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«Stiamo facendo cose importanti, ma al tempo stesso il percorso deve essere completato». C’è un campionato da azzannare e Antonio Conte sa bene che tra stasera e domenica, quando a San Siro sarà di scena il Cagliari, l’Inter  tracciare il solco defìnitivo tra sé e la concorrenza. Battendo il Sassuolo, intanto, il Milan andrebbe a meno 11. Sarebbe 1’11° successo di fila al Meazza in campionato (ultimo passo falso, il 2-2 contro il Panna del 31 ottobre, un’era geologica fa) e il decimo sii dieci partite giocate nel girone di ritorna Non sarà una formalità, anche se la formazione allenata da Roberta De Zerbi, che ha perso 5 delle ultime 7 trasferte, si presenterà all appuntamento con una lista di assenze lunga una quaresima.

Al di là dei complimenti di rito («Affrontiamo una squadra che ha un’identità, caratteristiche precise e lavora da un po’ di tempo con un ottimo allenatore», le sue parole a Inter TV), Conte sa bene che questa partita ha tutto per essere il classico trappolone. Perché il Sassuolo, che dal 7-0 subito il 14 settembre 2014, non ha più perso a San Siro con l’In ter, collezionando 3 vittorie e 2 pareggi, sa esaltarsi proprio sui grandi palco scenici e perché le assenze di Brozovic e Bastoni, unite al forfait di Perisic (che già non c’era a Bologna), rischiano di cambiare i connotati alla manovra offensiva nerazzurra che trae linfa proprio dalle idee del croato e dalle iniziative del centrale più tecnico presente nel mazzo (come peraltro dimostra lo sviluppo del gol da tre punti al Dall’Ara, nato dall’assist di Bastoni a Lukaku).

All’andata, in quella che è considerata un animamente come la partita della svolta nel campionato nerazzuno, Conte decise di azzannare il Sassuolo alla giugulare con un pressing asfissiante che portò in dote due gol nel primo quarto d’ora. Possibile che l’Inter provia cercare il bis  lero riuscì ugualmente a mettere la testa avanti subendo il definitivo pareggio di Magnani in pieno recupero per effetto di una solenne dormita da parte di tutta la squadra.

Questo insegna come con il Sassuolo possa accadere tutto e il contrario di tutto: molto, in tal senso, dipenderà dalla capacità dell’Inter di soffocare le fonti di gioco avversarie, come perfettamente riuscito ai nerazzurri contro l’Atalanta (8 marzo) nell’ultima gara giocata a San Siro prima di questa. «Di solito^ se vuoi fare campionati da protagonisti deve esserci grandissimo equilibrici tra fase offensiva e fase difensiva – ha giustamente sottolineato Conte -A inizio stagione abbiamo subito tanti gol perché non c’era equilibrio. La condizione fisica? Ormiti siamo abituati a giocare ogni 3-4 giorni ma, oltre al recupero fisico, c’è l’entusiamo che può avere un gruppo». Teorema che l’Inter ha applicato alla perfezione pure a Bologna dove i tre punti sono arrivati con il minimo sforzo grazie a un’attenzione militaresca della gestione di ogni momento della gara. Gli scudetti, si vincono così. Lo sa bene Conte, che in carriera ha vinto tre campionati e una Premier, e lo sa pure Beppe Marotta che stasera tornerà a San Siro dove mancava dal derby.

Oltre quattro mesi da dominatori. La dittatura interista sul campionato è iniziata il 28 novembre scorso a Reggio Emilia. La svolta è andata in scena il sabato sabato pomeriggio dell’andata col Sassuolo. Nelle prime otto giornate i nerazzurri avevano subito 13 gol. Lo stesso numero di reti incassate nelle successive 20, a partire proprio dal 3-0 al Mapei Stadi um con i nero verdi.

Prima della gara con gli emiliani, Handanovic era riuscito a mantenere la sua porta illibata in una sola occasione. Impresa poi riuscita ben 10 volte in 20 turni. La media-gol subiti cala di una rete a partita: da 1.6 a 0.6. Non ne ha risentito la produzione offensiva. La media-gol è rimasta quasi identica: 2.5 centri a partita nei primi due mesi di campionato, 2.4 nei successivi quattro. Dalla vittoria di Reggio Emilia è partita una marcia trionfale: sette vittorie consecutive, interrotte dalla sconfitta con la Sampdoria, due pareggi con Roma e Udinese, inframmezzati dal decisivo 2-0 a San Siro sulla Juventus, poi la striscia di nove successi ancora in corso. Prima del 3-0 al Sassuolo, l’Inter aveva già avviato la prima lunga galleria di vittorie consecutivi, con il 4-2 al Torino. Ma la rocambolesca partita con i granata faceva ancora parte del copione della prima versi one del l’Inter2020 -21.

È col Sassuolo che Antonio Conte cambia registro. A Reggio Emilia la squadra nerazzurra torna al più classico ed equilibrato 3-5-2. Fino a quel momento Conte aveva preferito il 3-4-1-2 con Barella trequartista. Contro la formazione di De Zerbi, invece, l’ex cagliaritano arretra per la prima volta davanti alla difesa. Sulla corsia sinistra viene schierato Perisic che arricchisce le soluzioni offensive* In difesa diventa un’istituzione intoccabile il trio Skriniar- De Vrij -Bastoni dopo alcuni esperimenti iniziali non particolarmente riusciti con Kolarov centrale di sinistra. La sfida di andata col Sassuolo iniziò a disperdere le nubi. Un girone dopo, sul cielo nerazzurro potrebbe splendere il sole di un vantaggio in classifica a doppia cifra.

Pensi al Sassuolo e a Mauro leardi e subito toma alla mente il flash di quanto accaduto il 1° febbraio 2015 quando, dopo la sconfìtta per 3-1 al Mapei, l’argentino e Fredy Guarin (pure per lui non un bel momento…) si misero a litigare con i curvatoli che riempivano il settore ospiti. Cortocircuito che sarebbe deflagrato con la ricostruzione un po’ da spaccone data da Maurito nella sua autobiografia («porto cento criminali dall’Argenti-na che li ammazzano lì sul posto, poi vediamo», tra le perle di saggezza messe nero su bianco da leardi).

Incidente diplomatico che – nonostante la decisione di togliere i passi incriminati dalle ristampe – ha aperto una crepa non più sanata con la parte più calda della tifoseria che accolse tra cori e applausi a Vienna Samir Handanovic nella prima partita da capitano dopo la degradazione dell’argentino (14 febbraio 2019). Parlarne oggi, sembra preistoria, anche perché leardi per uno strano scherzo del destino, può diventare un preziosissimo alleato per Suning che dopo che già la sua cessione al Paris Saint-Germain aveva gonfiato la voce plusvalenze nel bilancio al 30 giugno 2020 grazie a un saldo positivo di 47,1 milioni sui 49,1 incassati.

Ora, grazie all’intuizione di Beppe Marotta nella trattativa con Leonardo, l’Inter potrebbe incassare pure il bonus da 15 milioni legato al suo ritorno in Italia: una “tassa” voluta a suo tempo dall’amministratore delegato per scongiurare il gioco delle tavolette sull’asse Parigi-Torino a discapito dell’Inter Nonostante poi la teoria non sia stata suffragata da fatti (il Psg ha confermato leardi), l’esplosione di Kean, l’intoccabilità di Neymar e Mbappé e le solite lune di Maurito, hanno contribuito a rimettere sul mercato l’argentino e a rendere nuovamente di attualità l’ipotesi di uno scambio con Dybala. Questo, unito ai sondaggi fatti pure da Roma e Napoli e al fatto che leardi e signora gradirebbero tornare in Italia, ha fatto rifiorire la speranza che la “sovratassa” posta sul cartellino di Maurito possa essere effettivamente riscossa come un importantissimo jolly (visti i tempi) per un’Inter che già dovrà far fronte ai mancati introiti dati dall’uscita prematura dalla Champions. Quindici milioni che sarebbero fondamentali per dare ossigeno alle casse societarie, meglio se il jackpot entrasse prima del 30 giugno per avere effetto pure sul bilancio corrente.

In tal senso, Marotta e Ausilio hanno più di una pallottola da sparare per incrementare la voce plusvalenze. L’Inter infatti ha 60 milioni in prestito e, a differenza che nel recente passato, ha buone possibilità di muovere le acque pure sui big. Gli occhi sono tutti puntati su Joao Mario (a bilancio per 6.8 milioni, ma l’Inter ne vuole incassare 10) protagonista di una grande stagione con lo Sporting tanto che ha fatto nuovamente spuntare la candidatura del Betis, qualora i portoghesi non riuscissero a trovare un accordo con l’interessato sull’ingaggio da 3 milioni,
il doppio rispetto al tetto salariale del club.

Nonostante la volontà di Radja Naing-golan è difficile – soprattutto in caso di retrocessione -che possa riuscire a fare altrettanto il Cagliari (pesano sia i 4.5 milioni di ingaggio del belga sia i 9.5 milioni a bilancio). L’Inter poi ha già fissato altri cinque diritti di riscatto che, teoricamente, frutterebbero 45 milioni: 6 per Gravillon al Lorient,
12 per Dalbert al Rennes (ma qui non ci sono speranze visto che il giocatore vive da mesi come separato in casa nel club francese), 13.8 per Lazaro al Bo-russia Monchengladba-ch, 7 per Di Gregorio al Monza e 6.5 per Dimarco al Verona. E ha in prestito Pirola al Monza, Brazao al Reai Oviedo, Vagianni-dis al Sint-Truiden, Salce-do al Verona, Agoume allo Spezia, Males al Basilea ed Esposito al Venezia. Qualcuno è destinato a tornare (Dimarco su cui il club ha un contro riscatto), altri rimarranno in prestito e altri ancora – come sempre – saranno utilizzati come plusvalenze. Ma se entrasse il “jackpot” leardi, tutto sarebbe molto più semplice.

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