Formigoni sta male. Non può rimanere in carcere

Ci giungono notizie infauste dal carcere di Bollate. Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia, non se la passa affatto bene. Dietro le sbarre da quasi due mesi per scontare una pena di 5 anni e 10 mesi per corruzione, il settantunenne in un primo momento ha affrontato la detenzione con serenità ed addirittura ottimismo. Tuttavia, negli ultimi giorni egli appare sempre più stanco e provato. Chi ha modo di incontrarlo di frequente ci riferisce che, nonostante l’ex politico mantenga un atteggiamento dignitoso e non si pianga mai addosso, cercando persino di dissimulare la sua sofferenza fisica ed emotiva al fine di non pesare su chi gli sta vicino, è facile accorgersi che il suo spirito oggi è del tutto mutato.

Formigoni è stato accolto con amore dagli altri carcerati, che lo chiamano con riguardo «presidente ». Ed egli stesso, che si trova in cella con tre condannati, legge ogni dì i quotidiani e li passa ai compagni commentando poi con loro le notizie di stretta attualità. È un modo per non perdere i contatti con il mondo esterno, per restare nella realtà. Sebbene Formigoni sia integrato nella comunità detenuta, l’esistenza in gattabuia non è mica un bel vivere, tanto più quando hai già compiuto i settant’anni. La galera non dovrebbe ospitare anziani, posto che la stessa Costituzione prevede che la pena sia umana nonché la sua finalità rieducativa. Anche l’art. 47 dell’ordinamento penitenziario specifica che la persona che abbia compiuto i settant’anni possa scontare la condanna ai domiciliari, ossia nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora.

LA “SPAZZACORROTTI” Eppure nei confronti dell’ex presidente lombardo c’è stata una sorta di accanimento, che non possiamo fare a meno di rilevare: è stato ritenuto reo dai giudici di corruzione, anche se non è stato trovato il corpo del reato, ossia il grano, o comunque la contropartita che il soggetto ha potuto ricevere in cambio di vantaggi concessi all’altra parte, ci rifiutiamo di reputare che un giro in barca, come pure una vacanza intera su uno yacht, in mezzo ai paparazzi pronti a carpire la consumazione del delitto, possa costituire il compenso che il politico abbia richiesto e ottenuto, la prova infallibile della sua disonestà.

Formigoni, inoltre, è stato sbattuto al fresco sulla base di una legge, la cosiddetta “spazzacorrotti”,che ha esteso pure agli ultra settantenni giudicati colpevoli di corruzione l’obbligo di scontare la punizione in carcere e non ai domiciliari, così come previsto dall’ordinamento. Codesta norma, approvata nel 2018, è stata applicata però dai magistrati retroattivamente, in violazione dell’articolo 25 della Costituzione in base al quale «nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso». La richiesta dei domiciliari avanzata dagli avvocati dell’ex governatore è stata bocciata  poco più di due settimane fa, estinguendo le ultime speranze dell’uomo. E questa è un’altra stranezza. È evidente che esista un conflitto normativo ancora da chiarire e che tiene incatenato alle sbarre un individuo il quale dovrebbe vivere questi ultimi anni della sua esistenza, che noi gli auguriamo siano decenni, in un ambiente consono e non in una cella fredda, umida ed angusta.

I NUMERI Gli ultimi dati disponibili e risalenti al 2017 attestano che i detenuti over 70 in Italia sono quasi 800 (inclusi soggetti nati negli anni 30 del secolo scorso), numero che è lievitato in modo vertiginoso nell’ultimo decennio fino a raddoppiare e che continua a crescere, anche per effetto dell’invecchiamento generale della popolazione. Ci si domanda perché le misure alternative alla detenzione, compresi gli arresti domiciliari, non vengano concessi sebbene lo stabilisca la legge. Queste persone –preme sottolinearlo – non scontano ergastoli, ma è come se di fatto fossero castigate al carcere a vita, ossia fino al decesso. Poiché se già la terza età è dura, faticosa, piena di acciacchi, codesti patimenti si acuiscono quando si permane lontani dagli affetti, privi di libertà, di assistenza, di amore e di sicurezze nelle quali gli anziani cercano rifugio e conforto. Dovremmo avere sete di giustizia, invece spesso ci dimostriamo bestie affamate di giustizialismo, che altro non è che giustizia spogliata di umanità e di buonsenso, tracimata infine nel suo esatto opposto.