Tumore del pancreas inoperabile: debellato con tecnica mininvasiva e non chirurgica

Umbria, ospedale di Terni l’ire. E qui che per la prima volta è stata effettuata un’ultima tecnica che è riuscita a debellare il tumore al pancreas inoperabile, il quale non aveva dati i risultati con la terapia oncologica convenzionale.

A riuscire nell’intento è stata l’équipe e patologia gastroenterologia, coordinata da Mariano Quartini.

Il tutto è stato eseguito con anestesia generale senza alcuna complicanza della nota in un’azienda, la persona sottoposta a questo intervento è stata dimessa dopo quarantott’ore Il sistema usato è stato quello dell’elettroporazione irreversibile (Ire), un’ablazione non termica di formazioni tumorali, che attraverso impulsi elettrici della durata di alcuni microsecondi, tramite l’utilizzazione di più aghi, in questo caso cinque, altera in modo permanente le membrane delle cellule, causandone la morte.

EPIDEMIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIO

Il carcinoma pancreatico presenta un basso tasso di incidenza in quasi tutte le popolazioni e pertanto viene considerato un “cancro orfano”. Questa patologia sarebbe di scarso interesse se il tasso di mortalità non fosse così elevato. Inoltre, poiché il tasso di mortalità si avvicina a quello di incidenza, il cancro pancreatico (CP) rappresenta la quarta o quinta causa più comune di morte per tumore, nella maggior parte dei Paesi occidentalizzati. Alla fine degli anni ’90, la stima del numero di tumori pancreatici in tutto il mondo era di 110.000. Purtroppo, la maggior parte dei pazienti affetti da questa patologia muore a causa della malattia e, per coloro che sopravvivono più a lungo, una diagnosi errata può essere un problema . Grazie alla chirurgia, circa il 20% dei pazienti sopravvive a 5 anni, ma solo il 20% dei pazienti può essere sottoposto alla resezione del pancreas.

Fattori demografici

Nei Paesi occidentali, l’età media dei pazienti alla diagnosi è di circa 70 anni e, come per quasi tutti gli altri tumori diagnosticati in età adulta, i tassi di incidenza e mortalità sono fortemente in relazione all’età. Solo circa il 5-10% dei pazienti sviluppa il cancro al pancreas prima dei 50 anni. Questo gruppo potrebbe però comprendere pazienti affetti da un disturbo genetico congenito. La probabilità cumulativa di sviluppare un tumore del pancreas nell’arco della vita è di circa l’1% negli uomini ed un po’ più bassa nelle donne. Sembra ci sia correlazione minima, se non nessuna, con fattori di rischio ormonali legati al sesso , mentre il fumo è il principale fattore responsabile per gli elevati tassi osservati nella popolazione maschile.

Sono state riscontrate notevoli differenze razziali nella frequenza di cancro del pancreas, con percentuali sensibilmente superiori nei neri rispetto ai caucasici, mentre le percentuali più basse sono state registrate in alcune popolazioni asiatiche. I motivi non sono chiari: le differenze nel numero di fumatori non spiegano l’elevato tasso di tumore pancreatico nei neri, tuttavia ci potrebbero essere differenze genetiche in relazione alla razza nel processo di detossificazione delle sostanze carcinogeniche prodotte dal tabacco. Un altro fattore importante potrebbe essere l’elevata prevalenza di insufficienza di vitamina D nella popolazione nera.

Distribuzione globale

La distribuzione del cancro pancreatico mostra una curiosa distribuzione geografica, con tassi più alti osservati man mano che ci si allontana dall’equatore. Ciò potrebbe essere correlato ai bassi livelli di vitamina D, fortemente legato all’esposizione alla luce del sole e ai raggi ultravioletti . I tassi di mortalità in Italia sono intermedi rispetto agli altri Paesi europei con la presenza di variazioni tra Nord e Sud, più elevati nell’Italia settentrionale, intermedi nell’Italia centrale e bassi nell’Italia meridionale.

Time trend

Con l’aumentare della durata della vita, la frequenza assoluta di questa patologia è destinata ad aumentare. Questo avviene soprattutto in Cina, India e nelle Regioni asiatiche dove le popolazioni stanno invecchiando. Un altro fattore che porta ad un aumento del numero di casi in queste regioni è che, al contrario dei Paesi occidentali, sempre più persone iniziano a fumare. In Italia, mentre i tassi standardizzati per età sono stati relativamente stabili negli ultimi 20 anni, il numero di morti è raddoppiato a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Fumo

L’associazione tra fumo e cancro del pancreas è stata dimostrata da quasi tutti gli studi pubblicati a partire dal 1966 . Sebbene tale associazione non sia così forte come per il cancro del polmone, in cui vi è contatto diretto tra tessuto polmonare e prodotti del tabacco, il fumo di sigaretta è responsabile di circa il 70-100% di aumento del rischio di cancro pancreatico. Il fumo rimane un fattore di rischio modificabile: dopo aver smesso di fumare, il rischio diminuisce gradualmente, senza però ritornare ai livelli di base prima di almeno dieci anni. Anche il tabacco da pipa e sigari aumenta il rischio di tumore pancreatico e recenti studi hanno indicato anche il tabacco da masticare come fattore di rischio. Sulla base della frequenza del fumo nella popolazione, il rischio attribuibile a questo fattore di rischio (cioè la riduzione complessiva delle percentuali di tumore pancreatico se il fumo fosse completamente eliminato) è di circa il 25%.

Alcool

L’alcool è un noto fattore di rischio per tumori insorti in diversi organi, compreso l’esofago ed il fegato, ma può essere un fattore di rischio anche per cancro del pancreas? Poiché esiste una forte relazione tra fumo ed alcool, ogni rischio attribuito/correlato all’alcool può essere causato da fattori di confondimento legati al fumo. La maggior parte degli studi non hanno evidenziato una relazione tra alcool e tumore pancreatico o solo una lieve associazione probabilmente dovuta a fattori di confondimento da parte del fumo. In una recente analisi di 14 studi è stata riscontrata solo una bassa associazione per i soggetti appartenenti alla categoria di consumo più elevata di alcool, e solo nelle donne .

Alimentazione

Esistono naturali differenze nelle abitudini alimentari a livello regionale e nazionale, per cui spesso si tende ad attribuire all’alimentazione parte delle differenze osservate nella frequenza di questa patologia tra i diversi Paesi. E’ comunque difficile definire un legame tra alimentazione e cancro a causa di problemi metodologici nella raccolta e valutazione delle informazioni sulle abitudini alimentari. In studi di coorte, le informazioni di tipo alimentare raccolte prima della comparsa dei sintomi si sono dimostrate migliori rispetto agli studi caso-controllo. Tuttavia, negli studi di coorte, non è stato dimostrato che l’alimentazione sia costante nell’intervallo di tempo che intercorre tra la raccolta dei dati e la diagnosi del tumore. Diversi studi suggeriscono che monitorando il consumo calorico complessivo e/o l’obesità si può prevedere l’insorgenza del tumore pancreatico. Il meccanismo può essere costituito dall’insorgenza diretta o indiretta del tumore per mezzo di un legame tra obesità e risposte infiammatorie. E’ stato più difficile trovare un particolare responsabile tra i tanti e diversi prodotti alimentari. Ad esempio, un elevato contenuto glicemico causato da eccesso di carboidrati non sembra portare a questa patologia. Una maggiore assunzione di proteine è stata considerata un fattore di rischio in alcuni studi, ma non ha trovato conferma in altri.

Sembra che i flavonoidi, antiossidanti naturali ampiamente presenti nelle piante, riducano il rischio di alcuni tumori. Non ci sono evidenze sufficienti che dimostrino che questi possono agire come fattori di protezione alimentare nel CP.
Negli Stati Uniti, circa la metà della popolazione adulta consuma vitamine supplementari. Queste sostanze od altri micronutrienti possono avere un ruolo nel ridurre il rischio di cancro del pancreas? Diversi studi hanno esaminato i folati, che possono svolgere un modesto ruolo di protezione, in particolare nei fumatori . Anche la vitamina D può proteggere contro il tumore del pancreas per il suo ruolo di supporto nel metabolismo del calcio od attraverso altri meccanismi. E’ difficile una valutazione precisa del ruolo della vitamina D, per la possibile interferenza con la luce del sole e con l’alimentazione; tuttavia, alcuni studi sostengono un suo effetto protettivo.
Secondo alcuni ricercatori un altro micronutriente, la metionina, potrebbe avere un ruolo protettivo contro il tumore pancreatico. La metionina, un aminoacido essenziale che contiene zolfo, è presente nella carne, nel pesce e nei legumi. L’interazione tra metionina ed altri componenti alimentari come i folati, può ridurre ancor più il rischio di questo tipo di tumore.