Flat tax, previsto un calo delle tasse da mille fino 15mila euro

Partite Iva. Con la flat tax il risparmio potrebbe andare da un migliaio fino a quasi 15mila euro con l’ampliamento del regime forfettario. Il tutto ovviamente a seconda delle professioni e del reddito. Secondo le simulazioni della Confederazione nazionale dell’artigianato, la flat tax al 15% (fino a 65mila euro di redditi, e al 20% fino a 100mila) porterebbe più vantaggi ai professionisti, che risparmierebbero tra i 2.241 e i 12.638 euro, seguiti dagli edili (tra 2.051 e 14.925 euro). L’attuale regime forfettario, in vigore dal 2016, prevede l’applicazione di un’aliquota del 15% (del 5% per i primi cinque anni di attività) in sostituzione della tassazione IRPEF, IVA ed IRAP, su un reddito determinato applicando delle percentuali di redditività sui ricavi generati. Il regime prevede, inoltre, l’esonero da quasi tutti gli adempimenti fiscali compreso lo spesometro, gli indici sintetici di affidabilità (prima studi di settore) e la fatturazione elettronica in vigore dal prossimo primo gennaio 2019.

Flat tax, uno su tre è sotto la soglia: regime forfettario, vantaggi e svantaggi

Stando a quanto dicono le stime effettuate e contenute nel Rapporto 2018 della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica, ed elaborati dall’Adnkronos, lo scaglione che dichiara fino a 15.000 euro l’anno, pari a 17,6 milioni di contribuenti, paga un’imposta media del 5,2% mentre lo scaglione successivo, tra 15.000 e 28.000 euro, versa il 14,4%. Tutto merito degli sconti fiscali, per che queste due fasce ammontano a 67,2 miliardi di euro, su un totale di 107,4 miliardi tra detrazioni e deduzioni.

Tutto merito degli sconti fiscali, per che queste due fasce ammontano a 67,2 miliardi di euro, su un totale di 107,4 miliardi tra detrazioni e deduzioni. I dati sono contenuti nel rapporto 2018 della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica, ed elaborati dall’Adnkronos.

Le aliquote legali, per i primi due scaglioni, sarebbero rispettivamente del 23% e del 27%. Nel dossier la magistratura contabile osserva che l’introduizione di un’aliquota unica ”potrebbe ridurre il grado di progressività del sistema, così come provocare una perdita di gettito complessivo. Questi sono dunque gli impatti di cui occorre avere corretta misurazione nel discutere le proposte di flat tax”.

Per lo scaglione tra 28.000 e 55.000 euro, che comprende 6,2 milioni di contribuenti, l’aliquota media effettiva è pari al 21,4% (38% quella legale); mentre per quello successivo (tra 55.000 e 75.000 euro) l’imposta sale al 27,4% (41% quella legale). Infine per l’ultimo scaglione, quello che supera i 75.000 euro, il prelievo arriva al 33,2% (43% quella legale). Le ultime due fasce insieme comprendono 1,8 milioni di contribuenti, equamente divisi.

In totale i soggetti dichiaranti sono 40,1 milioni, per un reddito complessivo di 844,6 miliardi di euro. Il primo scaglione (fino a 15.000 euro) dichiara un reddito pari a 127,6 miliardi e i contribuenti ricompresi hanno potuto godere di deduzioni per 7,3 miliardi e detrazioni di 20,1 miliardi, per un totale di 27,4 miliardi di euro (pari al 25,5% degli sconti fiscali). Gli appartenenti al secondo scaglione (tra 15.000 e 28.000 euro) hanno dichiarato un reddito pari a 311 miliardi. Hanno ottenuto sconti in deduzioni pari a 12,7 miliardi più altri 27,1 miliardi di detrazioni, per un totale di 39,8 miliardi, che ammontano al 37,1% dei 107,4 miliardi di agevolazioni fiscali.

La terza fascia (tra 28.000 e 55.000 euro) ha dichiarato un reddito di 229,6 miliardi di euro e ha ottenuto 13,5 miliardi di deduzioni a cui si sommano 10,4 miliardi di detrazioni, per un totale di 23,9 miliardi che corrispondono al 22,2% degli sconti totali. Ci sono poi 900.000 contribuenti che appartengono al quarto scaglione (tra 55.000 e 75.000 euro) che hanno dichiarato 55 miliardi e hanno ottenuto 4,4 miliardi in deduzioni e 1,1 miliardi in detrazioni, per un totale di 5,5 miliardi, pari al 5,1% del totale. Infine l’ultimo gruppo, composto da 900.000 contribuenti che hanno dichiarato 121,5 miliardi e hanno ottenuto 9,3 miliardi di deduzioni e 1,6 miliardi di detrazioni, per un totale di 10,9 miliardi (10,1% delle agevolazioni).

Per i giovani fino a 35 anni e per gli over 55 il regime agevolato consisterà in una flat tax del 5%, aliquota di tassazione sostitutiva Irpef oggi prevista per le start up nei primi anni di attività.

Novità in termini di flat Tax e nonostante ancora ci si trovi in piena estate, è arrivata la nuova proposta avanzata direttamente dal ministro Matteo Salvini, che sta facendo parecchio discutere. Si tratterebbe di una novità che soltanto ipoteticamente, Almeno per il momento, comporterebbe un restringimento della platea nonché una modifica delle regole. Sul tema flat Tax il ministro Salvini non sembra essere disposto a fare dei passi indietro tuttavia, è piuttosto convinto di apportare delle novità che riguarderebbero il regime forfettario che prevede un aumento di quelli che sono gli attuali limiti di ricavi, oppure dei compensi per i titolari di partita IVA al 15% fino ad un massimo di €100000. In Italia fino ad oggi tutti sono stati alla ricerca disperata del posto fisso, di cui tanto ha parlato Checco Zalone nel suo film.

Il posto fisso Sicuramente è una garanzia per chi è alla ricerca di permessi, buste paghe saldate con regolarità, ferie pagate, tutti i vantaggi di cui spesso coloro che hanno una partita IVA non possono godere, ma almeno fino ad oggi Perché nel caso in cui dovesse arrivare l’aliquota al 15% fino a €100000, Quasi quasi sarebbe ideale licenziarsi. Si parlerebbe Dunque di mini flat tax per gli autonomi ed è sostanzialmente questa la proposta di legge del ministro Salvini che è stata già depositata e che potrebbe rendere molto più conveniente, ovviamente dal punto di vista fiscale, lavorare con una partita IVA con un regime forfettario e fino a €100000 rispetto al contratto da lavoratore dipendente.

Fino ad oggi il sistema forfettario prevedeva un’aliquota fitta al 15% e in alcuni casi anche al 5%, per coloro che avviano una attività, ma con un fatturato Massimo che non deve superare i 30.000 euro. Adesso però l’innalzamento della soglia potrebbe in qualche modo Aumentare la potenza competitiva del regime fiscale agevolato per gli autonomi. Questo potrebbe essere davvero considerato un problema. La proposta di legge della Lega che dovrebbe di fatto sostituire l’IRPEF e l’irap è stata depositata lo scorso giovedì sostenuta dal ministro Salvini e firmata anche dai 5 stelle.

L’aliquota passerebbe al 15% per le imprese fino a €100000 di ricavi all’anno, mentre prima il tetto era fissato a 30.000 euro, mentre sarebbe del 5% per Le startup e le persone che hanno meno di 35 anni. È stata definita una misura piuttosto Popolare che potrebbe andare bene soprattutto alle settentrione, Tuttavia il rischio sarebbe soltanto uno ovvero quello di generare la corsa trasformare i contratti di lavoro dipendenti in rapporti autonomi. Infatti molti datori di lavoro potrebbero cominciare a premere sui propri dipendenti per licenziarli e impiegarli poi con partita IVA.

In Italia, alcuni partiti politici (Lega, Forza Italia, Energie per l’Italia) hanno proposto l’introduzione di una flat tax. Inoltre una proposta molto dettagliata è stata avanzata dal think-tank Istituto Bruno Leoni (IBL), che l’ha affiancata a una profonda revisione del sistema di sostegno sociale per i meno abbienti . Quali sono i vantaggi di una flat tax? Il grande pregio della flat tax è quello di rendere il sistema fiscale più semplice e trasparente, riducendone i costi di adempimento. Inoltre l’aliquota di tassazione verrebbe normalmente fissata a un livello tale da ridurre la pressione fiscale, il che potrebbe avere vantaggi aumentando l’efficienza del sistema economico e riducendo l’incentivo all’evasione. Consideriamo separatamente questi aspetti. a) Semplificazione Questo è un vantaggio molto importante, soprattutto per un paese come l’Italia dove il sistema di tassazione è molto complesso.

Occorre però capire che in paesi come il nostro la complessità della tassazione sui redditi non deriva tanto dall’esistenza di diverse aliquote, ma dalla complessità della base imponibile delle imposte sul reddito. Quest’ultima riflette una pletora di agevolazioni varie (spese fiscali o tax expenditures) che si sono accumulate nel tempo senza seguire un disegno complessivo e che creano distorsioni e disuguaglianze di trattamento tra diversi soggetti di imposta. Il sistema della tassazione sui redditi potrebbe quindi anche essere semplificato mantenendo aliquote diverse per diversi scaglioni di reddito. Ciò detto, l’introduzione di una flat tax potrebbe fungere da catalizzatore per la semplificazione fiscale, finora rivelatasi impossibile nel contesto del sistema attuale.

La complessità delle imposte sui consumi (l’IVA) deriva invece spesso dall’applicazione di diverse aliquote a prodotti diversi, il che genera spesso confusione sull’aliquota da applicare (sulla base di definizioni vaghe delle merceologie di prodotti). In questo caso, quindi, l’unificazione delle aliquote costituirebbe un importante elemento di  semplificazione, anche dal punto amministrativo. Le aliquote agevolate (o più elevate di quella standard) sono solitamente giustificate dalla necessità di introdurre un elemento di progressività nella tassazione indiretta, ma comportano un sussidio per gli acquisti di certi prodotti anche dai consumatori abbienti. Meglio sarebbe unificare le aliquote e compensare chi ha reddito più basso con trasferimenti diretti.

Tuttavia, le proposte di flat tax avanzate in Italia non sono estese all’IVA, tranne quella dell’IBL, che tuttavia mantiene le aliquote agevolate più basse. b) Effetti sulla crescita economica I promotori della flat tax sostengono che questa aiuti la crescita economica in due modi: primo, il minor livello di tassazione renderebbe il sistema economico più efficiente perché ridurrebbe le distorsioni causate dalla tassazione; secondo, la semplificazione del sistema ridurrebbe il costo degli adempimenti burocratici. È difficile quantificare gli effetti della flat tax sulla crescita reale. Pochi studi sono stati condotti a riguardo e i paesi che la hanno adottata sono poco similari al nostro; questi hanno effettivamente registrato un elevato tasso di crescita dopo l’introduzione della flat tax, ma è difficile provare empiricamente la correlazione tra maggiore crescita e nuovo sistema di tassazione.

È anche difficile estendere i possibili risultati, relativi ad economie in transizione, a paesi come l’Italia. Una questione connessa è se una maggiore crescita possa derivare attraverso un terzo canale, ossia la riduzione del grado di progressività del sistema di tassazione. Tale riduzione potrebbe indurre un aumento delle ore lavorate da parte dei lavoratori più qualificati (ad alta produttività quindi) che beneficerebbero maggiormente ella riduzione delle aliquote marginali e della progressività del sistema. Tuttavia, come conclude un recente lavoro del Fondo Monetario Internazionale: “Non esiste una forte evidenza empirica che mostri che la progressività è dannosa alla crescita…l’evidenza empirica riguardo il legame diretto tra progressività della tassazione e crescita è mista…la maggioranza delle specificazioni [negli studi empirici] non riporta effetti della progressività sulla crescita…Questo risultato non elimina la possibilità di un impatto negativo sulla crescita di sistemi di tassazione estremamente progressivi, come le aliquote di quasi il 100 per cento in Svezia o nel Regno Unito negli anni ’70, ma suggerisce che non ci siano prove chiare che i livelli di progressività visti finora nei paesi OECD siano stati dannosi alla crescita in maniera dimostrabile.”3 Detto questo, è possibile che la flat tax porti ad una maggiore crescita partendo da un sistema di tassazione complesso e inefficiente, ma l’incertezza sugli effetti relativi consiglia prudenza, evitando di pensare che la flat tax possa essere “autofinanziata” dai proventi della maggiore crescita.

Che cos’è la flat tax: maxi taglio fiscale per i ricchi, rischio beffa per i poveri La scheda. Le caratteristiche della “tassa piatta” che si prepara ad entrare nel programma di governo gialloverde e che costa almeno 50 miliardi.

Chi avvantaggia e perché 252 Che cos’è? Nel gergo anglofilo della politica economica e delle tasse viene chiamata flat tax, significa tassa piatta, ma anche con la traduzione in mano non si capisce. “Piatta”, ma perché? L’aggettivo viene dal linguaggio degli economisti che parlano riferendosi ad un grafico con una curva dove sono rappresentati il reddito (ascisse) e il peso delle tasse (ordinate). Se la curva cresce al crescere del reddito, si parla di tasse progressive, se invece resta ferma al cres cese del reddito appare piatta e dunque le tasse sono meramente proporzionali.

Detto questo dobbiamo spiegare che cosa sono le tasse progressive e quelle proporzionali. Il principio di progressività non è così intuitivo, perché prevede che chi guadagna di più paghi più che proporzionalmente, mentre nel sentire comune il termine “proporzionale” già sembra sinonimo di equità. Invece quando si parla di soldi non è così perché, come diceva Einaudi (un grande economista che è stano anche presidente della Repubblica) le stesse dieci lire non hanno lo stesso valore per il povero che ci compra la minestra e per il ricco che ci compra la poltrona al teatro, dunque il ricco può pagare di più. Quello che diceva Einaudi è talmente vero che la nostra Costituzione all’articolo 51 impone che che le tasse siano ispirate al principio di progressività.

La flat tax è stata mai applicata? Il 19 novembre del 2004 il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di ritorno da una visita ufficiale nella giovane democrazia della Repubblica slovacca, dove aveva esaltato le ricette dell’economista, consigliere di Reagan, Arthur Laffer, rilanciò l’idea della flat tax che del rasto, fin dal programma del 2001 era stato uno dei suoi cavalli di battaglia. E’ vero che molti paesi dell’Est hanno adottato l’aliquota unica ma bisogna considerare che quei paesi, usciti dai regimi non di mercato, non avevano un sistema fiscale sviluppato, quindi la certezza di una aliquota al 15 o 16 per cento era giù un successo.

E gli americani? Anche i falchi americani delle tasse non hanno mai avuto vita facile. Milton Friedman consigliò la flat tax a Reagan che tuttavia non la adottò e nel 1986 si limitò a tagliare l’aliquota massima con il celebre Tax Reform Act. Più tardi, lo specialista Alvin Rabushka, tentò di dare consigli a George W. Bush: ma persino George junior si limitò a limare l’aliquota più alta in vigore negli Usa di circa 5 punti portandola al 35 per cento e rifiutò di introdurre l’aliquota unica proposta dal miliardario Steve Forbes (che per questo lo attaccò duramente). Obama la riportò all’attuale 39,6 nel 2013. L’esercizio del taglio delle tasse non è facile. Da qualsiasi sponda dell’Atlantico si cerchi di attuarlo. Ora veniamo all’Italia. La flat tax contenuta nel programma gialloverde è un grosso cambiamento rispetto all’attuale sistema.

I puristi possono dire che non si tratta di una vera e propria flat tax, perché non ha una sola aliquota ma ne ha due, ma se si guarda la curva della progressività (vedi sopra) ci si accorge che il risultato della “quasi flat tax” non cambia molto: invece di una linea retta c’è un piccolo scalino. Come funziona? Le due aliquote sono del 15 e del 20 per cento, invece delle cinque attuali. Sui redditi fino ad 80 mila euro lordi si pagherà il 15 per cento e sulla parte che eccede gli 80 mila euro si pagherà il 20 per cento. Per attenuare la rozzezza delle due aliquote e dare un po’ di progressività anche il progetto di flat tax gialloverde introduce delle deduzioni per i familiari (3.000 euro per ciascun familiare a carico) che diminuiscono fino ad azzerarsi al crescere del reddito oltre gli 80 mila euro.

La novità fondamentale da tenere presente che la nuova flat tax, almeno nei progetti, si propone come familiare, cioè l’aliquota si calcola sulla somma del reddito dei coniugi, creando delle differenze con le coppie monoreddito tutte da valutare. Chi ci guadagna e chi ci perde? Il risultato della flat tax, secondo l’economista Massimo Baldini dell’Università di Modena, che ha scritto un dettagliato articolo sulla voce.info, si verificherà un gigantesco trasferimento di ricchezza a favore dei più abbienti: così come è congegnata la riforma ci guadagneranno solo i redditi alti e i poveri resteranno a guardare. La palazzina a cinque piani. Immaginiamo che i contribuenti italiani abitino un palazzo a cinque piani: al primo i più modesti, nell’attico i più benestanti.

Ebbene al primo piano c’è il nucleo che si affaccerà alla finestra con un po’ di irritazione ma anche con qualche brivido: solo grazie ad una pesante clausola di salvaguardia, in base alla quale non si può essere penalizzati, con un costo complessivo stimato in 8 miliardi, potrà pagare le stesse tasse che pagava prima. Senza clausola, con il puro calcolo del nuovo sistema, questa famiglia media, dove i due partner lavorano e portano a casa 15 mila euro di reddito lordo ciascuno, sarebbe costretta a sborsare 2490 euro in più. Il paracadute? Il rischio che i poveri debbano pagare più di oggi è così concreto, tanto che il progetto prevede un paracadute. Infatti la nuova deduzione sull’imponibile di 3.000 euro non compensa la prevista cancellazione delle due detrazioni da lavoro dipendente che spettano oggi ai due coniugi e l’azzeramento delle detrazioni per i due figli: infatti oggi la famiglia del primo piano paga tranquillamente solo 210 euro di Irpef. Necessaria dunque la «salvaguardia»: ma come funzionerà? E chi garantisce che il fisco non si presenti con un conto diverso e che il contribuente sia chiamato a dimostrare quanto pagava l’anno prima di Irpef? I piani bassi Anche al secondo piano, dove insieme al primo si affolla l’80 per cento delle famiglie italiane, cioè il grosso del ceto medio basso della Penisola, non c’è da stare allegri. Due coniugi che guadagnano 25 mila euro annui lordi ciascuno, dunque con un reddito familiare di 50 mila euro, rientrano nell’aliquota del 15 per cento. Con le deduzioni abbattono l’imponibile e alla fine risparmiano, rispetto ad oggi, 469 euro, con un guadagno sull’attuale reddito netto familiare di appena l’1 per cento. I piani alti Quando si arriva con l’ascensore fiscale al terzo piano della palazzina si comincia a scorgere qualche sorriso. Lì i due partner che guadagnano 40 mila euro ciascuno, e dunque hanno un imponibile familiare di 80 mila euro, pagheranno il 15 per cento ma risparmieranno 8.744 euro d’imposta e il loro reddito familiare aumenterà del 15 per cento. Al quarto piano, dove entrano 110 mila euro si stappano bottiglie di pregio: 15.866 euro di tasse in meno, pari al 21 per cento di aumento del reddito. Al quinto piano non si stappa perché magari è meglio non farsi sentire dai vicini: in casa entrano già 300 mila euro e il taglio delle tasse sarà, con il progetto gialloverde, quasi del 40 per cento. Euro più, euro meno, in casa ne arriveranno quasi 68 mila in più. I costi E’ l’aspetto più dolente, anche per i patiti della flat tax: ci vogliono 50 miliardi.

Effetti sull’evasione fiscale Si sostiene spesso che aliquote di tassazione più basse riducono l’incentivo a evadere in quanto a tasse minori corrisponde un minor vantaggio dall’evasione (data l’avversione al rischio). In realtà se la multa nel caso si sia scoperti è proporzionale alle tasse che si sarebbe dovuto pagare (come è attualmente in Italia), una riduzione di imposta implica una multa minore, che a sua volta potrebbe incoraggiare una maggiore evasione per via della penale inferiore. In casi più complessi e realistici, l’effetto del livello di tassazione sul grado di evasione è ambiguo. Poche ricerche empiriche sono state condotte sugli effetti della flat tax sull’adempimento del dovere fiscale. I risultati disponibili non giungono a chiare conclusioni, tranne che per la Russia dove il grado di adempimento sembrerebbe sia aumentato5 . In ogni caso, non è chiaro se questo aumento di compliance possa essere legato a un cambiamento comportamentale oppure se sia stato piuttosto causato da altri sviluppi, quali l’aumento nelle procedure di controllo. In conclusione, non è da escludere che una riduzione nel livello della tassazione media e marginale che accompagnerebbe l’introduzione di una flat tax possa portare a una minore evasione, ma non è un effetto su cui si possa contare ex ante, compreso per individuare possibili coperture per il finanziamento dei costi fiscali della flat tax. Considerando invece altre possibili determinanti dell’evasione, un ruolo fondamentale viene giocato dalla possibilità in sé di evadere : la percentuale di reddito evaso è significativamente maggiore se il contribuente dichiara autonomamente il proprio reddito; nel caso di lavoratore dipendente invece, per il quale una terza parte ne riporta il reddito, il tasso di evasione è molto più basso. Questo comportamento suggerisce che, se tutti i contribuenti fossero indipendenti nelle loro dichiarazioni, il rischio di evasione crescerebbe notevolmente, semplicemente perché la possibilità di farlo aumenterebbe. La proposta della Lega, che contempla questa ipotesi, auspica una riduzione dell’evasione grazie all’abbassamento della aliquota e alla semplificazione del sistema, senza tenere però conto dell’effetto che l’abolizione di sostituto di imposta e ritenuta d’acconto potrebbe avere sul reddito dichiarato.

L’esperienza russa è quella più interessante. La riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, entrata in vigore nel 2001, comportò il passaggio da tre scaglioni di aliquote (12, 20 e 30 per cento, con una aliquota media al 14 per cento) ad una unica al 13 per cento, insieme ad un ampliamento della no-tax area. Nello stesso anno e nei due anni seguenti, le entrare corrispondenti aumentarono al netto dell’inflazione rispettivamente del 26, 21 e del 12 per cento a fronte di aumenti del Pil che, seppure molto elevati, erano notevolmente inferiori (5,0, 4,7 e 7,3 per cento). Conseguentemente, il rapporto tra tale gettito e il Pil è aumentato a partire dal 2001, crescendo di un punto percentuale tra 2000 e 2003. Bisogna però considerare che la riforma comprendeva anche un deciso allargamento della base imponibile, riducendo deduzioni ed esenzioni10 . Quanto al Pil, non è chiaro in che misura la sua forte dinamica sia stata influenzata dalla flat tax. Probabilmente, l’aumento del prezzo degli idrocarburi ebbe un effetto rilevante (il prezzo del petrolio raddoppiò tra il 1998 e il 2002).

Esperienze successive, in area europea, hanno coinvolto tra gli altri la Bulgaria. In questo paese il gettito è rimasto sostanzialmente invariato: si è passati da un sistema progressivo a tre scaglioni (20, 22 e 24 per cento) con no-tax area ad un sistema di flat tax al 10% nel 2008 (e nel 2007 già la stessa aliquota era stata applicata ai redditi da capitale), eliminando le precedenti agevolazioni fiscali ed introducendo alcune deduzioni molto puntuali e limitate. Il gettito da imposta personale sui redditi è diminuito in percentuale di Pil tra 2007 e 200811 , per poi mantenersi sufficientemente stabile nel tempo; la percentuale è comunque piuttosto bassa: i valori si aggirano intorno al 3 per cento(mentre in Italia il valore degli ultimi anni è stato circa dell’11%). Il gettito totale è invece calato tra 2007 e 2011, per poi cominciare a risalire.

Effetto sulla progressività Una flat tax comporterebbe una riduzione della progressività del sistema di tassazione, anche se una valutazione complessiva dell’effetto della riforma dovrebbe essere valutato anche tenendo conto delle possibili riforme che verrebbero prese sul lato della spesa (nella proposta dell’IBL, per esempio, l’intero sistema di welfare andrebbe rivisto). Valutare le implicazioni di specifiche proposte sul grado di progressività del sistema richiede quindi un’analisi dettagliata delle proposte. Detto questo, l’introduzione di una flat tax spesso comporta uno spostamento della distribuzione del reddito verso i decili più bassi e più alti della distribuzione del reddito (i più “poveri” e i più “ricchi”), a discapito della classe media che non beneficia della diminuzione delle aliquote (più o meno l’aliquota marginale della classe media è simile alla flat tax) e beneficia meno della no-tax area (che beneficia i più poveri).

È comunque utile notare due punti. Primo, che anche una flat tax comporta un elemento di progressività se esiste una no-tax area, cioè una esenzione dal pagamento della tassa per la prima parte del reddito: in tal caso, il livello di tassazione media aumenta infatti al crescere del reddito (vedi figura 3). Secondo, come notato sopra, entro i livelli di progressività attualmente esistenti nei paesi OCSE, non è chiaro che una maggiore progressività comporti disincentivi tali da danneggiare l’economia. Conseguentemente, la scelta sul grado di progressività dovrebbe riflettere essenzialmente motivazioni politiche più economiche.

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Le tasse sono l’argomento dell’inchiesta principale di questa sera. Parleremo di flat
tax, tassa piatta. Il nome è allettante anche perché propone di abbassare le tasse a
40 milioni di persone. È stato il cavallo di battaglia durante la campagna elettorale di
Forza Italia e Lega che propongono di abbassare l’Irpef. Oggi in base al reddito ci sono
5 aliquote: la più bassa è del 23%, la più alta del 43%. L’ideologo della flat per la
Lega, il senatore Armando Siri propone la tassa fissa del 15%. Forza Italia, del 23%, il
centro studi Bruno Leoni del 25%. Se venisse applicata la flat tax si stima che
verrebbe meno un gettito fiscale che va dai 50 ai 90 miliardi di euro. Come li coprono?
Attraverso, loro dicono, la serrata lotta all’evasione fiscale al sommerso e con tagli alla
spesa pubblica. Perché la logica è che se io risparmio sulle tasse, il mio denaro lo
metto in circolo e investo nuovamente. Questo da una parte e dall’altra però se ho
bisogno di un servizio, lo pago e non godo più di sconti fiscali. Il nostro Paolo Mondani
è andato in giro per il mondo in quegli stati dove i governi l’hanno applicata, e
calcolatrice alla mano, ha visto una volta spenti gli spot elettorali, chi ci guadagna e
chi perde. Ma prima, è passato dal nord est, che negli anni, si è trasformata la nostra
tigre asiatica in un micio.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Mitico Nord Est addio, qui non si fanno più miracoli. Anche se l’anno scorso è sempre il
Veneto a guidare la ripresina italiana. Bepi Covre, leghista eretico, ex sindaco di
Oderzo, produce maniglie che esporta in tutto il mondo. 200 dipendenti, 47 milioni di
fatturato.
BEPI COVRE – PROPRIETARIO EUREKA – GORGO AL MONTICANO (TV)
Chi guadagna un miliardo, e non ho nessuna invidia, però non può pagare come uno
che prende 60 mila euro all’anno. Non c’è equità.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Detto questo, uno pensa che Bepi Covre sia contro la flat tax, e invece.
PAOLO MONDANI
Il suo partito, o meglio…
BEPI COVRE – PROPRIETARIO EUREKA – GORGO AL MONTICANO (TV)
Ex partito.
PAOLO MONDANI
Il suo ex partito, la Lega dice al 15%, Berlusconi al 23, l’Istituto Bruno Leoni al 25.
Insomma si parla di flat tax.
BEPI COVRE – PROPRIETARIO EUREKA – GORGO AL MONTICANO (TV)
Secondo me il 15% è una follia in questo stato di cose con il debito che abbiamo,
casomai si potrà arrivare al 15% fra x anni, io mi accontenterei anche tra il 23 e il 25.
PAOLO MONDANI
Pur con il 23 o 25% chi sta ragionando, chi l’ha proposto si rende conto che la coperta
è cortissima.
BEPI COVRE – PROPRIETARIO EUREKA – GORGO AL MONTICANO (TV)
Bisogna ridurre il debito. Bisogna assolutamente ridurre il debito…
PAOLO MONDANI
Sì, ma come?
BEPI COVRE – PROPRIETARIO EUREKA – GORGO AL MONTICANO (TV)
Tagliando, ma veramente tagliando. Della Spending Review non si è più sentito
parlare.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Partiamo dai dati generali. Il debito pubblico è di 2279 miliardi di euro, il 131% sul Pil.
L’evasione fiscale stimata è di 108 miliardi annui. La pressione fiscale nel nostro
Paese, secondo l’Ocse è del 42,9%. Secondo gli imprenditori è molto più alta. L’IRPEF
è 182,6 miliardi ed è l’imposta più importante e riguarda 40 milioni di contribuenti. Le
aliquote IRPEF attualmente in vigore sono cinque: il 23, 27, 38, 41 e il 43%.
PAOLO MONDANI
Nel 1980 avevamo 32 aliquote …
VINCENZO VISCO – ECONOMISTA – MINISTRO DELLE FINANZE DAL 1996 AL
2000
32 aliquote: la più bassa al 10%, la più alta al 72. Ma tutti gli altri paesi ce le avevano
così. Negli Stati Uniti se non ricordo male avevano la aliquota massima all’85%…
PAOLO MONDANI
All’85.
VINCENZO VISCO – ECONOMISTA – MINISTRO DELLE FINANZE DAL 1996 AL
2000
E c’era un solo contribuente nelle statistiche, che risultava classificato lì dentro, ed era
non a caso David Rockefeller. Le aliquote sulla imposta sulle imprese erano tra il 40 e
il 50%. Mentre adesso tutti fanno a gara ad abbassarle.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
La Costituzione italiana, all’articolo 53, prevede che il sistema tributario sia informato
a criteri di progressività. La flat tax, in italiano tassa piatta, è un sistema fiscale non
progressivo basato su un’aliquota unica. Forza Italia e Lega, in campagna elettorale
hanno presentato le loro flat tax. Anche l’Istituto Bruno Leoni propone una aliquota
unica al 25%, ma comprende un minimo vitale per le famiglie in difficoltà, costo:
LEONZIO RIZZO – DOCENTE SCIENZA DELLE FINANZE – UNIVERSITA’
FERRARA
Costa circa 90 miliardi.
PAOLO MONDANI
E come la coprono?
LEONZIO RIZZO – DOCENTE SCIENZA DELLE FINANZE – UNIVERSITA’
FERRARA
Viene coperta per 60 miliardi con tagli di trasferimenti, deduzioni e detrazioni che
scomparirebbero tutte, e per circa 30 miliardi con la Spending Review.
PAOLO MONDANI
Quindi tagliano sostanzialmente pensioni, se non capisco male.
LEONZIO RIZZO – DOCENTE SCIENZA DELLE FINANZE UNIVERSITA’ FERRARA
Tagliano per esempio le pensioni per l’invalidità civile, tagliano gli assegni familiari e
altri assegni relativi al welfare attualmente in vigore.
PAOLO MONDANI
Questa riforma, a naso, taglia le tasse a chi ha di più. La sua idea è che dando più
reddito ai più ricchi ne venga un bene anche a chi ha meno?
NICOLA ROSSI – ECONOMISTA ISTITUTO BRUNO LEONI
Noi viviamo in quello che chiamerei uno stato di pigrizia mentale per cui pensiamo che
la progressività bisogna farla solo attraverso il fisco. Io penso che dobbiamo
cominciare a fare progressività attraverso la spesa.
PAOLO MONDANI
Vuol essere più concreto su questo versante?
NICOLA ROSSI – ECONOMISTA ISTITUTO BRUNO LEONI
Prendiamo appunto una famiglia che ha un reddito cospicuo, alla quale certamente
con la flat tax ridurremo le imposte, non ci sono dubbi. A quella stessa famiglia
chiederemmo di dare un contributo per il servizio sanitario nazionale, chiederemmo di
pagare i costi dell’istruzione universitaria.
PAOLO MONDANI
Dice Nicola Rossi che con la flat tax recupererà gettito tagliando la spesa pubblica,
cioè facendo pagare l’università e la sanità ai ricchi per intero.
MARCELLO MINENNA – ECONOMISTA – LONDON SCHOOL OF ECONOMICS
Ma guardi io francamente ho difficoltà a credere che i ricchi vadano negli ospedali
pubblici e nell’università pubblica. Mi aspetto che mandino i figli a Londra, a New York,
a Stanford, ad Harward. E che quando si devono operare vanno in una bella clinica
privata magari neanche in Italia, in Svizzera. A parte che la storia dice che la flat tax è
sempre andata a deficit ma se poi queste stime sono sbagliate e si finisce a deficit,
dato che i vincoli europei non ce lo consentiranno, secondo lei chi dovrà pagare
questo errore di stima: i ricchi?
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Forza Italia propone una flat tax con aliquota al 23%, la Lega al 15%.
Costo complessivo delle due Flat: 50 miliardi quella di Forza Italia, 63 miliardi quella
della Lega. Entrambe pensano di arrivare a copertura tramite tagli alle spese e un
auspicato rientro dall’evasione.
PAOLO MONDANI
E’ veramente dura fondare tutto quanto su una previsione non crede?
ARMANDO SIRI – SENATORE LEGA
Ma guardi io ultimamente sento solo previsioni negative. Se tu non hai un po’ di
speranza nel domani, se non hai un po’ di forza nell’intravedere il domani in modo
positivo e cosa fai ti arrendi?

Sì, ma voglio dire con la speranza ci facciamo poco. Mi dica qualcosa di più…
ARMANDO SIRI – SENATORE LEGA
No ma guardi la speranza, l’immaginazione, i sogni e l’ottimismo sono alla base di
tutta la crescita evolutiva dell’uomo. Se lei non immagina le cose, le cose non
avvengono.
PAOLO MONDANI
In estremissima sintesi, possiamo dire che il recupero dei 63 miliardi per voi significa
recuperare dall’evasione e stralcio delle cartelle esattoriali.
ARMANDO SIRI – SENATORE LEGA
Non è evasione, è sommerso, son due cose diverse. Io non mi rivolgo a quello che
deve essere ovviamente perseguito, trovato e come dire sanzionato. Mi rivolgo invece
a quei migliaia di atteggiamenti che sono forme di difesa fiscale, di difesa verso un
fisco aggressivo, fortemente sanzionatorio.
PAOLO MONDANI
L’Espresso dice che lei ha avuto, ha patteggiato una pena di un anno e otto mesi per
bancarotta fraudolenta, ha lasciato un debito, la sua società, di un milione di euro, e
non ha pagato tasse per 162 mila euro. Me la racconta questa storia?
ARMANDO SIRI – SENATORE LEGA
Ma aver patteggiato non significa aver compiuto atti di bancarotta fraudolenta, io non
ho mai compiuto atti di bancarotta fraudolenta.
PAOLO MONDANI
Lei ha riconosciuto che c’era il…
ARMANDO SIRI – SENATORE LEGA
No, io non ho riconosciuto affatto nulla.
PAOLO MONDANI
Cioè lei a un certo punto ha detto andiamo a patteggiare perché così me ne libero.
ARMANDO SIRI – SENATORE LEGA
No guardi glielo spiego, no, non è che siamo tutti ricchi o siamo tutti Berlusconi che
possiamo pagare gli avvocati. Siamo tutti persone normali.
PAOLO MONDANI
Lei è l’ideologo della Lega per la flat tax. E’ molto difficile fare questa scelta no?
Perché prendersi un anno e otto mesi per bancarotta fraudolenta, lei sa benissimo che
la bancarotta fraudolenta non è un reatino da nulla. Soprattutto per un uomo politico
che deve gestire, pensa di gestire la cosa pubblica.
ARMANDO SIRI – SENATORE LEGA
Ma guardi, guardi io son tranquillissimo.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
E fino a qui è tutto normale. Come è normale che attualmente le fasce più tartassate
siano dipendenti e pensionati con la ritenuta alla fonte e la classe media. Guardiamo i
dati. Su 40 milioni di contribuenti, 23,8 milioni dichiarano meno di 20 mila euro lordi
l’anno e pagano il 13,4% dell’Irpef complessiva. Altri 15,9 milioni dichiarano meno di
100 mila euro l’anno e pagano il 69,4% dell’imposta. Solo 443 mila persone
dichiarano oltre 100 mila euro l’anno e pagano il 17,2% sul totale dell’imposta. Cosa
accadrebbe con la flat tax?
LEONZIO RIZZO – DOCENTE SCIENZA DELLE FINANZE UNIVERSITA’ FERRARA
Per avere qualche numero, le famiglie con meno di 10mila euro di reddito
guadagnerebbero circa 24 euro all’anno, non sto scherzando sono solo 24 euro
all’anno, le famiglie con più di 70mila euro di reddito guadagnerebbero circa 12mila
euro all’anno.
PAOLO MONDANI
Nella proposta di Forza Italia?
LEONZIO RIZZO – DOCENTE SCIENZA DELLE FINANZE UNIVERSITA’ FERRARA
Con la proposta di Forza Italia siamo più o meno lì, gli stessi numeri. Le famiglie con
meno di 10mila euro di reddito all’anno guadagnerebbero 28 euro all’anno e le
famiglie con più di 70mila euro all’anno guadagnerebbero circa 9mila euro all’anno.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Torniamo in Veneto a chiedere cosa accadrebbe con l’introduzione della flat tax. La
Tecnoplastic di Padova realizza galleggianti per elettropompe. Con 15 dipendenti e
due milioni e mezzo di fatturato è tra le prime quattro al mondo. Tutto merito del
titolare, i suoi figli ci provano.
GUERRINO GASTALDI – PROPRIETARIO TECNOPLASTIC – PADOVA
I figli sono un po’ distratti, qualche volta pensano di essere arrivati, capisco che sono
anche giovani, hanno culture diverse, però per lavorare in questo mondo qua ci vuole
attaccamento, ci vuole dedizione, ci vuole inventiva, bisogna pensare di notte e
costruire di giorno, poco telefonino, cikiciki i telefonini poco.
PAOLO MONDANI
La Lega propone una flat tax al 15%, l’Istituto Bruno Leoni la propone al 25%, ma
mette insieme Iva, Irpef e Ires al 25%. Lei che cosa pensa di questa proposta?
GUERRINO GASTALDI – PROPRIETARIO TECNOPLASTIC – PADOVA
Guardi, se toccano l’Iva salta fuori una botta di nero da paura. Ma in questo paese
dove la vanno a prendere poi la liquidità per pagare il fabbisogno che c’è? Tagliano
sulla sanità? Tagliano sulla scuola? Dov’è che tagliano?
PAOLO MONDANI
Ma allora lei a tagliare le tasse come tutti dicono per voi imprenditori da dove
comincerebbe visto che la flat tax non le piace?
GUERRINO GASTALDI – PROPRIETARIO TECNOPLASTIC – PADOVA
Ma io comincerei ad abbassare le tasse al mondo dell’artigianato e al mondo della
piccola impresa. E a mettere le tasse ai grandi capitali.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Treviso non è un bel vedere, i capannoni svuotati dalla delocalizzazione iniziata negli
anni ’90 sono ancora deserti.
PAOLO MONDANI
Quali sono quelli più grandi che se ne sono andati e dove?

GIORGIO GRANELLO – PRESIDENTE CONFASSOCIAZIONI NORD
La Benetton stessa, la De Longhi, la Stefanel. In Romania è stato uno dei punti iniziali
di un paese dove le ha ospitate queste aziende.
PAOLO MONDANI
Cosa accadrebbe in questo territorio, secondo lei, con la flat tax?
GIORGIO GRANELLO – PRESIDENTE CONFASSOCIAZIONI NORD
Potrebbero salvare tante piccole aziendine perché gli darebbero fiato.
PAOLO MONDANI
Lei è stato sindaco di Ponzano per la Lega Nord.
GIORGIO GRANELLO – PRESIDENTE CONFASSOCIAZIONI NORD
Credevo in uno Stato forte, federale, non certo l’indipendenza della Padania, a me
interessava la bandiera, alpino, quindi…
PAOLO MONDANI
Lei è un alpino.
GIORGIO GRANELLO – PRESIDENTE CONFASSOCIAZIONI NORD
Il tricolore e poi il controllo delle spese a livello locale.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Cosa succederebbe a livello locale con la flat fax ce lo raccontano i delegati di fabbrica
della Fiom di Padova.
DELEGATO FIOM – PADOVA
Io prendo complessivamente al netto 1.786 euro. Con questa flat tax non è che ci
vada a guadagnare molto.
DELEGATA FIOM – PADOVA
È chiaro che uno che ha un reddito più alto ne avrà un beneficio e avrà comunque
modo poi di far fronte a quello che sarà il taglio del sociale. Quello che noi non
potremo invece avere.
PAOLO MONDANI
Siete convinti che l’impresa debba risparmiare qualcosa?
DELEGATO FIOM – PADOVA
Le grosse imprese, le grosse multinazionali portano i loro soldi all’estero e devono
continuare a mantenere non il 60%, il 70%. E dovrebbe cominciare anche ad
abbassare lo stipendio dei manager. Perché un manager deve prendere 400-500 volte
lo stipendio di un operaio?
DELEGATO FIOM – PADOVA
Si potrebbe arrivare comunque a un equo sistema fiscale facendo leva su una
patrimoniale che non tenga in considerazione di chi eredita il piccolo appartamento ma
di grossi capitali. E soprattutto di far emergere quel nero che c’è.
PAOLO MONDANI
Ancora qui, anche in Veneto…
DELEGATO FIOM – PADOVA
Eh, in particolar modo.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Il manifatturiero è stato sostituito dalla consulenza aziendale: alla Skywall di Treviso
progettano edifici in legno.
PAOLO MONDANI
La flat tax, quella di cui si è parlato per tutta la campagna elettorale…
ROBERTO FAVA – SKYWALL – TREVISO
Io la guardo con molto interesse perché se io semplifico e io ho chiaro quello che devo
pagare quando trovo uno che non rispetta quello che rispetto io un po’ mi incazzo no?
E quindi secondo me è automatico anche il fatto che ci sarà una riduzione anche
dell’evasione.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Lo Spallinificio BM, vicino Vicenza, è un’aziendina da due milioni di euro l’anno. Nata
in famiglia ora ha 27 dipendenti.
ALESSANDRO MASO – PRESIDENTE SPALLINIFICIO BM – VICENZA
Noi produciamo spalline e rollini. La spallina è più facile intuire che tipo di prodotto è,
ecco è l’imbottitura per la spalla. Il rollino è un altro accessorio sempre tecnico,
interno, che va proprio nel giromanica, a completamento della finitura della manica.
PAOLO MONDANI
Ci vuole una bella concentrazione per non bucarsi le dita.
ALESSANDRO MASO- PRESIDENTE SPALLINIFICIO BM – VICENZA
Eh tanta manualità, infatti questo è un lavoro che in pochi sanno fare ancora.
PAOLO MONDANI
Se partisse la flat tax come nella proposta che ne so dell’Istituto Bruno Leoni al 25%,
Berlusconi parla del 23, la Lega addirittura del 15.
ALESSANDRO MASO – PRESIDENTE SPALLINIFICIO BM – VICENZA
Le coperture che io vedo in tv spiegate sono ipotetiche. Quando io sento ad esempio
dire: tolleranza zero verso l’evasione. Io non ho sentito nessuno dall’altra parte che
dice no sull’evasione chiudiamo un occhio. Mi pare che negli ultimi anni: studi di
settore – tutti contrari agli studi di settore e nessuno li ha tolti – Serpico il software
dell’Agenzia delle Entrate, Spesometro. L’Agenzia delle Entrate ha già molti strumenti
e noi siamo costantemente monitorati: l’anno prossimo partirà la fatturazione
elettronica. Quindi non vedo grossi margini di essere ulteriormente intransigenti e
invasivi nella ricerca degli evasori. Le dirò di più, questo è il mio punto di vista: chi
non pagava prima non paga neanche il 25%.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
A metà strada tra Padova e Treviso, Daniele Lago progetta e realizza mobili di design.
200 dipendenti per 30 milioni di fatturato.
DANIELE LAGO – AMMINISTRATORE DELEGATO LAGO SPA – PADOVA

Abbiamo chiamato un architetto che non aveva mai progettato fabbriche e quindi
questa fabbrica è concepita come una grande abitazione. Sono 11 mila metri quadri di
legno lamellare, tutte le parti perimetrali sono trasparenti, dove i tramonti possono
entrare dentro. Abbiamo più di un milione di fans su Facebook, siamo il secondo brand
dopo Ikea al mondo.
PAOLO MONDANI
Della flat tax cosa pensi?
DANIELE LAGO – AMMINISTRATORE DELEGATO LAGO SPA – PADOVA
Credo che la flat tax possa essere una cosa ingiusta per le fasce più deboli di reddito e
per cui non so se è una cosa molto sensata, in prospettiva. Probabilmente
egoisticamente potrei dire che per noi è meglio perché probabilmente si
abbasserebbe, però credo che vivremmo tutti meglio, la qualità della vita aumenterà
se riusciremo a trovare dei meccanismi di redistribuzione che siano un po’ più equi.
Perché sennò ci saranno quattro ricchi con novantasei incazzati e non credo che è un
mondo fantastico da vivere.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
No. Non sarebbe fantastico anche perché c’è il rischio di creare delle disuguaglianze.
Oggi il nostro fisco, per quanto opprimente, un po’ di anima ce l’ha. E prevede degli
sconti fiscali di fronte a delle spese di rilevanza sociale. Prevede le deduzioni, che
servono per abbassare il reddito prima di pagare il dovuto, e prevede delle
detrazioni, che servono appunto per abbassare poi la quota da pagare.
Ecco, che cosa prevedono di tagliare Lega e Forza Italia, innanzitutto le deduzioni ma
non specificano cosa, l’istituto, invece, Bruno Leoni anche le detrazioni.
Che cosa significa: parliamo in pratica di spese per l’istruzione come le rette degli asili
nido e le spese universitarie, le pese sanitarie cioè le visite specialistiche, ticket,
quelle infermieristiche per gli anziani, gli interventi chirurgici, anche quelli per le
medicine omeopatiche o per gli alimenti per celiaci o intolleranti.
Poi anche quelle per l’assistenza ai disabili, l’acquisto di arti artificiali, scale per disabili
o per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Poi quelli per l’edilizia: verrebbero meno le detrazioni delle spese per le
ristrutturazioni, l’efficienza energetica degli appartamenti o quelle degli interessi
passivi sui mutui che servono per acquistare la prima casa.
Poi anche quelle per le pensioni e l’assistenza: non potremmo dedurre i fondi pensione
e quelli per il riscatto della laurea, l’assicurazione sulla vita, le spese per l’assegno per
l’ex coniuge e i contributi per colf e badanti. Taglio poi anche alle deduzioni per le
donazioni.
Alla fine la flat tax potrebbe incidere su quei meccanismi che servono per riequilibrare
le differenze e incide anche su quegli incentivi che rendono più virtuoso un cittadino
come quello sulla solidarietà. Quale potrebbe essere il reale costo da pagare lo
vediamo in un paese che ha i nostri stessi vizi e che la flat l’ha messa in costituzione.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPO
Partiamo dall’Illinois che in termini di corruzione, debito e aziende in fuga somiglia
molto a noi. Qui c’è la flat tax: 4,95% alle persone fisiche, 7% alle imprese. Lo Stato
ha un debito record di 148 miliardi di dollari e gran parte delle pensioni pubbliche è
senza copertura perché nel corso degli anni i governi statali hanno prelevato senza
preoccuparsi di ristabilire l’equilibrio. Il Midwest americano è ricco eppure le strade
sono talmente piene di buche da far invidia a Roma. E da qualsiasi tabaccaio puoi
capire il perché.[/read]