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Sinisa Mihajlovic si presenta alla vigilia metà alchimista, metà scienziato e metà psicologo. Vabbè, c’è una metà in più, ma solo perché oggi allo Stadium per provarci al Bologna serve dare ben più del cento per cento: «Con il Verona avevo chiesto umiltà, coraggio e determinazione. Ed è stato fatto. E’ scientificamente dimostrato che una vittoria rimane sette volte in più nel cervello di una sconfitta. A Torino dobbiamo aggiungere la cura del dettaglio. La città è piacevole, molto migliorata, ci sono stato un anno e mezzo benissimo. Ma non andiamo in gita».

I dubbi di formazione restano tali. Il tecnico serbo ha glissato sornione su ogni ipotesi di attacco, lasciando aperta qualunque soluzione. Barrow o Palacio centravanti, forse col gambiano favorito; Vignato o lo stesso Barrow sulla sinistra, nel caso in cui optasse per il Trenza punta avanzata; nessun suggerimento per il centrocampo. L’unica indicazione compiuta riguarda Sansone, che sta ritrovando la forma migliore, ma è pronto soltanto per un impiego part time di 20’-30’, quindi da subentrante.

Il resto sono i ricordi di quando Mihajlovic fece scuola a Pirlo a Coverciano («Mi mandò un messaggio di ringraziamento per la lezione»), tanto da avergli spifferato pure qualche segreto («Qualcosa dovrò cambiare…»). E poi come le punizioni le batteva meglio lui dell’attuale tecnico bianconero, suffragando coi dati la superiorità («Stesso numero di gol, ma lui ha giocato 200 partite di più in serie A. Lo dovrebbe ammettere pure Pirlo, se è sincero»). Mihajlovic definisce la Juventus un modello e un punto di arrivo per giocatori e allenatori, ricordando nel contempo la vecchia gestione Moggi-Giraudo-Bettega («Fecero qualche impiccio, di cui non avevano bisogno»).

Tornando all’oggi, Sinisa ha tenuto a far sapere della qualità del lavoro svolto in settimana. E’ praticamente la seconda volta quest’anno che il Bologna si presenta senza Primavera di rinforzo numerico in panchina, avendo recuperato gran parte degli infortunati. Mbaye e Medel, ancora fermi ai box, saranno comunque aggregati alla squadra dietro loro richiesta: un segnale di cementificazione del gruppo. A meno di dieci giorni dalla fine del mercato non è che le prospettive di rinforzi siano così concrete. Arnautovic (Shanghai) piace a Mihajlovic per l’origine serba, ma altro non dice. Per lui come per il polacco Swiderski (Paok Salonicco) la trattiva è tuttavia ardua. Il problema è sempre quello del portafoglio vuoto.

E’ chiaro che non rappresentavano certo un’offerta economicamente irrinunciabile, quei sei milioni di euro all’anno: poco più di due mesi dello stipendio che Cristiano Ronaldo percepisce dalla Juventus e che rappresenta a sua volta la parte minoritaria degli introiti del fuoriclasse portoghese. Però, per fare semplicemente da testimonial, costituivano una proposta assolutamente allettante. Proposta che, secondo quanto raccontava ieri il Daily Telegraph, CR7 ha ricevuto dal governo dell’Arabia Saudita per diventare il volto della campagna pubblicitaria “Visit Saudi”, volta a promuovere il turismo nel Paese del Golfo Persico (quando si potrà tornare a viaggiare, ovviamente).

Sotto accusa da parte di numerose organizzazioni umanitarie internazionali che gli imputano violazioni dei diritti umani, da tempo il governo saudita punta sullo sport per dare all’estero un’immagine positiva: dalle due passate edizioni della Supercoppa italiana ai gran premi di Formula 1 passando per la rivincita del Mondiale dei pesi massimi di Boxe tra Anthony Joshua e Andy Ruiz jr di dicembre, per citare solo alcuni esempi. Tutti eventi finiti però al centro delle polemiche assieme ai loro protagonisti. Non succederà a Ronaldo, che ai milioni sauditi ha preferito dire di no. Imitato, sempre secondo il Telegraph, da Leo Messi. Incassato il rifiuto di CR7, infatti, l’Arabia Saudita avrebbe girato la proposta all’altro fuoriclasse che con il portoghese ha segnato e sta segnando il ventunesimo secolo calcistico. Ottenendo però la stessa risposta.

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