Emorragia cerebrale, come avviene: l’ictus che ha colpito Lele dei Negramaro

Le cause che possono portare a una emorragia cerebrale sono diverse, ma ciò che le accomuna tutte è la presenza di alterazioni a livello dei piccoli vasi cerebrali. Il danno cerebrale nell’ictus emorragico è causato solitamente dalla rottura di un vaso arterioso e dal conseguente stravaso di sangue nel tessuto cerebrale. Le emorragie cerebrali sembrano essere profondamente correlate a ipertensione arteriosa, che può causare la rottura della parete vasale.

Ore terribili per il gruppo italiano dei Negramaro: il chitarrista della band, Emanuele “Lele” Spedicato è stato immediatamente portato e ricoverato in ospedale, oggi lunedì mattina in gravi condizioni nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce in seguito a un’emorragia cerebrale. Il musicista, 38 anni, è in sala operatoria per un delicato intervento chirurgico.

Stando alle notizie ufficiali che si sono diffuse, Spedicato è stato colto da malore nella sua casa in Salento. La moglie Clio ha dichiarato ai sanitari del pronto soccorso di averlo trovato nei pressi della piscina privo di sensi. Portato in ambulanza dai sanitari del 118 al pronto soccorso del Vito Fazzi, è stato sottoposto a esami radiologici che hanno evidenziato un’emorragia cerebrale in atto.

Al momento dall’entourage della band e dai profili social di Giuliano Sangiorgi e compagni non trapelano informazioni.

Un ictus cerebrale può colpire chiunque, in qualsiasi momento. L’ictus cerebrale (chiamato anche colpo apoplettico, insulto apoplettico, apoplessia) è un evento drammatico per chi lo ha subito e anche per i suoi congiunti. In pochi minuti una persona prima sana e vitale si ammala molto gravemente. Le conseguenze dell’ictus cerebrale, come ad esempio paralisi, disturbi del linguaggio o depressioni reattive, cambiano radicalmente tutta la situazione della vita di molti pazienti e dei loro famigliari.

 Nelle prime ore e nei primi giorni dopo l’ictus cerebrale al centro dell’attenzione c’è l’assistenza medica ottimale. Ma presto i pazienti ed i loro congiunti si pongono delle domande che vanno oltre la situazione attuale all’ospedale: guarirò perfettamente? D’ora in poi dovrò vivere con una menomazione? Potrò tornare a casa? Cosa avverrà poi? Con questo opuscolo ci proponiamo di spiegarle che cosa succede dopo un ictus cerebrale e come si svolgerà il ritorno alla vita di tutti i giorni. Tra l’altro verrà a sapere quali persone competenti la assisteranno, quali mezzi ausiliari sono a sua disposizione e dove potrà rivolgersi per avere consigli, aiuto e sostegno.

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 Perciò alla fine dello stesso trova indirizzi di organizzazioni d’assistenza e di fonti d’informazione che potranno esserle d’aiuto se ha delle domande e in caso di difficoltà. Può e deve discutere i suoi problemi anche col medico curante. Non esiti a fare domande e chiedere informazioni. Abbia il coraggio di affrontare in modo attivo il periodo della sua vita successivo all’ictus. Anche dopo l’ictus la vita è degna di essere vissuta e offre più della sola sopravvivenza. Come sarà la sua vita non dipende solo dalla malattia. Con un atteggiamento positivo, volontà e costanza potrà contribuire notevolmente a ricuperare le funzioni corporee perdute ed a vivere in modo positivo la quotidianità.

Come succede l’ictus cerebrale Il cervello regola e controlla tutte le funzioni dell’organismo. A tal fine gli occorrono grandi quantità di energia, che gli sono fornite col sangue sotto forma di zucchero e di ossigeno. Il cervello non può praticamente immagazzinare energia e perciò dipende da un apporto permanente di sangue. Se esso viene interrotto in seguito a un ictus le cellule cerebrali muoiono in pochi minuti.

Ogni zona del cervello ha un determinato compito. Se una parte del cervello è lesa vengono a mancare le funzioni da essa regolate. Se sono colpite cellule della corteccia cerebrale motoria si verificano delle paralisi e per esempio una difficoltà di deambulazione. Se sono lese cellule cerebrali della corteccia visiva possono conseguirne dei disturbi della vista. E se è colpito il centro del linguaggio si manifestano disturbi del linguaggio e dell’articolazione delle parole.

Diagnosi dell’ictus cerebrale In caso di sospetto di ictus cerebrale si cercano anzitutto i sintomi tipici della malattia quali turbe della coscienza, paralisi o difficoltà a parlare e si domanda ai congiunti o ad altre persone che cosa hanno osservato. Se lo stato del paziente è critico si prendono subito dei provvedimenti per mantenerlo in vita, specialmente assicurando la respirazione e stabilizzando la circolazione. Poi si deve accertare se l’ictus è stato causato da un infarto cerebrale ischemico o da un’emorragia cerebrale. In questa fase si impiegano diversi metodi diagnostici: • Tomografia computerizzata (TAC) / tomografia per risonanza magnetica (MRI): visualizzazione per sezioni del cervello e dei vasi sanguigni cerebrali • Ultrasuoni / sonografia Doppler: esame del flusso del sangue nei vasi sanguigni e nel cuore • Angiografia: rappresentazione in immagini dei vasi sanguigni cerebrali • Elettrocardiogramma (ECG): registrazione dell’attività cardiaca • ECG di lunga durata: registrazione del ritmo cardiaco per un determinato lasso di tempo • Radiografie, per esempio del torace • Esami di laboratorio, per esempio dei valori relativi al sangue e di quelli che indicano l’attività dei reni e del fegato

Terapia dell’ictus cerebrale in fase acuta Nell’infarto cerebrale ischemico si dispone di una possibilità di terapia chiamata trombolisi, in cui si iniettano direttamente nel circolo sanguigno dei medicamenti che disgregano il coagulo e possono ripristinare il flusso del sangue. Se la trombolisi ha successo le paralisi e altre conseguenze dell’ictus cerebrale possono in massima parte regredire. Nel migliore dei casi scompaiono completamente. Però la trombolisi può essere efficace soltanto se la si effettua entro poche ore dall’inizio dei sintomi. Trascorse 4 ore e mezza questa terapia è possibile solo in determinati casi. Nelle occlusioni vasali di dimensioni notevoli anche i cosiddetti trattamenti meccanici (endovascolari) possono essere molto efficaci. In questo caso si introduce un catetere nel vaso sanguigno colpito, disciogliendo così il coagulo. Purtroppo sono ancora molti i pazienti che arrivano troppo tardi all’ospedale e non possono beneficiare della trombolisi. La Fondazione Svizzera di Cardiologia si è prefissa il compito di informare ripetutamente la popolazione in merito ai sintomi d’allarme e alla reazione rapida in caso di sospetto di ictus cerebrale. Già nei primi giorni si prendono delle misure per scongiurare il pericolo di un nuovo ictus cerebrale o di altre complicazioni come una polmonite. Anzitutto si tratta di regolare in modo ottimale i parametri della circolazione (valori della pressione, della glicemia, dei lipidi sanguigni, tasso dell’ossigeno) e cercare le cause dell’ictus, che può essere dovuto per esempio a un’aritmia (fibrillazione atriale) o ad ostruzione a livello delle carotidi (arterie del collo). Medicamenti speciali impediscono l’aggregazione delle piastrine o inibiscono la coagulazione del sangue affinché non si formi un altro coagulo. Già in questa fase iniziano inoltre delle misure di riabilitazione quali la fisioterapia e la logopedia.[/read]