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Riecco il reietto Radja. Sei giorni dopo lo stop per motivi disciplinari, Fin- ter arruola nuovamente Nainggolan. Il 30enne centrocampista belga, assente mercoledì sera nella vittoria all’ultimo chilometro contro il Napoli, ci sarà oggi pomeriggio a Empoli. Titolare subito? Panchinaro? Si vedrà. Spalletti è seriamente tentato di ributtarlo subito dentro, ma quello che conta è che alle 15 il Ninja avrà comunque addosso la maglia nerazzurra numero 14. «Nainggolan torna a disposizione – ha detto Luciano Spalletti -, poi valuterò bene. È passato poco tempo dalla partita con il Napoli e qualche cosa cambierà dalla formazione precedente. E lui sta dentro le valutazioni come tutti gli altri». Per Radja, insomma, c’è subito la chance per provare a spingere un po’ più in là gli ultimi, burrascosi giorni passati nelle quattro mura nerazzurre. L’a.d. per l’area sportiva Beppe Marotta d’altronde è stato chiaro parlando la notte di Santo Stefano: «Il giocatore non va messo sul banco degli imputati: ha sbagliato, la società è stata vigile e ha preso provvedimenti. Il caso è chiuso». Radja si è sempre allenato con la squadra, è andato allo stadio per la partita contro Ancelotti, e adesso può già ripartire.

CONSEGUENZE Ma le scorie di questo periodo non felice saranno comunque tante nella testa di Nainggolan. Che dal derby di domenica 21 ottobre, giorno del maledetto infortunio alla caviglia in un duello da uomini duri con Lucas Biglia, ha giocato soltanto 254 minuti. E non troppo bene per la verità, anche per la fretta di tornare nel cuore del motore dell’Inter per le partite chiave e per una condizione fisica mai al top. Come se non bastasse, poi, accanto a partite non indimenticabili c’è stata l’escalation di guai che ha segnato la seconda metà di dicembre. Prima la notizia della passione per i tavoli dei casinò con perdite importanti e annessa truffa degli assegni clonati; poi i ripetuti casi di scarsa professionalità che hanno fatto emergere il pugno duro del club, cioè la «squalifica» del 23 pomeriggio arrivata dopo l’ennesimo ritardo agli allenamenti; infine i messaggi audio iniziati a girare sui social la mattina di Natale in cui il Ninja parla di una presunta voglia di riabbracciare la Roma («Mamma mia, sto facendo un macello qua… Voglio tornare») sfruttando anche l’amicizia con Francesco Totti.

OBIETTIVO II 24 e il 25, insomma, sono stati piuttosto indigesti per la famiglia Nainggolan (da registrare anche lo sfogo della moglie Claudia, minacciata e insultata con le due fighe via social), ma Capodanno potrebbe essere molto, ma molto migliore. Di certo Radja gode di un ottimo punto di partenza. L’Inter, al di là del «caso chiuso» citato da Marotta, non ha infatti intenzione di privarsi del gioiello del mercato estivo, «voluto da tutti» (come detto da Spalletti) e costato 39,2 milioni, nei quali è compreso pure il sacrificio di Nicolò Zaniolo. La Ninjate nerazzurre fin qui sono state importanti, ma il club del presidente Steven Zhang ha dimostrato di avere carattere e vuole colmare il gap con la Juve anche con il contributo di Radja Nainggolan. Che già contro l’Empoli – contro cui ha perso soltanto in Serie B, quando giocava con il Piacenza – deve tornare subito a essere l’uomo squadra di cui ha grande bisogno l’Inter di Spalletti. Perché da qui in avanti di lui parli soltanto il campo.

Tira aria di trappolone intorno all’Inter. Alle incognite date dall’ultima partita dell’anno (pronta la diaspora verso Dubai e Maldive di gran parte della truppa, con partenza direttamente dal Castellani senza passare da Milano), vanno infatti aggiunte – come peraltro sottolineato da Luciano Spalletti – le scorie per quanto accaduto tutto intorno alla gara con il Napoli ma pure il comprensibile senso di appagamento per aver vinto un big match costato lo spreco di tante energie fisiche e mentali. In tal senso è fresco il ricordo di quanto accaduto a Bergamo (ultima gara prima della sosta novembrina di campionato) dopo l’1-1 a San Siro in Champions con il Barcellona. Perché è vero che l’Empoli non è l’Atalanta, però Beppe Iachini è un allenatore che sa come dare scacco all’Inter, come provano le due vittorie da lui ottenute sui nerazzurri un campionato fa come tecnico del Sassuolo.

Tutti ingredienti che hanno portato Spalletti a drizzare le antenne. «È chiaro che dovrò cambiare qualcosa dopo una gara intensa come quella di mercoledì», ha sottolineato l’allenatore. Per questo è atteso almeno un cambio per ruolo: Vrsaljko è favorito nel ballottaggio su D’Ambrosio (più difficile che possa giocare Miranda che ha sulle gambe appena un paio di allenamenti in gruppo), mentre Politano, Keita e Perisic lottano per due maglie – attenzione però alla sorpresissima, visto che il croato è stato pure provato come mezzala – mentre a centrocampo potrebbe esserci il rientro in grande stile tra i titolari di Radja Nainggolan che si gioca una maglia proprio con Perisic.

Spalletti che dovrà fare a meno del suo faro (Brozovic, squalificato dopo l’ammonizione rimediata col Napoli), per provocare un elettroshock positivo nel cuore del ring potrebbe puntare sul sentimento di rivincita del Ninja che, dopo l’esclusione per scelta societaria di metà settimana, schiuma rabbia e voglia di rivalsa, oppure sugli stimoli di un Perisic chiamato a essere ancor più nel vivo del gioco. Più probabile, ovviamente, che il tecnico vada sul sicuro con Nainggolan, giocatore sempre considerato architrave del suo progetto. Rimetterlo nel motore restituirebbe un’arma preziosissima all’Inter: nelle ultime due gare in cui il belga è stato assente – con Udinese e Napoli – l’Inter infatti ha creato, grazie al movimento di Icardi, situazioni alquanto interessanti in mezzo all’area dove però si è presentato Borja Valero che ha molte qualità nel suo bagaglio tecnico ma che non è esattamente uno stoccatore. Il cecchino per antonomasia, ovvero Mauro Icardi, sarà regolarmente al centro dell’attacco.

Non una bella notizia per l’Empoli, considerato che nelle ultime due sfide al Castellani c’è stato un solo nome alla voce marcatori: l’argentino ha infatti deciso tanto l’1-0 per l’Inter del 6 gennaio 2016, quanto il 2-0 datato 21 settembre dello stesso anno. Maurito ha un motivo in più per cercare di tornare al gol dopo il digiuno col Napoli, ovvero avvicinare ulteriormente Christian Vieri nella classifica all-time di marcatori nell’Inter dove i due sono ormai divisi da appena tre reti, 120 contro 123. Avrà la fascia di capitano, Icardi, nonostante la proposta del sindaco Sala fosse stata accorta positivamente in famiglia («Mauro sarebbe contento di lasciare la fascia ad Asamoah», le parole di Wanda Nara a Tiki Taka). In proposito, Spalletti è stato chiaro riferendosi all’abbraccio di Icardi a Koulibaly, scelto dal club come icona della campagna anti-razzismo a tinte nerazzurre: «Il nostro capitano ha fatto vedere nel finale di partita la nostra idea e il comportamento in generale che va tenuto in campo con gli avversari». Di certo, almeno dall’inizio, con Icardi non ci sarà LautaroMartinez, come ribadito ieri dall’allenatore dopo quanto detto al termine della gara con il Napoli: «Bisogna valutare quanto si riesce a mettere dentro una partita e gli equilibri di squadra».

A rendere ancor più frizzante l’atmosfera intorno all’Inter quanto scritto da As che, riprendendo TeleMadrid, ha sparato la notizia che Luka Modric ha rifiutato la prima proposta di rinnovo da parte del Real Madrid perché seriamente tentato dall’offerta di un biennale da 10 milioni da parte di Suning che avrebbe pure garantito all’entourage del Pallone d’Oro un pensionamento dorato allo Jiangsu dopo le due stagioni in nerazzurro. Real che, in assenza di rinnovo di contratto, sarebbe costretto a scendere a patti con l’Inter per evitare di perdere il giocatore a parametro zero. Sempre dalla Spagna rimbalza la notizia di un nuovo interessamento da parte della Casa Blanca per Icardi che però ha sempre giurato di restare all’Inter almeno finché non avrà vinto qualcosa come capitano.

Oggi (in teoria) si giocherebbe pure una partita ma, come ampiamente previsto, i pensieri di Luciano Spalletti si sono concentrati su quanto fatto da contorno a Inter-Napoli. Disamina che ha avuto una premessa alquanto importante: «Quanto accaduto non ha nulla a che vedere con il risultato della partita. Stiamoci attenti anche perché passa il concetto che a comportarsi così si hanno dei meriti nel risultato. Facciamo attenzione. Quello che è il risultato della partita, se uno la guarda, arriva dopo una gara giocata su livelli importanti, con boati di 70mila persone e in cui non trovo alcun segnale perché la partita, finita così, non sia dipesa solo dal calcio giocato». Premessa che non inficia la dura critica verso chi ha utilizzato lo stadio come cassa di risonanza per la propria idiozia: «È giunto il momento di dire basta ai cori discriminatori e razzisti, all’inneggiare alla tragedia dell’Heysel o di Superga, basta fischiare un giocatore o un allenatore per 90’. Basta all’odio nel calcio. La posizione dell’Inter è abbastanza chiara perché nell’atto costitutivo c’è scritto che noi siamo fratelli del mondo. È chiaro che ora bisogna mettere a posto delle cose, senza però correre il rischio di penalizzare l’80-90% dello stadio costituito da sportivi veri». Interisti che – al momento – saranno penalizzati dalla chiusura di tutto lo stadio stabilita dal Giudice Sportivo per le gare con il Benevento in Coppa Italia e con il Sassuolo in campionato: «Sulla squalifica non entro nel merito, ci sono delle indagini e degli sviluppi di cui si occupa la società. Il dispiacere di non poter giocare davanti al nostro pubblico è tanto, ma se il premio è impegnarsi per vincere questa battaglia lo facciamo volentieri». Oggi intanto saranno solo applausi per Spalletti, che a Empoli è di casa oltre a essere un consigliere molto ascoltato del presidente Corsi (come dimostra la scelta, poi rivelatasi vincente per tornare in Serie A, di affidare la squadra ad Andreazzoli, storico collaboratore dell’uomo di Certaldo). Ora l’avversario sarà Iachini che un campionato fa col Sassuolo ha sconfitto l’Inter all’andata e al ritorno: «Iachini ha addosso quella garra del non dartela vinta mai. Come si è detto prima del Chievo se non saremo bravi a mettere in campo tutte le nostre qualità diventerà complicato e probabilmente questi ultimi episodi, con una persona che ha perso la vita e alla cui famiglia siamo vicini, rimangono un po’ addosso ai ragazzi. Dobbiamo resettare tutto perché c’è bisogno di vincere».

Basta partitissime in notturna, no alla chiusura degli stadi e ai divieti di trasferta. Sono le proposte di Matteo Salvini in seguito ai gravi incidenti che hanno preceduto Inter-Napoli di Santo Stefano: «Chiudere gli stadi e vietare le trasferte condanna i tifosi veri che hanno diritto a seguire la propria squadra e non vanno confuse con pochi delinquenti con il coltello in tasca. E’ una risposta sbagliata. Le partite più a rischio non si giocheranno più in notturna, ma alla luce del sole con elicotteri che possano controllare i delinquenti», dice il ministro degli Interni che sta organizzando insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, un incontro al Viminale per i primi giorni dei nuovo anno. La volontà sarebbe quella di coinvolgere – oltre a dirigenti, calciatori, arbitri e allenatori – anche tifosi “selezionati” dalle società. Un’indicazione complicata visto il profilo di numerosi capi delle curve.

Le idee di Salvini sono state criticate per la recente partecipazione dell’esponente legista alla festa della Curva Sud del Milan dove si è intrattenuto con Luca Lucci, capo ultrà appena condannato per spaccio di droga e protagonista di gravi reati da stadio come l’aggressione al tifoso interista Virgilio Motta (presenti a quell’evento anche altri pregiudicati). «Ora tutti a condannare le bande di ultras – dice l’ex premier Gentiloni – i loro cori razzisti, le aggressioni, la violenza contro le forze dell’ordine. Bene. Peccato che il ministro dell’Interno era andato a omaggiarli, questi ultras, appena dieci giorni fa». E sa di cortocircuito istituzionale anche la contrarietà di Salvini al divieto di trasferta, visto che era stato proprio il questore di Milano Marcello Cardona a chiederlo poche ore prima per i tifosi interisti fino al termine di questo campionato (l’osservatorio del Viminale ha già disposto una limitazione nella vendita dei biglietti per Empoli-Inter per i residenti in Lombardia). Ieri, al termine della riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, il Prefetto di Milano, Renato Saccone, ha rimandato a un successivo incontro con Inter e Milan la decisione sull’eventuale chiusura della curva nerazzurra per un periodo più lungo rispetto a quello deciso dalla giustizia sportiva.

Questa mattina il gip Guido Salvini interrogherà Luca Da Ros, Francesco Baj e Simone Tira, i tre tifosi interisti arrestati per l’agguato ai minivan degli ultrà napoletani, all’origine dello scontro definito “un combattimento” dagli inquirenti. Altri sei tifosi nerazzurri sono indagati per gli stessi fatti. La questura di Milano ha disposto sette Daspo, aggravati dall’obbligo di presenza presso uffici di polizia mezzora prima e mezzora dopo i 90 minuti delle partite dell’Inter. Sei di questi soggetti avevano già numerosi precedenti penali, a dimostrazione dello sconfortante senso di impunità che contribuisce a non arginare i violenti da stadio in Italia. Secondo alcune testimonianze, a dirigere l’assalto sarebbero stati due uomini: uno parlava in italiano, l’altro in francese a beneficio degli ultrà del Nizza. Da alcuni video è possibile vedere gli assalitori che circondano i minivan in arrivo da Napoli in mezzo ad auto di tifosi pacifici, finiti in mezzo a scontri pericolosi a causa dell’assenza di efficaci filtri preventivi dal casello autostradale allo stadio. E continua la ricerca del Suv nero che ha investito mortalmente Daniele Belardinelli.

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, chiede maggiore severità: «Serve tolleranza zero contro i violenti con una legge che vada oltre il concetto di Daspo. Il modello è quello della Thatcher in Inghilterra. Bisogna avere il coraggio di chiudere con un certo tipo di elasticità».

Affrontare l’Inter, per giunta reduce dalla vittoria col Napoli, non è esattamente il massimo per un Empoli alle prese con una crisi inattesa. I quattro risultati utili consecutivi conquistati dopo l’arrivo di Iachini avevano illuso che i problemi fossero risolti, ma i ko contro Fiorentina, Sampdoria e Torino hanno portato l’ambiente a interrogarsi nuovamente sulla situazione. La squadra prende troppi gol, perde e non segna più con la stessa facilità con cui lo faceva prima. Una situazione da correggere alla svelta, ma quella contro i nerazzurri dei grandi ex (da Spalletti a Martusciello, tutto lo staff interista ha avuto a che fare con l’Empoli) è forse la gara meno indicata. «Non eravamo fenomeni quando abbiamo fatto 10 punti in quattro gare, ma non siamo dei brocchi oggi. Abbiamo situazioni da migliorare, questo l’ho sempre detto. Ci sono state sconfitte in cui abbiamo subìto meno rispetto alle gare precedenti – dice lo stesso Iachini – ma non siamo stati bravi negli episodi: con la Samp nel primo tempo non abbiamo concesso un tiro in porta fino al loro gol. Era successo anche a Firenze, tranne l’ultimo quarto d’ora a Torino siamo sempre stati dentro la partita». Il tecnico parla anche dei nerazzurri. «L’Inter è una squadra di grande qualità, sa cambiar pelle con gli stessi giocatori. E’ allenata benissimo, c’è stato studio nella scelta dei giocatori e nelle caratteristiche che hanno. Dovremo essere bravi a leggere bene la partita e affrontarli nel modo giusto». Per cercare di realizzare quella che sarebbe un’impresa, il tecnico chiede il giusto atteggiamento e ribadisce che i suoi concetti tattici possono sposarsi benissimo con una squadra come quella azzurra. «Ogni squadra deve saper attaccare e difendere, nel calcio conta avere equilibrio tra le due fasi. Davanti non abbiamo giocatori da area di rigore, ma gente che ha bisogno di spazio. Ecco che quindi cerchiamo di creare i presupposti perchè questo avvenga. Sulla fase di non possesso stiamo lavorando, qualche difetto c’è perchè dobbiamo lavorare. Dobbiamo però guardare il bicchiere mezzo pieno, eravamo penultimi un mese e mezzo fa e adesso siamo sopra la zona retrocessione». Sulla formazione, occhio alle sorprese: senza gli squalificati Di Lorenzo e Krunic si va verso l’impiego di Acquah al centro e Untersee a destra. L’alternativa è il ritorno al 4-3-1-2.

Ecco una breve lista che potrebbe risultare utile ai fini delle ricerche:

  1. Portogallo con Rádio e Televisão de Portugal;
  2. Svizzera con Schweizer Radio und Fernsehen;
  3. Turchia con Turkish Radio and Television Corporation;
  4. Serbia con Radio-televizija Srbije;
  5. Paesi Bassi con Sanoma Media Netherlands;
  6. Paraguay con Sistema Nacional De Television;
  7. Slovacchia con Slovenská Televízia;
  8. Suriname con Surinaamse Televisie Stichting;
  9. Repubblica Ceca con Ceská Televize;
  10. Svezia con Modern Times Group.

DOVE VEDERE EMPOLI INTER IN TV

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