Mimmo Lucano Sindaco di Riace arrestato: ecco il perchè

Ai riflettori Domenico “Mimmo” Lucano, sindaco di Riace dal 2004 e noto in paese per il carattere schivo, si è dovuto abituare suo malgrado due anni fa, quando, grazie al suo modello di accoglienza dei migranti, fu dichiarato dalla rivista americana Fortune uno dei cinquanta leader più influenti al mondo e il piccolo comune della Locride venne preso d’assalto da giornalisti e troupe televisive di ogni angolo del pianeta. E, come mostrano le foto che ripubblichiamo in queste pagine, c’eravamo anche noi.

Ora le luci si riaccendono, perché Lucano è stato arrestato dalla Guardia di finanza con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti nell’ambito dell’indagine “Xenia”. In greco antico, ospitalità. Altre contestazioni, le più gravi, come malversazione, truffa ai danni dello Stato e concussione, invece sono cadute: perché la gestione dei finanziamenti erogati dal ministero dell’Interno e dalla prefettura di Reggio Calabria al comune di Riace per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico, che era l’oggetto dell’inchiesta, sarà stata anche pasticciona e un poco superficiale, ma – si legge nel provvedimento della Procura di Locri – non si è tradotta in illeciti.

Lucano dunque è ai domiciliari, mentre per la sua compagna Tesfahun Lemlem l’ordinanza ha disposto il divieto di dimora: insieme, sostengono gli inquirenti, avrebbero “architettato degli espedienti criminosi, tanto semplici quanto efficaci, volti ad aggirare la disciplina prevista dalle norme nazionali” per agevolare l’accoglienza di migranti che, secondo la legge italiana, non ne avrebbero avuto diritto. Mezzi poco ortodossi, in altre parole, per realizzare quel “modello Riace” in cui tutto il mondo ha sperato.

Per esempio, emerge da alcune intercettazioni dell’inchiesta, organizzando matrimoni di convenienza tra cittadini italiani e straniere che avrebbero altrimenti dovuto lasciare il suolo italiano. “(…) Oggi lei è una diniegata per tre volte, lei non può fare più una commissione, non è più una ricorrente, se è come dice lei che è stata diniegata per tre volte non c’è una quarta possibilità, lei ha solo la possibilità di ritornare in Nigeria”, dice il sindaco a Tesfahun, senza sapere che la conversazione telefonica è intrcettata. “Però… fammi andare avanti… sai qual è secondo me l’unica strada percorribile, volendo spremere le meningi? Che lei si sposi, come ha fatto Stella… Stella si è sposata con Nazareno, io sono responsabile dell’ufficio anagrafe, il matrimonio te lo faccio immediatamente… con un cittadino italiano… (…)”.

A Lucano viene anche contestato il fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti, che non sarebbe stato consono alle procedure di gara previste per gli appalti: più precisamente, secondo gli inquirenti, il sindaco avrebbe istituito un albo comunale delle cooperative sociali e favorito due cooperative, la Ecoriace e L’Aquilone, non iscritte all’albo regionale, cui è stata affidata la raccolta e il trasporto dei rifiuti dall’ottobre 2012 fino all’aprile 2016.

Una raccolta differenziata realizzata in parte con gli asini, che, a differenza dei mezzi pesanti, riescono ad arrivare dappertutto: in questa attività erano impegnati anche i richiedenti asilo di Riace, impiegati pure nel lavoro stagionale nei campi, in un’azienda di fiori, nelle case come badanti e in un sistema di botteghe artigiane in cui operatori locali e immigrati lavorano vetro e ceramica, tessono, filano, rivitalizzando il territorio.
Integrazione e lotta allo spopolamento, è questo il modello Riace: per Fortune è una “possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa”, ma non tutti sono d’accordo. “Accidenti, chissà cosa diranno adesso Saviano e tutti i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati! Io vado avanti.

#portichiusi #cuoriaper- ti”, scrive su Instagram il ministro dell’Interno Matteo Salvini. È solo uno tra i commenti all’arresto del simbolo dell’accoglienza affidati ai social network: fra i primi – e più appassionati – ci sono quelli di Beppe Fiorello, che interpreta Mimmo Lucano in Tutto il mondo è paese, fiction Rai dedicata al modello Riace la cui messa in onda è stata bloccata nei mesi scorsi, quando è trapelata l’esistenza di un’inchiesta sul sindaco calabrese. “Siamo tutti in pericolo, punto. Il sindaco #do- menicolucano è stato accolto per aver accolto non per aver favoreggiato, allora #arrestateci tutti”. E poi, rivolgendosi a Papa Francesco: “La spieghi lei a questa politica la differenza tra accogliere i bisognosi e favorire le mafie”.