tante speranze ma alla fine è stata rinuncia. Il capitano della Juventus non è ancora riuscito a recuperare dalla botta che aveva incassato in casa del Cagliari e che gli ha procurati fastidiosi problemi al polpaccio. Inutile rischiare, anche quando si tratta di partite importantissime come il ritorno dei quarti di Champions League. L’1-1 dell’andata in casa dell’Ajax concede alla Juventus di avere a disposizione due risultati su tre, a patto di non incassare gol. Per questo Allegri può non convocare Chiellini, per permettergli di recuperare e di tornare più avanti quando (così si spera in casa bianconera) ci sarà da disputare l’eventuale semifinale della competizione e l’espero centrale tornerà utilissimo.

Come alla Cruijff ArenA, toccherà a Daniele Rugani andare a occupare il posto libero in mezzo alla difesa. Nella conferenza stampa dell’andata, Allegri era stato categorico: «Se si fa male un centrale, tocca a un altro centrale. Quindi a Daniele». Ed era scoccata l’ora di Rugani, che aveva affrontato la partita contro l’Ajax (anche) come un esame personale. Un esame ampiamente superato, con una prestazione andata a cancellare i dubbi emersi sul suo conto, soprattutto da parte dei tifosi. Contro una squadra scesa in campo a trazione anteriore, il centrale aveva offerto una prova fatta di acume tattico e di fisicità. Nessun timore reverenziale nei contrasti, eccellente senso della posizione per intercettare i fraseggi progressivi verso l’area della squadra di Erik ten Hag, distrazioni ridotte al minimo sindacale. Una serata che aveva riconsegnato Rugani all’attenzione generale, regalandogli in un secondo tempo un recupero fisico così complicato da non poter essere utilizzato il sabato successivo a Ferrara («Perché non c’è Rugani? Perché era tutto un dolore dopo l’Ajax», la risposta di Allegri in proposito).
Stasera nessun dubbio sulla presenza in campo di Rugani, pronto a fare coppia con Leonardo Bonucci: lui sulla zona centrale di sinistra, il compagno su quella di destra. Un duo che si è rivelato affiatato ad Amsterdam, tremando il giusto di fronte alle offensive avversarie e, tolte un paio di occasioni (clamorosa quella fallita da Donny van de Beek), obbligando l’Ajax a girare lontano dall’area e a cercare con maggiore frequenza le soluzioni dalla distanza, pagando a caro prezzo solamente l’errore commesso da Joao Cancelo trenta secondi appena dopo l’inizio del secondo tempo. I due centrali hanno dato certezze a una difesa con due terzini portati maggiormente a spingere che a difendere, con fatiche assortite più da parte del portoghese che di Alex Sandro. Un tema che dovrà ripetersi questa sera contro un’avversaria che dovrà cercare di segnare (per vincere o andare avanti con un pareggio dal 2-2 in su), e quindi ripetere una prestazione se non uguale, almeno simile a quella proposta in casa del Real Madrid. La Juventus ha ben presente la lezione di quel 4-1, nato dalla presunzione degli spagnoli (Sergio Ramos squalificato, dopo aver preso apposta all’andata il giallo per far scattare la diffida) e dalle difficoltà di una difesa resa meno sicura dalle distrazioni di Raphael Varane. Sa che ai talenti di Ten Hag non dovrà essere concesso il minimo varco per aprirsi una strada verso Wojciech Szczesny. Rugani, ma non solo lui, è pronto.

Mi sento bene, finalmente sono riuscito ad allenarmi. Sì, sono pronto». La caviglia distorta (contro il Milan) è un ricordo che si perde nel buio di una vigilia tranquilla, priva di ansie. E che non cancella la bontà di una stagione fin qui disputata su livelli eccellenti. Emre Can torna in sella alla Juventus nel momento clou, nella notte che può spalancare orizzonti particolarmente goduriosi. La Champions corre – si va verso le semifinali – ma il tedesco scatta. E per chi fa della fisicità una delle armi più apprezzate è una buonissima notizia. Rientra, l’ex Liverpool, nell’istante in cui il polpaccio di Sami Khedira non è garanzia di un recupero al 100%. E anche se la versione di Rodrigo Bentancur alla Johan Cruijff Arena ha riscosso consensi, oggi contro i nomadi olandesi c’è bisogno di muscoli: Can, in questo senso, non teme rivali.
Ma il ritorno del corazziere significa anche altro. Vuol dire che stasera, intanto, l’Ajax va rispedito a casa senza pietà. Le semifinali, quindi, nel mirino, e poi il Wanda di Madrid come traguardo da tagliare, finalmente. Can sa bene che quest’anno si lavora per alzare il trofeo sfuggente. Vedere gli altri sbaciucchiarla ha provocato, da queste parti, fin troppi bruciori per quasi 23 anni. «Sì, quando sono arrivato ho subito capito che la Juventus vuole vincere questa Coppa. So che è qualcosa di molto importante per la nostra gente, per la squadra. L’anno scorso ci sono andati vicini. Di sicuro quest’anno vogliamo andare in finale e vincerla, stavolta». Un obiettivo che personalmente il tedesco sente suo, perché lui l’estate scorsa s’è vestito di bianconero da vicecampione d’Europa quale è ancora. E la Champions conquistata nel 2013 con il Bayern (nella finale vinta sul Borussia Dortmund anche grazie a un gol di Mario Mandzukic), da riserva, non la sente pienamente sua. «C’è grande rispetto dell’Ajax – prosegue – non paura. Perché sono sicuro che saremo noi a condurre la partita, a fare il nostro gioco. Vogliamo assolutamente vincere». Ad Amsterdam il 25enne fu obbligato al forfait, oggi la mattonella della mezz’ala sarà di nuovo di sua proprietà. Anche se lui ammette di non sapere dove giocherà. Interno o centrale in una difesa a tre? La prima ipotesi è la più gettonata.
Altra storia: nessuno, probabilmente, se lo augura, ma il pareggio con gol (1-1) dell’andata non esclude l’eventualità di una partita che vada oltre l’ora e mezza. Emre Can non si spaventa: per com’è venuto su, tra Monaco di Baviera e i fumi di Liverpool, non lo farebbe mai. Ma c’è un motivo più a spingerlo al di là dei limiti umani: il tedesco è un rigorista designato, nel caso la sfida dovesse risolversi dal dischetto. Come nel ‘96, a proposito di buoni auspici. «Ieri forse sono stato l’unico ad allenarmi per tirare i rigori – ha detto -. Con il resto della squadra non l’ho ancora fatto». Succederà questa mattina nel corso della rifinitura. Il resto del racconto di Emre Can è un florilegio delle qualità dell’Ajax («Giocano bene, fanno molto pressing») e delle risposte che la Juventus dovrà dare per confermare di essere se non la favorita numero uno, di sicuro tra le candidate più forti. Pressioni da respingere? Nessuna, a sentire il centrocampista: «Noi dovremo adottare esattamente lo stesso atteggiamento visto contro l’Atletico Madrid – spiega, in inglese – e non giocheremo per lo 0-0. Non ci accontenteremo, anzi faremo di tutto per segnare». Massimiliano Allegri, al suo fianco, sogghigna. Sa bene, l’allenatore dei (quasi) cinque scudetti consecutivi, che con Emre Can in campo la differenza – come recitava uno spot di calzature in voga negli Anni 90 – si vede, si sente, si tocca. «E’ un allenatore fantastico, lo dimostrano i risultati che ha ottenuto anno dopo anno. Ha vinto scudetti, ha raggiunto la finale di Champions. Lo rispetto tanto». Una sviolinata mai così vera.

Un uomo importante in meno, ma una soluzione di gioco in più. Senza l’infortunato Mandzukic, Allegri potrà puntare ancora di più su quell’attacco della profondità che a Amsterdam non sempre era stato perfetto. Gli olandesi (immagine 3) attaccano in tanti e in uno spazio stretto, però spesso si trovano a difendere in pochi e in tanti metri (immagine 1). E a campo aperto anche i difensori migliori del mondo vanno in difficoltà con Cristiano Ronaldo, Bernardeschi o Douglas Costa, che come all’andata Allegri conta di recuperare per “spaccare” la partita nell’ultima mezzora.
Dybala, Kean e Cancelo – i tre indiziati a occupare la casella lasciata vuota da Mandzukic – hanno caratteristiche diverse. I principi di gioco della Juve saranno, però, simili: sfruttare gli spazi tra le linee, gli aggiramenti e sorprendere l’Ajax con gli “attacchi preventivi”. Già, quando Pjanic e compagni conquisteranno palla avranno pochi secondi per giocarla visto il pressing dell’Ajax (immagine 4) e gli attaccanti dovrano essere abili a smarcarsi in anticipo e con grande tempismo per offrire soluzioni al portatore di palla. Con Dybala “falso 9” la Juve guadagnerà tecnica, qualità e un uomo in più da sfruttare in costruzione per uscire dal primo pressing degli olandesi, ma anche un giocatore velenoso tra le linee (come Bernardeschi, immagine 2) e bravo a azionare le ripartenze dei compagni.
Kean ha movimenti opposti alla Joya: attacca la porta dritto per dritto. Ecco perché con l’azzurro in campo, toccherà a Bernardeschi un maggior lavoro di raccordo per armare Kean, Ronaldo e tutti gli altri contropiedisti bianconeri. Cancelo avanzato, con De Sciglio alle sue spalle, sarebbe una via di mezzo: la tecnica del portoghese migliorerebbe il palleggio (e quindi l’uscita dalla pressione) e le sue percussioni potrebbero essere letali per aprire l’Ajax.
Se i biancorossi avranno più meno lo stesso atteggiamento di Amsterdam – anche se col passare dei minuti sarà costretta a concedere maggiori spazi – i bianconeri dovranno essere più lucidi per giocare meglio tecnicamente in fase di costruzione e da questo punto di vista sarà decisiva la crescita di Pjanic. In più la Juve avrà anche Emre Can in mezzo al campo: un’arma importante nei duelli, per rompere il pressing dell’Ajax e per spingersi in avanti sfruttando i suoi strappi prepotenti. Di uguale al match della scorsa settimana ci sarà, invece, la necessità della Juventus di capire i vari momenti alternando due fasi: una di pressing alto per non farsi schiacciare dall’Ajax; e una nella quale dovrà difendersi a ridosso della metà campo, facendo densità.
Si scrive Cristiano Ronaldo, potrebbe leggersi Matthijs De Ligt. Stasera il gigante difensivo dell’Ajax, vent’anni da compiere ma un atteggiamento da veterano e la fascia di capitano dei lancieri sul braccio, scenderà in campo per la prima volta all’Allianz Stadium nel match di ritorno dei quarti di finale di Champions League: lo stesso stadio che, in casa Juve, sperano possa diventare la “casa” del centrale olandese anche per le prossime stagioni. Non è certamente un segreto, infatti, che De Ligt sia in cima alla lista dei desideri della società bianconera per il reparto difensivo, che a fine stagione perderà un pilastro importante come Andrea Barzagli, e dovrà per forza di cose adottare un ricambio generazionale nelle prossime sessioni di mercato. Altrettanto vero è che la Juve veda nel difensore dell’Ajax, possente fisicamente ma anche bravo nell’anticipare le situazioni di gioco e a impostare (sa destreggiarsi bene con entrambi i piedi), un giocatore già pronto per giocare la Champions a alti livelli. Due elementi importanti da aggiungere agli altri riscontri positivi sul campioncino olandese, che spingerebbero dritti verso un matrimonio del classe 1999 con i bianconeri: di mezzo, però, si è messo il Barcellona, al momento in vantaggio rispetto alla stessa Juve e al Manchester United nella corsa al difensore. Blaugrana che intriga (e non poco) De Ligt, orientato a cedere alla corte dei catalani.
Tutto, quindi, sembra perduto. O forse no. I bianconeri vorranno giocarsi le ultime carte per strappare il giocatore alla concorrenza, e stasera potranno contare su un alleato per la prossima sessione estiva di mercato: parliamo dell’Allianz Stadium, che ancora una volta registrerà l’esaurito e che già in passato è venuto in soccorso della Juve per questioni di mercato. Era il 3 aprile dello scorso anno, gara di andata dei quarti di finale di Champions, Juventus contro Real Madrid: la rovesciata di CR7 che lasciò di sasso Gigi Buffon, la standing ovation di tutto lo Stadium, l’asso portoghese che gradì e non dimenticò. E che poco più di tre mesi dopo decise di vestirsi di bianconero. La trattativa, è vero, nacque qualche mese prima, orchestrata alla perfezione dall’agente del giocatore Jorge Mendes. La sportività dei tifosi juventini, e gli applausi, ebbero comunque un peso non indifferente nel gradimento dell’asso portoghese.
De Ligt, fra l’altro, è già stato a Torino nel dicembre scorso per ritirare alle Ogr il Golden Boy assegnatogli da Tuttosport e riservato al miglior under 21 che milita nei campionati europei. Stasera, a Torino, sarà in campo, avversario di una Juve che penserà al presente e alla qualificazione in semifinale. Per il futuro, invece, è già pronto l’”effetto Stadium”.