Roma – Spal Streaming Gratis no Rojadirecta Live Tv

Ecco alcuni suggerimenti utili per vedere Roma SPAL in streaming live con i siti delle emittenti che operano fuori dai confini italiani. Un’alternativa apprezzata dal popolo del web anche perché è gratis e anche legale visto che le emittenti hanno acquistato regolarmente i diritti della Serie A nei rispettivi paesi e quindi lo streaming potrebbe essere trovato in Rete anche da utenti italiani che devono sperare di non incappare nei blocchi geografici che vanificano ogni speranza. Si può provare con:

  1. Paesi Bassi con l’emittente Sanoma Media Netherlands;
  2. Turchia con l’emittente Turkish Radio and Television Corporation;
  3. Slovacchia con l’emittente Slovenská Televízia;
  4. Serbia con l’emittente Radio-televizija Srbije;
  5. Portogallo con l’emittente Rádio e Televisão de Portugal;
  6. Repubblica Ceca con l’emittente Ceca Ceská Televize;
  7. Svizzera con l’emittente Schweizer Radio und Fernsehen;
  8. Paraguay con l’emittente Sistema Nacional De Television;
  9. Suriname con l’emittente Surinaamse Televisie Stichting;
  10. Svezia con l’emittente Modern Times Group.

Un’altra possibilità per vedere l’anticipo del sabato pomeriggio tra Roma e SPAL, in programma all’Olimpico alle 15.00, con lo streaming legale e sicuro è quella di mettersi alla ricerca dei siti dei bookmaker. È probabile che per vedere le immagini si debbano compiere alcune operazioni preliminari come quella di iscriversi alla piattaforma stessa, aprire un conto online con il quale scommettere con una certa frequenza. Anche in questo caso bisognerà procedere con molta cautela nelle ricerche ed individuare i siti legali. Non Rojadirecta che non è legale e, pertanto, viene oscurato in maniera puntuale. Infine c’è la possibilità di valutare anche l’offerta di Now Tv piattaforma streaming che appartiene alla galassia Sky, che mette in campo promozioni molto interessanti.

Inutile. Anche osservandolo placidamente a sedere, mentre parla e giocherella con le chiavi della sua Mercedes, ci sembra sempre di vedergli sul viso quella smorfia incredula, quelle lacrime irrefrenabili che segnarono il «fine corsa» del Barcellona in Champions Lea- gue poco più di sei mesi fa. Ko- stas Manolas, in fondo, è questo: un guerriero greco a cui i 27 anni hanno regalato la serenità dell’ineluttabile e lo stupore del possibile. Ciò che serve alla Roma, d’altra parte, per proseguire oggi (contro la Spai) la rimonta in campionato e per vivere martedì (contro il Cska Mosca) un’altra magica notte europea.

Lei è nato Naxos, la prima isola greca che intorno al 502 a.C. si ribellò al persiano Dario, il Re dei Re, apparentemente imbattibile: nel calcio adesso a chi associa l’Impero Persiano?

«Chi mi conosce lo sa, mi piacciono le sfide, mi sento un vincente e lo sarò per tutta la mia carriera, però ora i più forti sono il Reai Madrid e il Barcellona. Una volta lo erano anche le italiane, ma ora ci andiamo vicino senza vincere».

Che cosa ci frena?

«Nulla, solo il fatto che le altre sono migliori. Il Reai, ad esempio, è più forte di Juve, Roma, Inter e Napoli. Guardate i bianconeri: sono andati meritata- mente in finale, ma poi hanno sempre perso nettamente. D’altronde le spagnole spendono di più e hanno più campioni».

Le è mai capitato di pensare però che, se la Roma lo scorso anno avesse superato il Liverpool, in finale avreste potuto battere anche il Reai e vincere la Champions League?

«In una partita secca non si sa mai ciò che può succedere. Magari segnavamo per primi, o loro prendevano un “rosso”. Se fossimo stati in una serata come quella contro il Barcellona, avremmo potuto battere chiunque. Insomma, avremmo potuto alzare noi la Coppa…».

È vero che lei si carica vedendo le immagini di quella partita?

«Sì, è stato il giorno più bello della mia vita calcistica. Ma ovviamente non è stato solo merito mio. La fortuna è stata che il terzo gol l’ho fatto io, però nel calcio si vince tutti insieme».

Ora arrivano la Spai e il Cska: secondo lei perché l’Olimpico in Europa è una fortezza, mentre in Serie A no?

«Non me lo spiego. Io entro sempre per vincere. Certo, l’atmosfera in Champions è più bella rispetto a quella della Serie A. Noi abbiamo davvero bisogno dei nostri tifosi. Se lo stadio fosse stato sempre pieno, saremmo stati più forti. Ve l’assicuro al 100%. giocatori sentono la differenza. Infatti, tranne quando abbiamo perso col Bayern Monaco, non ricordo una partita con l’Olimpico esaurito in cui abbiamo fatto brutta figura. Forse mai».

Si sbilanci: quali saranno per lei le semifinaliste di Champions?

«Psg, Juventus, Barcellona e Reai. Magari posso togliere la Juve e mettere il City, non lo so…

La Roma non la dico perché non siamo tra le favorite, ma ce la possiamo giocare con tutti. Certo, col Reai abbiamo subito troppo, ma eravamo nel nostro momento peggiore. Li aspettiamo al ritorno, e vedrete che all’Olimpico sarà diverso».

A proposito di stadi, giocare al Karaiskakis, quello dell’Olym- piacos, è davvero da brividi?

«Sì, mi manca troppo. Il giorno che la Roma avrà il proprio impianto, vedrete la differenza. Io spero di giocarci senza essere troppo vecchio. Basti pensare all’effetto dello stadio della Juve.

Un impianto del genere, con tifosi come i nostri, può darti facile 10 punti in più a campionato».

Col Cska l’Olimpico forse non sarà pieno, ma lei come la vede?

«I russi hanno cambiato tanto, ma hanno esperienza di Champions. Non sarà facile, ma abbiamo l’obbligo di vincere se vogliamo passare il turno. Siamo più forti di loro, ma occorre dimostrarlo».

Vero che lei è più amato a Roma che in Grecia?

«Non lo so, ma l’amore che mi dimostrano i tifosi italiani è enorme. E non solo della Roma. In estate, a Naxos, c’erano juventini, milanisti, interisti… tutti volevano farsi fotografare con me. In- somma, mi rispettano. E questo mi piace tanto».

Il calcio è un vizio di famiglia: chi è più forte lei o suo zio Stelios Manolas, ricordato come uno dei grandi del calcio ellenico?

«Lui giocava vent’anni fa ed è era il più forte di tutti, nettamente. Io non posso dire di essere il migliore. Devo farlo vedere in campo».

La politica della Roma prevede ogni anno cessioni importanti e nuovi arrivi. Lei, rimanendo, ora è quasi un veterano. Sente la responsabilità di essere tra quelli che devono guidare il gruppo?

«L’unica responsabilità che sento è di aiutare la Roma a vincere. Non mi sento leader, non sono il capitano. Non conta il fatto che sia qui da anni. Tutti siamo uguali nello spogliatoio. Ora sono venuti giocatori giovani e forti, che hanno bisogno del nostro aiuto. Io ci sono. Ma l’unica cosa che posso promettere è di dare tutto».

Le tante cessioni creano disagio per chi resta o possono essere uno stimolo per dare qualcosa in più?

«Un anno fa abbiamo perso Salali, Rudiger e Paredes, quest’anno Nainggolan, Stroot- man e Alisson. Perdiamo sempre giocatori, ma la Roma rimane in alto. Una squadra non dipende mai da uno o due. Vero che sono partiti campioni – altrimenti non li avrebbero acquistati grandi squadre – ma ne sono arrivati di altrettanti forti. Certo, sono giovani, hanno bisogno di crescere, ma sono convinto che ci daranno una grossa mano».

Perché avete avuto un inizio così difficile? C’è stato bisogno di un ritiro per ricompattarvi?

«Bisogna avere personalità per uscire da certi momenti, ma non penso che sia stato il ritiro a farci venir fuori. Per me anzi le cose diventano più difficili, perché non vedo la famiglia. Non è che in ritiro diventi più forte o ti cambia la mentalità. Per fortuna nelle ultime 4 partite abbiamo ritrovato il gioco e la compattezza in difesa. Speriamo di continuare, ma l’essere usciti dal tunnel dimostra che siamo forti».