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Meglio affogare in un oceano, piuttosto che in un bicchiere d’acqua (cit. Giovanni Galeone). Marco Giampaolo ha ricordato il suo Maestro di calcio (condiviso con Massimiliano Allegri) per sintetizzare come e quanto sia disposto a rischiare qui al Milan, a partire da oggi nell’esordio (ore 18) contro l’Udinese. «Faremo in modo di creare una critica positiva – ha puntualizzato il tecnico – Quando sei dedito al tuo lavoro, 18 ore al giorno, non devi aver paura di niente. Si può partire bene, male, può succedere tutto in un campionato. Le valutazioni vanno fatte su quello che tu hai. C’è chi è deputato a giudicare il nostro lavoro, dipendiamo dai risultati, sono orientato e concentrato sul lavoro, solo quello può farci svoltare, così come le qualità dei calciatori, ma al Milan ho calciatori di valore».

CERTEZZE. Giampaolo vuole partire con il piede giusto. «Il derby? Anche oggi voglio vedere il mio Milan. Credo che la qualità dei calciatori possa farci migliorare, è sempre il calciatore che fa la differenza. Gran parte del lavoro è passato, la perfezione non esiste, è un’illusione. Sono convinto di vedere il Milan migliorare sempre nel tempo, capisco poi che si debbano fare risultati». Non è vietato parlare di zona Champions. «Per questo obiettivo corrono tante squadre, Milan compreso per la sua storia e il suo blasone».

INAFFIDABILI. Avviso ai naviganti. Qui a Milanello si rema tutti dalla stessa parte. Giampaolo è vigile e, nel caso, è disposto a diventare molto severo. Commentando l’organico a sua disposizione il tecnico ha puntualizzato che «i dirigenti sono stati grandi calciatori, conoscono le dinamiche. A Boban e Maldini non manca la competenza tecnica, quando mi confronto con loro vengono fuori delle raffi natezze. Sanno bene cosa fare. Io posso sbagliare qualcosa, mi lamento quando con i calciatori non c’è passione, mi innamoro dei calciatori, non mi innamoro degli inaffidabili, non mi innamoro di quelli che timbrano il cartellino». PIATEK. Un mistero, per il momento, inspiegabile qui a Milanello. Cosa sta succedendo a Piatek? «Non sono preoccupato, Piatek ha caratteristiche particolari, è un attaccante più di profondità che di palleggio. Giocando con un altro compagno al suo fianco può togliersi le attenzioni dei difensori avversari. Khris mostrato un livello di fatica più alto degli altri, presumo debba fare un percorso naturale di smaltimento delle tossine. Nel pre-campionato ha avuto diverse occasioni per fare gol, il fatto che non vi sia riuscito non mi sposta niente, non ci bado. Guardo la sostanza delle cose, a quella che è la prestazione offensiva della squadra».

DUBBIO-SUSO. Il nuovo e sorprendente trequartista… Suso è già una vittoria per Giampaolo? «Il calcio non è soltanto un parere tecnico, ho allenato Suso e ho espresso un parere tecnico. Ha giocato sempre esterno e nella visione di tutti è un esterno. Anche io all’inizio avevo qualche dubbio, ma Suso mi ha dato ampie disponibilità, ha fatto cose egregie dietro alle punte. I campioni forti offensivi possono giocare ovunque. Avrei cambiato il sistema di gioco in funzione di Suso, ma lui non ha mai fiatato, non si è mai rifiutato di giocare nel suo nuovo ruolo. Sono felice che resti ma il mercato non è chiuso e può succedere di tutto…».

SUPER-MILAN. Giampaolo, quindi, pretende di vedere il miglior Milan già oggi a Udine. «La mia squadra deve essere competitiva, non ci sono scuse – ha detto con grande convinzione – Scendono in campo undici giocatori veri. Le partite si disputano anche sulla voglia di vincere e si va oltre gli aspetti tecnico tattici. Giocano quelli che stanno meglio sul piano fisico e delle conoscenze collettive. Magari non saranno subito titolari elementi di livello ma di cui oggi non conosco ancora la condizione. Bennacer non stava male quando è arrivato, ha lavorato a casa, a Udine può fare uno spezzone di partite, ci sarà modo di inserire tutti gli altri. Abbiamo la necessità di considerare tutti nel nostro progetto»

Marco Giampaolo, si sa, è un tipo molto deciso e preciso. Senza tanti «se» e altrettanti «ma» il neo-tecnico rossonero ha deciso, senza bisogno di consultazioni e votazioni, chi sarà il rigorista principe del suo Milan. «Non ci sono dubbi, Piatek – ha ammesso in conferenza stampa – Perché? Perché, comunque, il rigorista deve essere un attaccante. E poi ci sono stati casini con i rigoristi al Milan negli anni passati… ». Quindi dopo un lungo periodo di confusione, non ci saranno più discussioni in campo. Negli ultimi due anni Kessie era diventato il battitore numero uno dal dischetto. Con Rodriguez suo «vice». Ma, in realtà, in campo si è assistito a equivoci e qualche «siparietto » abbastanza stucchevole. Come quando Higuain, nella gara d’andata a San Siro contro la sua Juve, aveva letteralmente «strappato» il pallone dalle mani di Kessie per battere e sbagliare un rigore clamoroso. Un episodio negativo sotto tutti i punti di vista. Anche perché i bianconeri erano in vantaggio di un solo gol e restava ancora tutta la ripresa per tentare di recuperare il pareggio (0-2 per la Juventus). INTENSITÀ. Come è noto Giampaolo è metodico, intenso, cura tutti i particolari. A maggior ragione dopo aver notato che gli ultimi «score» del Milan sui calci piazzati non sono decisamente positivi. In quest’ultimo periodo è aumentato il tempo dedicato a calci d’angolo, punizioni e, ovviamente, rigori. Soprattutto dalla bandierina, nonostante l’abilità balistica di Çalhanoglu e Suso, il Milan ha spesso commesso errori assai gravi che, in non pochi casi, hanno addirittura favorito le ripartenze degli avversari con conseguenti gol subiti (Milan-Udinese 1-1, Parma- Milan 1-1) che hanno impedito la conquista di punti fondamentali per la zona Champions League.