STREAMING GRATIS STELLA ROSSA NAPOLI – La partita di Champions League tra Stella Rossa e Napoli si giocherà stasera alle 21:00. La formazione allenata da Ancelotti e chiamata questa sera contro la Stella Rossa di Belgrado, una squadra sempre molto aggressiva quando affronta club italiani..
I tifosi napoletani giunge a Belgrado sono circa 1000, non sono pochi vista la difficile trasferta al Maracanà di Belgrado.
La squadra arrivata ieri a Belgrado, attualmente il Napoli è capitato in un gruppo molto difficile la partita contro la Stella Rossa è la più dura.
Giocare il campo della stella rossa è abbastanza difficile, veramente dal punto di vista ambientale, visto che Belgrado aspettava da molto tempo La qualificazione. Tanto è vero che hanno già venduto 50 mila biglietti al Maracanà di Belgrado, tra l’altro l’impianto è uno dei peggiori d’Europa.
Il Napoli non dovranno fare lo sbaglio di sottovalutare la Stella Rossa di Belgrado, sono una squadra molto compatta, arrivando in Champions League hanno acquistato calciatori come Jonathan, e tornando Richmond, Boachi mi danno altri giocatori che conosco campionato italiano perfettamente.
Per le squadre italiane inserite nella fase a gironi della Champions League 2018-2019, aria di danze la gara Stella Rossa Napoli. La partita molto difficile da non prendere alla leggera per I Partenopei.
Il Napoli allenate da Carlo Ancelotti, anche se la squadra minaccia alcune lacune finalmente in fase difensiva, infatti le ultime due gare di campionato contro la Lazio del Milan, l’hanno vista vittoriosa dopo aver ribaltato il risultato.
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Ai microfoni di Sky Sport è intervenuto Nikola Maksimovic: «Meritavamo di vincere, tutti i parametri sono dalla nostra parte, quindi dobbiamo essere contenti. L’opportunità di aver giocato? Ringrazio il mister. Ha detto che se continuo così avrò sicuramente chance, quindi dipende tutto da me. Ancelotti è una grande persona e un grande allenatore. Sicuramente sa utilizzare più giocatori e questo è importante per una squadra come il Napoli. Tutti avranno una chance e poi dipende dal giocatore. Ora si comincia a giocare ogni tre giorni, servono più giocatori. La Champions? Io conosco bene la Stella Rossa, ho giocato a Belgrado. Bisogna vincere la prima partita, altrimenti è tutto più difficile».
E adesso, allora, testa alla Champions League. Martedì l’esordio nella coppa dalle grande orecchie con una certezza che porta il nome di Carlo Ancelotti. Servirà tutta l’esperienza del tecnico per provare a stupire e sorprendere nel girone di ferro in cui è capitato il Napoli: Liverpool, Paris Saint Germain e Stella Rossa, con le prime due che puntano alla vittoria del trofeo. La terza avversaria, invece, sembrerebbe più abbordabile, ma solo sulla carta, perché giocare al Marakana non sarà facile neppure per il Napoli. Ed è proprio a Belgrado che il Napoli farà il suo esordio contro la Stella Rossa dando vita ad un incrocio inedito: le due squadre si affronteranno per la prima volta. Ancelotti predica calma, una delle sue migliori qualità, soprattutto alla luce delle vittorie in campionato di Liverpool e Psg. Quest’ultima ha strapazzato venerdì il Saint Étienne 4-0, mentre i Reds hanno vinto ieri in casa del Tottenham (2-1). Anche la Stella Rossa è scesa in campo ieri, a Belgrado, ha ottenuto una vittoria schiacciante contro il Radnik Surdulica.
La Champions però non è il campionato e il Re di Coppe lo sa bene, per questo già sta pensando alla migliore formazione da schierare nella bolgia del Marakana. Servirà esperienza e anche qualche faccia tosta, oltre ad un po’ di turnover. Qualche cambio rispetto alla gara di campionato contro la Fiorentina Ancelotti lo farà e nell’allenamento di oggi potrebbero arrivare le prime indicazioni. Domani il Napoli partirà per Belgrado, dove effettuerà la rifinitura e terrà la consueta conferenza stampa: anche questa è una novità rispetto al Napoli di Sarri, che preferiva allenarsi a Castelvolturno, per poi partire e tenere la conferenza nella serata pre-match.
Quattro partite consecutive da titolare in campionato con il Napoli, mai successo prima; due reti e, con quella di sabato, 158 presenze in A, una in più del mito Boniek. Piotr Zielinski non è solo il polacco con il maggior numero di gettoni nel massimo campionato italiano, ma anche un titolarissimo nuovo di zecca nel Napoli del turnover. Lo è diventato, a sorpresa, con Ancelotti e non con Sarri, che lo ha svezzato e cresciuto.
La consacrazione, però, sta arrivando proprio grazie a Carletto che lo ha sdoganato portando Hamsik in regia e che lo sta preferendo a Fabian Ruiz, l’acquisto più costoso del mercato azzurro (che stava per entrare in campo sabato poco prima del gol di Insigne e della scelta di Ancelotti di inserire Rog).
AFFARE Zielinski invece non ha prezzo, nel senso che De Laurentiis sta pensando di rinnovargli il contratto per legarlo al Napoli fino al 2023 alzando a dismisura la clausola rescissoria attuale, che è di 65 milioni. Un modo per spaventare eventuali corteggiatori, in primis il Liverpool di Klopp che voleva prelevarlo dall’Empoli quando Giuntoli però lo aveva già portato a Napoli. Il classico affare di mercato, quello messo a segno dal direttore sportivo ex Carpi, visto che il polacco da talento grezzo è diventato oggi un tuttocampista capace di offrire sempre un rendimento di buon livello. Certo, al Mondiale ha deluso come tutta la Polonia, ma ora sta riprendendo per mano la sua nazionale (vedi gol all’Italia) esattamente come ha in mente di fare con il Napoli, nel quale si sente sempre più protagonista. Già, perché in un calcio verticale come quello di Ancelotti è più libero di portar palla ed attaccare la difesa avversaria per spaccarla in due come era solito fare già ai tempi dell’Udinese.
QUALITÀ Insomma, ha meno vincoli tattici e più libertà di azione tanto da poter svariare su tutto il fronte d’attacco cambiando ruolo senza soluzione di continuità. In questa stagione Zielinski è partito mezzala, si è allargato per fare l’attaccante esterno nel 4-2-3-1, è stato schierato centrocampista di sinistra contro la Fiorentina nel 4-4-2 e addirittura ha finito la gara da secondo attaccante alle spalle de 1 connazionale Milik. La duttilità è una delle armi di Zielinski, le altre sono la corsa, il ti da fuori (vedi doppietta al Milani e la qualità che ha in entrambi i piedi come dimostrano i palloni recapitati sabato ad Insigne e Callejon, uno con il sinistro e l’altro con il destro, non capitalizzati per poco dai suoi compagni d’attacco.
MATURITÀ Ancelotti è un suo grande estimatore: non ha esitato a dirlo a De Laurentiis nella prima riunione operativa in cui ne ha chiesto la conferma, poi lo ha ribadito a mezzo stampa tessendo le lodi del polacco ogni qual volta ne ha avuto la possibilità. Ora che il paragone con De Bruyne è tornato di moda, Cadetto vola basso anche perché da Zielinski si aspetta prima conferme a livello internazionale. Lo scorso anno tra Champions ed Europa League ha segnato tre reti ma non ha portato a casa nessuno scalpo importane visto che è andato a segno contro Shakhtar, F’eyenoord e Lipsia. Adesso ha l’occasione per dimostrare sfrontatezza contro Psg e Liverpool, ma prima dovrà far vedere, come tutto il Napoli, la sua maturità domani a Belgrado nella tana della Stella Rossa (a proposito, sestetto arbitrale tutto polacco: fischierà Szymon Mardniak).
BELGRADO
Difficile, così tanto che vale la pena provarci. Il Napoli in questa Champions vuole starci a lungo e il blasone delle avversarie può contare fino all’istante che precede il fischio di inizio, poi comincia la partita. Paris SG e Liverpool puntano ad aggiudicarsi il trofeo e la Stella Rossa, vincitrice di una Coppa dei Campioni, punta sull’onda d’urto del proprio stadio per provare a fare il colpaccio. Tutto passerà dal Marakana? Forse no, però sarebbe preferibile se il Napoli evitasse il balbettio che nella passata stagione gli mise lo sgambetto a Kharkiv, quando fu sconfitto dallo Shakhtar nella gara decisiva per l’approdo agli ottavi. L’antidoto per la paura di volare esiste e si chiama Carlo Ancelotti, che partecipa alla Champions con il suo ottavo club diverso. «Un po’ di preoccupazione è inevitabile, ma prevale il fascino della competizione, in un girone che è il più difficile: per questa ragione dobbiamo partire bene», il sorriso e quel concetto espresso senza una sola esitazione nel tono, diventa carburante per il Napoli, al terzo anno consecutivo di partecipazione alla fase a gironi di Champions.
l’arma in più
Stavolta ha l’arma in più, un coach che da allenatore l’ha già vinta 3 volte. «Solo con il Real c’era l’aspettativa di vincere – ha detto in conferenza -, con il Milan si conquistò il trofeo partendo dal preliminare e pensando partita dopo partita: così dobbiamo fare anche col Napoli. L’atmosfera porterà ai giocatori gli stimoli giusti e ai miei dirò di avere coraggio e personalità: queste sfide si sentono, bisogna non andare oltre a livello nervoso». Coraggio, è proprio il sentimento che non dovrà fare difetto agli azzurri attesi da uno stadio strapieno (tutti venduti i 53mila biglietti del Marakana) contro una squadra che domina il campionato serbo (21 punti in 7 partite, 34 gol fatti e solo 7 subiti) e spera di riprendersi quanto il Milan di Ancelotti gli tolse nel 1988, con quella gara di ritorno degli ottavi che entrò nella storia del calcio per l’interruzione a causa della nebbia. Alla fine la squadra di Sacchi superò il turno e vinse il trofeo, che poi Ancelotti fece suo anche da allenatore nel 2006. «Speriamo che valga la regola del non c’è due senza tre…», l’auspicio di Re Carlo è musica per le orecchie di De Laurentiis.
mano tesa
Anche lui stasera sarà in tribuna e ieri ha seguito l’allenamento della squadra. Sta difendendo le sue scelte ed il suo allenatore, ma ieri ha anche teso una mano ai tifosi del Napoli anticipando un’iniziativa che riguarderà le gare di Champions: un mini abbonamento per le sfide casalinghe. «Ancelotti è un allenatore che ho scelto io – ha detto De Laurentiis – come avvenne con Sarri, e quando tutti mi contestarono. In Champions siamo finiti in un girone molto difficile con squadre straordinarie e agguerrite. Ancora mi chiedo cosa ci faccia il Liverpool in terza fascia…». Mentre De Laurentiis guarda al futuro, il suo Napoli è molto più pragmatico e ha in testa solo la Stella Rossa, da molti considerato un ostacolo non difficile da superare. «Voi parlate di Paris SG e Liverpool – ha sottolineato Koulibaly -, ma noi dobbiamo pensare solo alla Stella Rossa: sarà difficile giocare nell’arena del Marakana. Vogliamo andare avanti anche se i pronostici non sono dalla nostra parte». Per uscire indenni dall’inferno serbo, Ancelotti vuole puntare su chi ha speso di meno contro la Fiorentina: molti azzurri sono usciti stremati dal San Paolo e alcuni riposeranno. In porta dovrebbe tornare Ospina e in difesa Albiol, in coppia con Koulibaly, mentre Hysal e Mario Rui ci saranno sulle fasce. A centrocampo Hamsik dovrebbe mantenere il posto con Zielinski (o Fabian Ruiz) e Allan a completare, ma con Callejon a supporto. In attacco dovrebbe riposare Insigne, e tornerà Milik con Mertens suo partner.
BELGRADO. Ventisei anni dopo, l’emozione della Stella Rossa è alle stelle. Sarà di nuovo Champions, anzi sarà per la prima volta, avendo frequentato solo la Coppa dei Campioni. Ma le gambe dei serbi non tremeranno al debutto nel Marakana, davanti a 52.000 spettatori. «È il momento che aspettavamo – ha detto il tecnico Milojevic -, non vedevamo l’ora di giocare questa partita. Per la storia del club e per tutti i nostri tifosi è un incontro importantissimo. Abbiamo rispetto per tutti, ma paura di niente e nessuno. Non vogliamo essere comparse e combatteremo per ogni punto. Saranno tutte gare difficili, ma i conti li faremo alla fine». Perché tutte dovranno andare a giocarsela al Marakana, la bolgia infernale a cui si aggrapperà la Stella Rossa. Uno stadio che Nenad Krsticic, ex Samp, ha imparato ad apprezzare: «Prima di arrivare qui lo stadio più caldo in cui avevo giocato era il San Paolo. Ma il Marakana è incredibile e per noi sarà un grande aiuto l’incitamento del pubblico: anche loro giocheranno con noi».
Il fascino della Champions League è irresistibile, persino per uno come Carlo Ancelotti che l’ha vinta due volte da calciatore e tre da allenatore. Nessun altro tecnico attualmente nel torneo vanta un tris come il suo. Le notti europee trasmettono sensazioni uniche, è difficile che trascorrano senza lasciarti dentro un carico di forti emozioni. Perché ogni momento è particolare, è da vivere intensamente. Con l’esordio di questa sera, contro la Stella Rossa, il Napoli apre alla sua terza partecipazione consecutiva alla più importante competizione europea. E riparte con motivazioni diverse, non più considerandola come un’inutile incombenza, ma con la convinzione di poter fare parecchia strada. «Al Real confessa Ancelotti – sapevano tutti che dovevamo vincerla, mentre col Milan partii entrambe le volte dai preliminari. La Champions è così non puoi pensare troppo in là nel tempo, per me è stato così sempre e sarà così anche per il Napoli. Ritengo che questa squadra sia competitiva, siamo tutti molto eccitati, ma un conto sono le chiacchiere ed altro è il campo. Forse non abbiamo l’esperienza che hanno altre squadre, ma di sicuro c’è entusiasmo e voglia di giocare al meglio questa competizione».
COMPETITIVITÀ Ben altra storia raccontano le parole di Ancelotti, rispetto alla gestione passata. Parla di competitività, l’allenatore napoletano, tirando fuori il coraggio di chi sa di essere un vincente, di uno abituato a saper gestire le tensioni di una vigilia importante. Sì, perché stasera al Marakana ci saranno 52 mila spettatori, in uno stadio che spesso si trasforma in una bolgia infernale. «Al di là della presenza di Liverpool e Psg, questo girone è difficile anche perché c’è la Stella Rossa. Non tutti ne conoscono il valore, ma è una squadra partita forte in campionato e che ha eliminato ai preliminari un avversario molto valido. La rispettiamo molto». Vorrà dimostrare, comunque, che il suo Napoli non sarà spettatore, che il pronostico che promuove agli ottavi Psg e Liverpool non influisce per niente sui suoi piani. «In questo momento prevale l’eccitazione per l’esordio stagionale in questa competizione che è la più affascinante per allenatori, tifosi e giocatori. Iniziarla bene sarebbe importante».
TANTE IDENTITÀ II 4 4 2 prò posto contro la Fiorentina ha rappresentato la novità assoluta. Dopo tre anni di tridente offensivo, Carlo Ancelotti ha voluto proporre un modulo alternativo, per garantire maggiore coperture alla difesa e per accentrare la posizione di Lorenzo Insigne. Un Napoli camaleontico, insomma. «Si parla molto d’identità, ma io continuo a dire che quanto fatto negli ultimi anni è un grande patrimonio, che non penso nemmeno lontanamente di distruggere, voglio solo dare qualche opportunità nuova in entrambe le fasi. Non voglio che la mia squadra abbia una sola identità, vorrei che ne avesse tante» dice il tecnico che pensa a cambiamenti rispetto all’ultima gara vinta contro la Fiorentina. Per esempio potrebbe esserci l’esordio di Malcuit sulla fascia destra, mentre sullo stesso lato, ma nel tridente d’attacco, potrebbe esserci Simone Verdi per Insigne. Ipotesi, ovviamente, alimentate dall’analisi di Ance- lotti. «Sabato faceva molto caldo, alcuni giocatori hanno finito la gara con i crampi anche se nessuno ha avuto particolari problemi. Avremo bisogno di una squadra fresca, vedremo» ha detto Ancelotti, lasciando intendere che qualche cambiamento potrà anche esserci.
RICORDI II Marakana è uno stadio che Ancelotti conosce molto bene: è quello della famosa partita giocata il 9 novembre 1988, quella tra Stella Rossa e Milan, sospesa per la nebbia e rigiocata il giorno dopo e decisa ai calci di rigore. Quella notte, i rossoneri aprirono alla conquista della Champions, vinta in finale contro il Barga. «Oltre a quella partita, disputammo anche un preliminare nel 2006-07, entrambe le volte andò bene… Se valesse il detto “non c’è due senza tre” saremmo a posto, ma non è così. Girone difficilissimo ma lo affrontiamo con entusiasmo e grande voglia».
Le porte dell’inferno sono quelle dello spogliatoio. Le varchi e non capisci nemmeno dove sei: sembra un piazzale come tanti, magari quello in cui sfociano i bimbi all’uscita da scuola. Sembra. I rumori della bolgia arrivano da destra e lo sguardo va in quella direzione. Il tunnel è lì, abbastanza inquietante. La prima sensazione è la lunghezza: non ne scorgi la fine.
La seconda sensazione è la pendenza: stiamo andando all’inferno, certo, ma la discesa pensavamo fosse metaforica. E invece no. Il tunnel è largo un paio di metri e lungo 75 passi. La prima parte. Già, perché quando credi di essere al traguardo e percepisci luci e rumori, ci sono delle scalette: 4 gradini sulla sinistra e poi 19 sulla destra. Si scende ancora. All’improvviso il tunnel è più stretto, piu basso, più angusto. Mancano gli ultimi 33 passi e adesso, con il frastuono della curva che rimbomba nella testa, ti chiedi come sarà giocare in quell’ambiente. Le luci che si scorgono lassù, sopra l’ultima rampa di 15 gradini, non sono tranquillizzanti.
GLI EROI Benvenuti all’inferno, benvenuti al Marakana, con la k e non con la c perché a volte basta cambiare una consonante per scrivere una storia diversa e passare da Rio a Belgrado, dal gioco alla battaglia. Lo stadio della Stella Rossa, in cui stasera il Napoli debutta in Champions, è intitolato a Rajko Mitic (ex giocatore), ma per tutti è semplicemente il Marakana perché una volta ci entravano più di 100.000 spettatori, come nell’originale di Rio. L’Uefa ha preteso lavori di ammodernamento. il tunnel è diventato più luminoso, sono spariti graffiti e murales storici. Ma l’atmosfera è la stessa e i 52.000 tifosi di stasera (tutto esaurito) sembreranno il doppio. La Curva Nord è quella degli ultras che qui hanno il nome discretamente enfatico di Delije, «Eroi». È il gruppo di Ivan Bogdanov, il gigante che conoscemmo la sera di Italia-Serbia, la sfida di Marassi sospesa per la violenza degli ospiti.
I CAMPIONI DEL ‘91 Stasera, però, almeno prima della partita lo stadio indosserà il vestito della festa. Ci sarà la sfilata dei campioni d’Europa del 1991: da Savicevic a Mihajlovic e Pro- sinecki i giocatori che hanno scritto la storia del club celebreranno il trionfo di Bari (ai rigori contro il Marsiglia). L’anno seguente la Stella Rossa partecipò alla Coppa Campioni e poi iniziò la lunghissima assenza che finisce stasera nello stadio in cui nulla è impossibile. Walter Zenga, allenatore della Stella Rossa nel 2005-06, lo sa bene: «Quel tunnel è impressionante. Chi ama il calcio non può non vibrare. Tutto lo stadio è fantastico: ha un’acustica particolare. Lì mi sentivo imbattibile. In campionato vincemmo tutte le partite casalinghe. E spesso nel tunnel ho visto i militari in assetto da guerra».
CHE ROMANZO La leggenda vuole che, tempo fa, sui muri ci fossero tracce del trattamento non esattamente ospitale riser vato agli avversari della Stella Rossa. Non solo stranieri. Nella scala mondiale delle rivalità, quella tra Stella Rossa e Partizan viene un gradino sotto Bo- ca-River e sullo stesso piano di Galatasaray-Fenerbahce. Lo stadio del Partizan dista nove minuti a piedi dal Marakana: la parola derby suona riduttiva. Al Marakana sono stati scritti alcuni capitoli della storia del calcio: il cucchiaio di Panenka, ad esempio, nella finale dell’Europeo 1976. E poi nel 1988 il Milan di Sacchi che viene salvato dalla nebbia, il gol rossonero incredibilmente non visto, il dramma di Donadoni, la vittoria ai rigori. Un romanzo, di cui fu protagonista anche Billy Costacurta: «Ricordo i poliziotti che nel tunnel ci guardavano male e muovevano i manganelli in modo intimidatorio. Poi non fecero nulla di male, ma la sensazione mi restò dentro. Durante i festeggiamenti fui pure morso da un cane lupo. C’è qualcosa di diverso in quello stadio, un calore particolare che noti già nel riscaldamento. Ai miei compagni dissi che il Marakana ti fa diventare squadra e credo sia proprio così». Nel 1988-89 Ancelotti giocava nel Milan e vinse la coppa. Nel 2006-07 da allenatore rossonero iniziò la corsa al Marakana e trionfò ad Atene. Carlo lo sa: vincere a Belgrado porta bene. Ma le partite, qui, iniziano un po’ prima. Nel tunnel.