Dove e come vedere streaming gratis Juventus-Napoli diretta live tv no rojadirecta

Ecco alcuni suggerimenti utili per vedere Juventus Napoli in streaming live con i siti delle emittenti che operano fuori dai confini italiani, un’alternativa apprezzata dal popolo del web:

  1. Svizzera con l’emittente Schweizer Radio und Fernsehen;
  2. Turchia con l’emittente Turkish Radio and Television Corporation;
  3. Svezia con l’emittente Modern Times Group;
  4. Suriname con l’emittente Surinaamse Televisie Stichting;
  5. Paesi Bassi con l’emittente Sanoma Media Netherlands;
  6. Portogallo con l’emittente Rádio e Televisão de Portugal;
  7. Repubblica Ceca con l’emittente Ceca Ceská Televize;
  8. Paraguay con l’emittente Sistema Nacional De Television;
  9. Serbia con l’emittente Radio-televizija Srbije;
  10. Slovacchia con l’emittente Slovenská Televízia.

Rinato o no? Paulo Dybala ha segnato il primo gol della stagione, 144 giorni dopo l’ultimo, e ha giocato una partita brillante contro il Bologna. Questo potrebbe non garantirgli un posto contro il Napoli domani pomeriggio e non perché Massimiliano Allegri ce l’abbia con lui, piuttosto perché, come spiega lo stesso argentino «la concorrenza è numerosa e forte». In un reparto d’attacco che può contare fra alcune delle punte più forti d’Europa, il problema non è essere un campione, ma essere un campione maledettamente in forma.

Altrimenti qualcuno ti passa davanti. Dybala sembra averlo capito e dopo qualche prestazione non proprio eccitante, sembra aver rimesso la stagione sui binari giusti, indipendemente dal ruolo che vuole dargli Allegri. Argomento che non sembra turbare in modo particolare Dybala. «Il mio ruolo può cambiare: contro il Bologna mi ha lasciato libertà. Io cerco sempre gli spazi vuori e cerco di avere più dialogo con quelli che giocano davanti».

Il nocciolo della questione è poi questo:

«Dobbiamo sapere tutti che Allegri deve fare delle scelte difficili con tutti gli attaccanti forti che ha. Siamo un gruppo con tecnica, tanta qualità e lui ha tante alternative. Per la partita contro il Napoli andranno in campo quelli più in forma, gli altri saranno pronti a entrare a partita in corso. A volte Allegri mi chiede di abbassarmi di più per collegare centrocampo e attacco, a volte mi chiede di fare la punta. Dipende anche dall’avversario, perché ci sono partite come quele di Frosinone nelle quali non è semplice ricevere la palla vicino alla porta per come si chiudono gli avversari».

Titolare o cambio per spaccare la partita, Dybala attende la partita di domani smanioso. E’ la prima grande sfida e il profumo lo stimola. «Quella partita ha sempre qualcosa più. E’ una bella sfida, piena di fascino. Tuttavia non la vedo già così decisiva, considerato che dopo quella rimangono altre trentuno match per mouovere la classifica. Se pensate che non ha deciso niente la scorsa stagione, quando il Napoli aveva vinto a Torino, ma poi non è riuscito a vincere il campionato. Questa volta la vittoria sarebbe un segnale forte a tutto il resto del campionato, ma di per sé non credo che deciderà qualcosa in chiave scudetto».

Se Dybala non la certezza del posto fisso, il suo amico Ronaldo (mercoledì il primo ad abbracciarlo quando ha segnato il suo gol) è sicuro di giocare. Paulo ne parla divertito: «Si sente spesso raccontare sui giorali o in tv del modo di allenarsi di Cristiano Ronaldo e, detto sinceramente, ne parlavamo anche noi prima che arrivasse. Però vederlo in carne e ossa allenarsi con quella intensità è davvero qualcosa di sorprendente, per la voglia che ha di vincere, nonostante quello che abbia già vinto. Sì, sostanzialmente è tutto vero quello che si scrive di lui, della sua maniacale professionalità, di come si allena, di come corre di più. Poi non so quando va a casa cosa mangia o se continua con la palestra o no (ride, ndr). Lui è un giocatore strepitoso per la voglia che ha di continuare a vincere. E rappresenta uno stimolo per tutti noi, un pungolo a fare meglio e dare di più. Contro il Bologna non ha segnato e quando succede gli dispiace molto. Lui vorrebbe segnare in tutte le partite, ma logicamente non si può. E magari segna contro il Napoli».

Ronaldo ci spera e ci lavora sopra, esattamente con Paulo Dybala che sta effettuando il suo personale salto di qualità, alzando l’asticella negli allenamenti e in campo.

Anche se non è mai mancato il sorriso sulla sua faccia, nelle ultime settimane la pressione si è fatta sentire, segno di un cambiamento in atto. Chissà se quel gol segnato proprio nell’ottavo anniversario della morte del padre e che gli ha sciolto qualche lacrima mentre si abbracciava con Cristiano Ronaldo (anche lui orfano di padre) non possa essere quello della svolta definitiva.

E’ iniziato il countdown per la sfida più attesa di sempre. Stavolta, però, Juventus-Napoli ha un sapore diverso: sa di serenità ed è la prima volta che accade in casa Napoli. Non è una partita come le altre e non lo sarà mai quando di fronte il Napoli avrà la capolista Juventus a cui vorrebbe strappare il titolo di Campione d’Italia, ma l’aria che si respira da quando Carlo Ancelotti siede sulla panchina azzurra è diversa. Niente più ansia da prestazione, né nervi a fior di pelle, solo tanta consapevolezza della propria forza, supportata dai risultati. Al di là di moduli e cambi di posizione, la vera rivoluzione di Ancelotti sta nella trasformazione celebrale del Napoli. E’ entrato in punta di piedi e si è fatto apprezzare giorno dopo giorno riuscendo a far scattare quell’orgoglio negli azzurri che adesso si sentono invincibili, indispensabili e parte in causa di un progetto destinato a crescere e che magari porterà anche qualche trofeo. Il gruppo è unito e la testa più leggera, al pari delle gambe che stanno iniziando a girare come Ancelotti chiede. Si è formato naturalmente il nuovo Napoli e pur non essendo completo, sta già manifestando la sua efficacia. In fase offensiva, come in quella difensiva.

Nelle ultime 3 partite di campionato contro Fiorentina, Torino e Parma, il Napoli ha incassato un solo gol (dai granata) e ne ha segnati 7, ma ciò che entusiasma è la facilità con cui Ancelotti riesce a comunicare alla squadra. Cambia ruoli, moduli e uomini (tanti), ma il risultato non cambia ed è la convinzione delle mosse del tecnico, unito alla fiducia che ripone in ogni singolo giocatore, che sta facendo la differenza. Ha portato a Napoli un nuovo modo di vedere il calcio e ai calciatori l’abnegazione al lavoro non per imposizione, ma per opportunità. Domani contro la Juventus potrebbero essere tutti titolari: la formazione non è già fatta e in questa incertezza gli azzurri sono portati a dare il 100%. Tutti in ballottaggio, tranne due: Koulibaly e Insigne, gli unici ad averle giocate tutte tra campionato e Champions. Koulibaly è instancabile oltre ad essere affidabile come pochi lì dietro mentre Insigne è la scommessa vinta di Ancelotti. E’ il goleador del Napoli con 5 reti segnate in 6 giornate di campionato ed diventato più concreto da quando il tecnico lo ha liberato dai compiti difensivi. E’ diventato anche più incisivo: in media fa 15 passaggi in meno a gara, ma ha mantenuto inalterata la media dei passaggi chiave. E’ in un momento di forma strepitoso ed è impensabile tenerlo fuori dalla sfida più importante di questo inizio campionato. Contro la Juventus ci sarà, ma il ballottaggio resta su quello che sarà il suo compagno di squadra. Mertens o Milik? «È un bel rompicapo – ha detto Ancelotti -, sarà complicato scegliere gli undici giusti». All’Allianz dovrebbero rientrare Albiol ed Hysaj in difesa mentre Luperto può essere preferito a Mario Rui. Anche Callejon e Hamsik dovrebbero ritrovare la maglia titolare con Allan e Zielinski a completare il reparto. Nulla ancora è deciso: l’allenamento di stamattina potrebbe suggerire qualche novità ad Ancelotti che nel pomeriggio, dopo la conferenza stampa, volerà a Torino con la squadra.

L’ultimo mercato, quello che passerà alla storia per il colpo del secolo Cristiano Ronaldo, ha lasciato dei segni visibili anche sul direttore sportivo della Juventus Fabio Paratici. Il ds bianconero in estate ha perso cinque chili a suon di incontri, viaggi, trattative e pranzi saltati causa lavoro, ma da buon piacentino quando può a tavola non rinuncia mai a una buona fetta di coppa: «Ai giocatori non l’ho mai fatta assaggiare – racconta il ds – ma è molto apprezzata da Allegri e dallo staff. E anche donna Allegra, la mamma di Andrea Agnelli, ama le specialità emiliane e mi chiede spesso di portarle da casa una bella coppa».
E’ la stessa richiesta di tutto il mondo Juve, concentrato però su un altro tipo di Coppa: quella con le grandi orecchie. La Champions League. Ieri Paratici, piacentino di Borgonovo, è stato premiato assieme al presidente del Torino Urbano Cairo e a Lucio Rossi, capo progetto al Cern di Ginevra, nella splendida cornice del Palazzo Gotico di Piacenza: «È un riconoscimento che mi inorgoglisce molto, è il frutto dei risultati di questa grande società che è composta da persone di estremo valore. Agnelli è anche il presidente dell’Eca, Marotta è stato nominato dirigente dell’anno, Nedved è un Pallone d’Oro ed è cresciuto molto anche a livello dirigenziale. L’intuizione di acquistare Cristiano Ronaldo non è stata solo mia, è stato un affare condiviso con tutto il management. A partire dal presidente: Agnelli ha avuto il ruolo più importante, ha dato subito l’ok. Speriamo che questa “Coppa d’Oro” si riveli un buon antipasto… La Champions è dura, noi siamo competitivi da diverse stagioni e lo saremo anche quest’anno, poi perdere o vincere è davvero una questione di dettagli. Abbiamo grandi aspettative verso noi stessi e i nostri giocatori perché abbiamo raggiunto un livello internazionale: è giusto che ci siano pressioni, siamo tra i primi 4-5 club al mondo».

Se chiude gli occhi per un attimo e prova a rivivere l’estate di CR7 c’è un momento in cui ha pensato che l’operazione potesse saltare?

«Mai avuto dubbi». Davvero?

«Sì, perché Ronaldo era molto deciso fin dall’inizio. Voleva vestire la maglia della Juventus e per l’esperienza che ho maturato in questi anni, quando i campioni prendono una decisione, è quella. Non tornano indietro. Poi quando le società protagoniste sono due istituzioni come il Real Madrid e la Juventus è più facile».

Le capita ancora di pensare alle tappe che hanno portato alla straordinaria operazione Cristiano Ronaldo o è concentrato sui colpi da mettere a segno in futuro? «Cristiano è il presente, ma io ora sono focalizzato sulle partite che dobbiamo giocare e su come costruire una Juventus ancora più forte». Adesso che vede Cristiano Ronaldo tutti i giorni c’è un episodio che racconterebbe a un bambino per fargli capire chi è davvero CR7?

«Di Cristiano mi ha sorpreso la semplicità e l’umiltà tipica dei fuoriclasse. Che poi, a dire la verità, non è stata nemmeno una sorpresa: i campioni passati qui alla Juventus sono tutte persone così. Ronaldo si comporta con la stessa semplicità con i compagni, i magazzinieri, i dottori, l’ufficio stampa. Lui e Messi sono i migliori al mondo, ma Ronaldo incarna perfettamente lo spirito Juve».

In Champions League, alla fine, è stato squalificato per una giornata per la clamorosa quanto ingiusta espulsione del Mestalla: salterà soltanto la partita contro lo Young Boys della prossima settimana. Soddisfatti?

«E’ la sanzione minima per il rosso diretto. Cristiano e la Juventus sono già stati penalizzati a Valencia perché a causa dell’espulsione abbiamo giocato senza di lui per un’ora. L’unico aspetto positivo è che magari il caso di Ronaldo ha accelerato i tempi per l’introduzione della Var in Champions: sono contento che dal prossimo anno la vedremo anche in Europa». La crescita della Juventus sul mercato è stata costante grazie all’amministratore delegato Marotta e a lei: da Pirlo a Pogba (entrambi a parametro zero), da Tevez a Higuain fino a Cristiano Ronaldo. Adesso che avete ingaggiato il giocatore più forte del mondo come si può alzare ancora l’asticella?

«Non si alza solo comprando grandi giocatori, ma anche migliorando noi stessi ogni giorno». Una cosa è certa: chi lascia la Juventus, poi o ritorna come Bonucci o ha nostalgia come Pogba e Morata. C’è una ragione particolare?

«Chi esce dal nostro club ha sempre parole di apprezzamento nei confronti della Juventus, tipo: “E’ stato bello, ho ottimi ricordi” o “Mi piacerebbe ritornare”. Da noi c’è amore, c’è un feeling e un clima da famiglia che si tramanda negli anni dalla proprietà passando attraverso i dirigenti e i giocatori. Alla Juve si è un po’ coccolati e ai calciatori piacciono queste attenzioni. Cristiano Ronaldo lo ha già notato e lo apprezza: lo ha detto lui stesso che alla Juventus ha trovato qualcosa di speciale».

Pogba può tornare? «Paul è un giocatore del Manchester United e finché lo sarà è giusto non parlarne». Intanto contro il Bologna si è sbloccato Dybala, che ha segnato il primo gol stagionale… «Paulo negli ultimi anni ha segnato più di 20 gol a stagione, è un giocatore importante per noi, non è che uno si può dimenticare come si gioca da un momento all’altro. All’esterno si tende a valutare solo i gol, mentre noi, all’interno, guardiamo anche altri aspetti: le prestazioni, come si pone verso i compagni e la squadra. Dybala è sempre stato molto positivo anche in quest’avvio».

C’era anche qualcuno, nell’estate 2017, che aveva etichettato come troppi i 40 milioni spesi per comprare Bernardeschi dalla Fiorentina: una bella rivincita? «Siamo contenti della sua crescita, mai avuto dubbi. Federico può recitare un ruolo importante a livello internazionale nei prossimi anni, anche con l’Italia».

Nell’ultimo mercato non è arrivato soltanto Ronaldo e i nuovi, da Cancelo a Emre Can, sembrano già ben inseriti: chi l’ha stupita maggiormente? «Aggiungerei anche Perin, che è un portiere nel giro della Nazionale. Cancelo e Emre Can non ci hanno sorpresi perché li conoscevamo bene, li abbiamo seguiti a lungo entrambi. Sono stati protagonisti di prestazioni positive, ma hanno ancora margini di miglioramento. Allegri è sempre molto bravo a far esplodere i talenti che gli mettiamo a disposizione: basta vedere i risultati ottenuti in questi anni con i vari Morata, Dybala…».

Allegri ha elogiato pubblicamente anche il 17enne Fagioli, centrocampista piacentino come lei che si alterna tra allenamenti con la prima squadra e partite con la Juve Under 23 e la Primavera. Dove può arrivare?

«E’ talentuoso, ma è ancora giovane: dipenderà da lui il suo futuro. Noi non gli mettiamo pressione. Per fortuna è un ragazzo molto intelligente e applicato».

Sette vittorie su sette tra campionato (sei) e Champions (una): un unizio così al club bianconero non capitava dalla stagione 1930-31. Pensa che questa sia la miglior Juventus di sempre?

«Difficile fare paragoni anche solo tra le squadre del nostro periodo. Negli ultimi sette-otto anni sono passati da noi i più grandi dell’ultimo decennio, penso a Buffon, Pirlo, Tevez, Dani Alves… Sicuramente la squadra attuale è molto competitiva».

Domani si riparte con il campionato. Allo Stadium arriverà il Napoli: la squadra di Ancelotti è la vera anti Juve?

«Sei giornate sono ancora poche. Le grandi in lotta sono sempre le stesse, oltre al Napoli anche Milan e Inter hanno organici competitivi e faranno il loro campionato al massimo fino alla fine».

Ed Woodward ha scelto Mourinho. Il vicepresidente esecutivo del Manchester United sta con il tecnico. La cosa non stupisce: il club fin da prima di Sir Alex Ferguson è sempre stato assai restio a esonerare allenatori in corso d’opera, e non si cambia: anche se questa volta la situazione rischia di esplodere. Lo spogliatoio e il tecnico sono ai ferri corti e a gennaio potrebbe essere non solo Paul Pogba a chiedere di essere ceduto. Woodward ha fatto sapere, a tutti gli agenti dei calciatori dissidenti, che il board è al 100% con Mourinho. Difficile del resto immaginare una svolta imminente: Zinedine Zidane è poco propenso ad accettare in corsa (come fece al Real, quando fu soprattutto lo spogliatoio a scegliere lui), puntare su Michael Carrick significherebbe dichiarare il fallimento della stagione già a ottobre, non per le qualità dell’ex mediano ma per la portata simbolica della scelta. Laurent Blanc, un altro ex, non potrebbe fare da traghettatore e, in attesa di Zidane, a giugno, Conte è un nome che non convince del tutto.

Nel frattempo Pogba guida la rivolta. Sono quotidiani retroscena e pettegolezzi sul suo rapporto con Mourinho. L’ultimo? Il portoghese lo malsopporterebbe sin dal primo giorno, quando fu Adidas ad annunciare il suo approdo allo United. A questo si somma l’ultimo video ironico pubblicato durante la partita di Coppa di Lega persca contro il Derby County. Le porte di Carrington in questi giorni passano spifferi gelidi, e dire che l’ambiente – non solo fisicamente e geograficamente – è sempre stato lontano dalla piazza centrale e assolutamente impermeabile a tutto. Ora sembra assediato dai paparazzi (ma non lo è). Con Pogba si schierano Bailly, Lindelof e Martial (i primi due, peraltro, voluti dallo stesso Mourinho): tutti pronti a chiedere la cessione a gennaio o, come nel caso dell’attaccante francese, “rassegnarsi” a veder scadere il contratto a fine anno. Il club prova a salvare il salvabile, ma senza mettere in discussione l’allenatore portoghese.

Nel frattempo Mundo Deportivo, in Spagna, ha fatto i conti in tasca al Barcellona. Il quotidiano pubblicato proprio nella capitale catalana ha svelato due limitazioni che impedirebbero al club di prendere Pogba. La prima riguarda i rapporti non idilliaci con Raiola, comunque superabili, la seconda – per chi è abituato a scartabellare i conti delle società è una conferma, non una novità – riguarda il monte ingaggi del club blaugrana che al momento (ed è così da almeno 3 anni) non ha capienza per gli almeno 12 milioni di euro netti che servono per prendere il francese. Lo stesso Mundo cita Juventus e Psg come le uniche destinazioni possibili per Pogba, tacendo del fatto che i parigini sono nuovamente sotto la lente del fair play finanziario e potrebbero vedersi decurtare a breve le somme di provenienza qatariota ammesse a titolo di sponsorizzazione. La stessa condizione del Barça del resto, è legata ad uno dei più importanti paletti del FFP che impone di non superare il 70% nel rapporto ingaggi – fatturato (riclassificato, quest’ultimo, al netto delle plusvalenze). La strada che porta a Torino, insomma, potrebbe diventare un’autostrada, una via obbligata.

Come sarà Juventus-Napo- li? Mah, una bella partita… tra alti e bassi. In attacco, poco ma sicuro: la Juve comincia con Ronaldo e Mandzukic, entrambi in zona metro e novanta, mentre il Napoli gioca con la coppia d’attacco più bassa d’Italia, Mertens più Insigne. Se dev’essere confronto tra le prime due squadre d’Italia, che sia confronto di stili. Il calcio è bello anche per questo, perché quei quattro sono avversari diretti. Nella boxe non si guarderebbero nemmeno, nel basket e nel volley farebbero nel 99% dei casi ruoli diversi. Il pallone, democraticamente, consente confronti.

CRISTIANO-MARIO Allegri non cambierebbe la sua coppia con quella di Ancelotti perché Ronaldo e Mandzukic, per una squadra che deve vincere, sono una garanzia. Cristiano e MM infatti si sono trovati subito, un po’ perché sono compatibili – su Mario «nuovo Benzema» si è scritto dall’estate -, un po’ perché si somigliano. Due vincenti, due duri. Cristiano è mille volte più mediatico, ma entrambi alzano il livello se la partita scotta. Cristiano ha segnato in tre delle cinque finali di Champions vinte, Mandzukic ha firmato in finale di Champions e del Mondiale. Ovviamente arrivano al risultato in modo diverso. Cristiano era un’ala da dribbling e fantasia, è diventato un attaccante che parte da sinistra ma vive per l’area: quando può, senza troppe domande, calcia. Mandzukic all’opposto in teoria è un centravanti ma aiuta la squadra come un mediano. Quei due si parlano il giusto ma si piacciono… e non è raro che nelle sfide di fine allenamento decidano di restare insieme: loro contro i compagni. Allegri domani alle 18 dovrebbe cominciare dal solito 4-3-3, messo da parte per Juve-Bologna. Cristiano e Mandzukic più Bernardeschi, favorito su Dybala. Fin qui, ha funzionato. Nella grande alternanza dell’attacco juventino, Ronaldo ha segnato 3 gol, Mandzukic.

LORENZO-DRIES Insigne e Mertens sono infinitamente diversi. Intanto, nelle operazioni di peso «regalano» alla coppia juventina 45 centimetri e 48 chili.

Soprattutto, si esaltano nel dribbling: la taglia XS non è un limite, è un vantaggio. Tra l’altro, se li chiamate «nani» è probabile non si offendano. Insigne era addirittura soprannominato così in Primavera, quando lo allenava Ivan Faustino, ma anche Mertens si è sempre divertito a stuzzicare i giganti. Raramente però sono riusciti a mettere in difficoltà i corazzieri della Juve, forse perché hanno sempre giocato troppo lontani, esterni nel 4-3-3 di Sarri. Ancelotti ha deciso di metterli vicini come mai prima e la coppia sembra funzionare bene: 5 gol in A per Insigne,  per Mertens.

IL CONFRONTO Differenza nu mero 1, la costruzione del rapporto. Ronaldo e Mandzukic si sono guardati da lontano, probabilmente si sono stimati. Insigne e Mertens sono insieme da anni. Sono stati rivali per un posto ai tempi di Benitez e all’inizio con Sarri, però hanno rinnovato i contratti nel momento in cui sembravano sul punto di andar via. Come se avessero scelto di rimanere uno di fianco all’altro. Ancelotti infatti racconta che sono bastati 20’ di allenamento per trovare l’intesa da attaccanti. Differenza numero 2, la concorrenza.

«Nessun giocatore può considerarsi più grande di questo club». José Mourinho scomoda addirittura sir Alex Ferguson per avvalorare la sua posizione di leader del Manchester United, rinsaldare il suo rapporto con il board e con il vicepresidente esecutivo Ed Woodward in particolare, e sconfessare la rivolta guidata da Paul Pogba. Una ribellione che naturalmente, a sentire le parole del tecnico, è stata inventata dalla stampa. «Da due fotografie avete creato un caso», ha detto lo Special One. E a chi gli fa notare che non erano solo foto, ma immagini prese dalle telecamere, ha ribattuto: «Quali telecamere, non mi interessano le telecamere. Confronto? Non c’è stato nessun confronto”, provando quindi senza successo a mettere fine alle polemiche che sono durate per tutta la settimana nella conferenza stampa che ieri ha preceduto la partita di oggi (ore 13.30 italiane) contro un West Ham in pieno rilancio dopo la vittoria contro l’Everton e il pareggio con il Chelsea.

«Pogba è uno dei giocatori e le regole valgono anche per lui: domani (oggi, ndc) gioca perché abbiamo bisogno di calciatori forti e lui lo è». Problemi? Giammai. «Nessuno si è allenato meglio di lui. In tanti si sono allenati altrettanto bene, ma nessuno come lui»: ecco le parole del tecnico portoghese, che sembravano il complimento paternalistico di chi sente di aver acquisito forza agli occhi dei vertici piuttosto che una sincera manifestazione di stima nei confronti del campione del mondo. Il tecnico, insomma, prova a chiudere ogni caso, ma l’escalation di dissapori tra i due rimane insanabile. Iniziata nel mese di gennaio dopo l’esclusione di Pogba dal big match (perso 2-0) contro il Tottenham, e peggiorata dopo l’esclusione contro l’Huddersfield, sembrava potersi risolvere con il ritorno della miglior forma per il francese, capace di decidere il derby con il City nel mese di aprile. Ma dopo la fine del campionato è sempre stato peggio.

Anche durante il Mondiale l’allenatore ha continuato a lanciare stilettate in direzione di Pogba che, per tutta risposta, al ritorno dalle ferie ha chiesto di essere ceduto. A quel punto sono comparse sulla scena il Barcellona (che tuttavia al momento per problemi di Fair play finanziario farebbe fatica ad accollarsi uno stipendio importante come quello del francese) e la Juventus. Da quanto trapela, la società bianconera proverà certamente nelle prossime settimane a capire se il colpo sia fattibile a condizioni ragionevoli oppure no.

Dall’inizio della stagione, poi, è stato un continuo battibecco. Non aiutano le sconfitte del Manchester United, eliminato anche in Coppa di Lega dal Derby County (allenato da Frank Lampard) che gioca in seconda divisione. E c’è da scommettere sul fatto che se oggi il West Ham di Enzo Maresca dovesse togliere punti agli avversari i malumori – che riguardano anche altri giocatori della rosa tra cui i francesi Bailly e Martial – continueranno a montare. Nel frattempo sulla chat che da sei anni lega Pogba agli ex compagni della Juventus i messaggi s’accumulano. E non sono esattamente pro Mourinho.

Appuntamento all’ora dell’happy hour, dentro l’Allianz Stadium. E’ lì che sua maestà Cristiano Ronaldo, già presenza fissa nonché unica nella Juventus (oggi farà 7 presenze stagionali da titolare su 7: nessuno come lui, però lui è CR7), dovrà inventarsi qualcosa di esclusivo. Chiamatela Ronaldata, un colpo di genio, una trovata degna del suo essere il migliore al mondo. Al primo grande appuntamento della stagione, dinanzi al Napoli che nell’ultimo settennato ha conteso quattro scudetti ai bianconeri, il portoghese dovrà servire un piatto forte ai convenuti al banchetto dei campioni d’Italia. Finora si è ammirato un Ronaldo diverso, chissà se ancor più completo del solito, generoso, con tocchi di perdonabile egoismo nella sua ricerca ossessiva del gol (tre, per ora, si stagliano sul pallottoliere). Nei tiri, poi, è una macchina quasi da primato a livello continentale (solo il Manchester City lo sopravanza).
Serve un’alzata d’ingegno non perché Cristiano abbia deluso. Serve – anche – nelle grandi partite: quelle dove di solito sa graffiare come nessun altro. In Spagna l’ha dimostrato più volte. Lì dove tra il gol segnato al Deportivo La Coruña il 29 agosto 2009 (il suo primo con il Real Madrid) e quello rifilato il 19 maggio al Villareal (l’ultimo) CR7 ha fatto centro altre 448 volte. Di queste reti, 105 sono state realizzate in Champions, la sua competizione feticcio. Tuttavia la prima gemma decisiva arrivò in Coppa del Re: in finale, contro il Barcellona. Primavera 2011: in quel tempo era praticamente impossibile soffiare un trofeo allo squadrone di Pep Guardiola. Ci volle tutta la prepotenza fisica del lusitano per raggiungere il cross di Angel Di Maria e battere Pinto con uno dei colpi di testa più spettacolari della storia recente.L’anno dopo, il Real Madrid di José Mourinho raggiunse quota 100 punti per la prima volta nella storia della Liga. E fu una rete di CR7 a gelare il Camp Nou. Ancora Barça e ancora Coppa del Re nel 2013: decisiva la sua doppietta per eliminare i catalani in semifinale. Le prime soddisfazioni in Champions arrivarono in quella stagione: Cristiano eliminò quasi da solo il Manchester United segnando al Bernabeu e all’Old Trafford (dove chiese anche scusa). La seconda età dell’oro del Real, tuttavia, sarebbe cominciata solo nel 2014.
E’ grazie all’arrivo di Carlo Ancelotti che i campioni d’Europa si toglieranno di dosso l’ossessione della Décima, grazie anche alla doppietta di CR7 in semifinale in casa Bayern. Nella finale di Lisbona contro l’Atletico Madrid l’attuale attaccante della Juventus avrebbe segnato anche la rete del definitivo 4-1. Dopo, però, i merengues sarebbero stati costretti a subire l’onta del secondo Triplete della storia del Barcellona. Quella volta, però, la reazione del Real e di Ronaldo furono eclatanti: tre Champions League consecutive impreziosite dai 44 gol del portoghese, compreso il rigore decisivo segnato contro l’Atletico Madrid nella finale di San Siro. Menzione speciale, inoltre, alle triplette rifilate al Wolfsburg e, di nuovo, ai colchoneros (2017) nonché alla doppietta che spedì al tappeto la Juve a Cardiff. Ed è contro i bianconeri che il Pallone d’Oro chiuderà il cerchio segnando la rete in rovesciata che gli mancava. Oggi è attesa una magia alla Ronaldo. Per l’esultanza, invece, nessuna novità in vista: sarà la stessa di sempre, ma vuoi mettere la goduria se successiva a un gol segnato al Napoli?

Mille sfide in una. Juve-Napoli per Ancelotti non ha il valore solo di 3 punti, anche se dalle parole e dalle espressioni per lui sembrerebbe una partita come le altre. Don Carlo non ha dimenticato i 2 anni alla Juve e non chiamatelo “desiderio di vendetta”, vincere stasera a Torino per lui avrebbe un sapore speciale, una risposta a chi ancora oggi pensa che in quei 2 anni bianconeri piuttosto che la sfortuna e le circostanze, sia stato lui a non dare ciò che serviva alla Juve per vincere gli scudetti. E poi, tornare a vincere all’Allianz, con il Napoli, a distanza di soli 5 mesi dall’impresa di Maurizio Sarri, avrebbe il valore di declassare quel successo clamoroso a gara che può essere vinta a prescindere dall’allenatore, perchè è la squadra il vero quid pluris. «Nessuna anticipazione di formazione dico solo che la squadra sta bene ed è motivata per giocare questa partita. La gara col Parma ha aumentato i miei dubbi e l’unico problema per fortuna è l’abbondanza. Più di undici meriterebbero di giocare con la Juve per la condizione e per quello che hanno dimostrato fin qui», non si sbilancia Ancelotti in conferenza stampa, così da tenere i suoi sulla corda fino a pochi minuti prima di Juventus-Napoli e per non dare vantaggi al suo avversario-amico Allegri. Vuole vincerla, per assecondare le richieste del popolo azzurro e per dimostrare che il suo Napoli lì in vetta può starci al posto di Madame. «Non ho mai firmato per il pareggio – ha detto Ancelotti – anche se poi abbiamo anche preso scoppole assurde. Ma non penso al risultato, piuttosto a fare una bella partita, intensa. Voglio il Napoli delle ultime due gare e sono convinto che possiamo ripeterci contro una grandissima squadra. È ovvio che ci sia eccitazione per una partita particolare ma deve esserci anche serenità, sarà uno spettacolo bellissimo. Ed è un test molto importante anche per valutare il nostro momento: cerchiamo conferme e non vogliamo fare un passo indietro». L’obiettivo dunque è fissato: «Vogliamo portare a casa qualcosa in questa stagione, ci sono le condizioni per farlo perché c’è rosa di qualità e grande entusiasmo nell’ambiente». E per l’ambiente vale tanto: affrontare la Juve non sarà mai una sfida banale e non varrà mai solo 3 punti. Anche Ancelotti se n’è reso conto e, da buon gestore, prova a trasmettere serenità alla squadra e allontanarla da ogni tensione. «Speriamo di esprimere quello che abbiamo preparato. È una partita che vale tre punti – ha detto il tecnico del Napoli – ma una vittoria ci darebbe molto entusiasmo, quindi sotto l’aspetto mentale è molto importante. Aumenta il grado di difficoltà, ma deve esserci anche molta serenità». E’ tranquillo Ancelotti, non nutre rancore verso la società bianconera e da buon comunicatore ha solo elogi per Cristiano Ronaldo e la squadra in cui gioca. «L’esperienza juventina non la considero un neo nella mia carriera. Mi sono trovato benissimo con dirigenti e calciatori, lì ho capito che tipo di organizzazione deve avere una grande società. Per Ronaldo, poi, nutro una infinita riconoscenza, al di là dei gol che ha fatto con me al Real e di quello che abbiamo vinto insieme ma per le qualità umane che ha dimostrato. Dovrebbe vincere ogni anno il Pallone d’Oro e sono felicissimo che sia arrivato in Italia, per il nostro calcio è un valore aggiunto. Allegri è un grande allenatore, con tanta esperienza e tanta praticità. Riesce a tirar fuori il meglio dai calciatori a sua disposizione. Lui sa benissimo cosa abbiamo cambiato e come giochiamo, nel calcio ormai non ci sono più segreti».

Quest’anno gli appassionati di calcio e in particolare del campionato di Serie A, potranno vedere le partite in diretta tv e anche sui dispositivi mobili sottoscrivendo l’abbonamento o a Sky o a Dazn. Secondo l’accordo vigente, Sky può trasmettere il 70% delle partite in programma, mentre Dazn può trasmettere il restante 30%. Nel pacchetto di Dazn c’è sempre uno dei big match di giornata e sempre una partita del sabato sera. Dazn è una piattaforma che trasmette solo in streaming e consente di vedere le partite su qualunque supporto, purché collegato a internet. L’abbonamento a Sky consente di vedere le partite anche su supporto mobile. Per valutare i pacchetti proposti dai due player meglio consultare i siti: sky.it e dazn.com.

Juventus – Napoli è una partita valevole per la giornata numero 7 del campionato di calcio di Serie A 2018/2019. La partita sarà visibile in tv sulla piattaforma Sky il 29-09-2018 alle ore 18:00. La partita sarà visibile in streaming per gli abbonati Sky su Sky Go, che consente di vedere i programmi Sky su pc e dispositivi mobili.

Ci sono poi, come noto tantissimi siti che trasmettono in streaming le partite. In massima parte però si tratta di siti pirata che le autorità giudiziarie rimuovono molto frequentemente, per cui non è consigliato guardare le partite in streaming in questo modo. Sarà possibile seguire la diretta live di Juventus – Napoli su Virgilio Sport: Juventus – Napoli.