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L’ex terzino bianconero Fabio Grosso è stato esonerato in Svizzera dal Sion che l’aveva ingaggiato ad agosto, dopo che la squadra, all’ultimo posto in classifica insieme al Vaduz, con 22 punti in classifica raccolti in 23 gare, ha incassato due ko di fila.

Il club ha sottolineato che contro il Losanna verrà trovata una “soluzione interna” e che “da lunedì inizierà la ricerca del nuovo allenatore”. Un esonero che arriva dopo quello della passata stagione in Serie A al Brescia, quando, da subentrato, durò solo 3 gare, con altrettante cadute e proteste dei tifosi. Nel 2018/19, aveva guidato il Verona in B, fu esonerato poco prima dei playoff (poi vinti dal sostituto Aglietti). Dopo l’esperienza alla guida della Primavera Juventus, il campione del mondo di Germania 2006 aveva esordito in B, al Bari, nel 2017/18: la squadra pugliese fu portata fino ai playoff dove però venne eliminata al 1° turno dal Cittadella.

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Benedetto da Andrea Pirlo e dalla Juventus tutta, il rientro di Alvaro Morata per Dejan Kulusevski ha anche un risvolto negativo. Ma al tempo stesso lo svedese ne beneficerà ancora di più di molti dei suoi compagni.

Il paradosso si spiega facilmente: senza Morata (e senza Dybala), nell’ultimo periodo forse soltanto Cristiano Ronaldo ha avuto maggior certezza di giocare dell’ex Parma, titolare nelle ultime quattro partite e in sette delle ultime otto, come non gli era ancora successo in questa stagione. E a tutti i calciatori piace giocare titolari, cosa che Kuluesvski farà un po’ meno con il pieno recupero di Morata prima e Dybala poi. Tutti però hanno anche bisogno di riposare e questo allo svedese farà bene: d’accordo che ha 20 anni e doti atletiche fuori dal comune, ma giocare nella Juventus comporta anche un dispendio di energie mentali a cui non era certo abituato.

Non è però la possibilità di tirare il fiato il principale effetto positivo che il ritorno di Morata avrà su Kulusevski. Con lo spagnolo in campo, lui potrà abbandonare quel ruolo di attaccante in cui Andrea Pirlo ha dovuto adattarlo per necessità (e sarà ancora così stasera). Più tecnico e più forte fisicamente di Federico Chiesa, dunque più adatto ad affrontare quelle situazioni di corpo a corpo in spazi stretti, magari anche spalle alla porta, in cui si trova spesso un attaccante e che avrebbero penalizzato l’ex viola, è stato la scelta più naturale. Più naturale tra quelle a disposizione del tecnico, s’intende: perché per quanto abbia cercato di dare il massimo con grande applicazione e senza sfigurare, è apparso evidente che quello di attaccante non è il suo ruolo, men che mai con una punta atipica come Ronaldo accanto. E già contro lo Spezia Kulusevski è stato subito rivitalizzato, assieme a tutta la squadra, dall’ingresso di Morata che lo ha riportato in una posizione più consona alle sue caratteristiche.

Ma qual è il vero ruolo di Kulusevski? Domanda a cui è più difficile rispondere e, considerato che si parla di un giocatore di 20 anni, alla seconda stagione non solo in Serie A ma in assoluto tra i professionisti, è anche abbastanza normale che sia così. Nella scorsa stagione nel Parma si è affermato da attaccante esterno, libero di svariare e di sfruttare gli ampi spazi in cui i gialloblù, aspettando gli avversari, riuscivano ad attaccare Spazi che giocando nella Juventus si restringono molto: di solito sono gli avversari ad aspettare i bianconeri. Questo, assieme alla diversa pressione, ha creato qualche difficoltà a Kulusevski dopo l’inizio brillante, ma il ruolo in cui può esprimersi al meglio in bianconero è quello in cui ha giocato, finché l’emergenza non lo ha spinto in avanti: esterno dalla parte del terzino che sale, dunque con licenza, anzi compito, di accentrarsi in fase offensiva seguendo l’istinto.

Meglio a destra, da dove può portarsi la palla sul sinistro. In quel ruolo si troverà a dover fronteggiare la concorrenza di McKennie e Ramsey, più solido in fase difensiva il primo e più portato al palleggio il secondo, più pericolosi negli inserimenti senza palla entrambi. A entrambi però Kulusevski è superiore per dribbling, tiro e capacità di strappare palla al piede. Starà e Pirlo scegliere di volta in volta. Lo svedese potrà comunque ritagliarsi spazio anche da esterno puro in modo da far rifiatare Chiesa: la fluidità delle posizioni è una caratteristica della fase offensiva bianconera e dunque anche da ala avrà occasione di accentrarsi. In entrambe le posizioni avrà comunque spazi maggiori e molte più occasioni di giocare fronte alla porta. Pazienza per qualche partita in meno, se in quelle che giocherà potrà essere il miglior Kulusevski.

Nicolò Fagioli, ventenne dameno di un mese, potrebbe avere la chance di scendere in campo questa sera. E i tifosi della Juventus sono in fibrillazione. Strano caso quello della tifoseria bianconera, abituata a sognare e sperare che il club non lesini sul calciomercato, ma ora spera con tutte le sue forze che Pirlo dia fiducia a Fagioli, ragazzino cresciuto nel vivaio da quando aveva 15 anni, battezzato da Allegri («Ha tempi di gioco eccezionali») e cresimato da Pirlo («Ha il calcio in testa e può diventare un buon regista»).
Finora Fagioli ha giocato contro la Spal in Coppa Italia, partedo dal primo minuto (prestazione brillante, anche se l’impegno era relativamente semplice). E poi ha collezionato 20 minuti contro il Crotone: altra ottima impressione, sia per tecnica che per personalità.

Ha stupito, per esempio, la sua capacità di smarcarsi e offrire linee di passaggio ai compagni, per per ricevere e smistare. Va detto che anche contro il Crotone, Fagioli è entrato quando il risultato era consolidato e la partita era meno difficile che nella parte iniziale, ma è rimasto negli occhi il suo modo di stare in campo, senza timidezze e con idee chiare.
Pirlo lo sta gestendo. Non è certo un allenatore che tarpa le ali ai giovani e la storia di questa stagione è lì a testimoniarlo, il fatto che stia dosando Fagioli fa parte di un percorso che Pirlo ha in mente per lui.

La Juventus ci crede, lo ha fatto crescere, non lo ha prestato per farlo maturare altrove, ma lo ha tenuto nell’ambiente bianconero. Lui, da parte sua, ci ha messo molto impegno e serietà. Quella che aveva dimostrato nella sua prima intervista a Tuttosport nell’aprile del 2018, quando già si parlava di lui come di un predestinato. Era nell’Under 17 e racconatava: «Il mio idolo da bambino era Del Piero, oggi è Dybala. Sono sempre stato juventi no, come mio padre e mio nonno paterno, mentre quello materno è toscano e tifa per la Fiorentina. Una delle cose che mi ripeto più spesso è “Fino alla fine” e “Vince re non è tutto: è l’unica cosa che conta”. il momento più bello è stato il mio primo allenamento con la prima squadra. Mi ricordo Higuain e Dybala che durante il torello mi dicevano: vai, dimostra personalità, credici! Consigli che ho seguito. Il sogno, adesso, è un gol in Champions League, anche se gli assist mi danno più soddisfazione».

L’emergenza continua di questa folle stagione potrebbe aprirgli la porta della prima squadra. Curiosamente, anche l’ultima volta che un centrocampista del vivaio ha trovato spazio , la Juventus era in una situazione difficile. Per la precisione era in Serie B e Didier Deschamps (un altro grande centrocampista diventato allenatore) lanciava in prima squadra tale Claudio Marchisio, che oggi è uno dei primi tifosi di Fagioli e stasera, davanti alla tv, farà il tifo per vederlo in campo.

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