Disfunzione erettile curata col Viagra? Macche, più efficace la dieta mediterranea

Se in Italia l’età media dei pazienti che soffrono di disfunzione erettile si aggira attorno ai 50 anni, nel comasco il trend degli ultimi anni vede sempre più giovani sotto i 40 anni rivolgersi al medico. Questo fenomeno può essere un effetto della maggiore familiarità dei giovani con la rete, da cui traggono informazioni che li orientano a un confronto con lo specialista.

La Dieta Mediterranea potrebbe essere migliore del “Viagra” per la disfunzione erettile? Secondo una nuova ricerca deirUniversità di Atene, solo nove cucchiai di olio d’oliva a settimana – una parte della dieta mediterranea popolare, potrebbe essere migliore del Sildenafil o del Viagra nel migliorare la disfunzione erettile di un uomo fino al 40%. Lo studio è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Circulation. L’olio d’oliva offre una serie di benefici per la salute e questo è uno dei nuovi punti di vista che suggeriscono l’inclusione di questo olio nella dieta quotidiana.

La disfunzione erettile è stata definita dalla Consensus Conference dei National Institutes of Health  come l’incapacità a raggiungere e/o a mantenere un’erezione sufficiente a condurre un rapporto sessuale soddisfacente. Il termine “disfunzione erettile” è migliore del termine “impotenza” perché definisce più precisamente la natura di questa disfunzione sessuale.

Numerosi fattori fisici e psicologi sono coinvolti nella normale funzione erettile, compresi i fattori neurologici, vascolari, ormonali e cavernosi. Alterazioni di uno o più di questi fattori possono provocare DE. Per semplicità, la DE frequentemente è classificata come: organica, dovuta ad alterazioni o a lesioni vascolari, neurologiche, ormonali o cavernose; psicogena, dovuta ad un’inibizione centrale dei meccanismi dell’erezione in assenza di una causa organica rilevabile; mista (organica più psicogena), dovuta a una combinazione di fattori organici e psicogeni.

Molteplici sono le cause di DE che deve essere considerata il sintomo spia di numerosissimi disordini di natura organica o relazionale: la DE può rappresentare la prima manifestazione di una malattia sistemica, come l’aterosclerosi, od una patologia metabolica o neurologica, che spesso non viene diagnosticata. Le malattie cardiovascolari (malattia coronaria, infarto miocardico, arteropatia periferica), in particolare, risultano essere strettamente correlate alla DE. Attualmente le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte per patologia nel mondo in entrambi i sessi, in conseguenza dei profondi mutamenti dello stile di vita degli ultimi decenni che hanno diffuso comportamenti poco salutari, soprattutto nel mondo occidentale. Tutto questo ha determinato, tra l’altro, un drammatico incremento dell’incidenza di diabete nel mondo. Tale aumento è stato principalmente appannaggio del diabete di tipo 2, con la complicità della coeva epidemia di obesità, che rappresenta il fattore predittivo più importante per lo sviluppo di questa forma di diabete nell’uomo.

Molta luce è stata fatta nel recente passato sul ruolo protettivo svolto dall’endotelio in presenza di fattori di rischio cardiovascolare, rendendo chiaro, in tal modo, il legame tra deficit erettile e le differenti affezioni metaboliche accomunate dalla cosiddetta “disfunzione endoteliale”. Numerosissime indagini epidemiologiche hanno messo in luce la maggior prevalenza di disfunzione erettile in uomini affetti da disordini del metabolismo quali il diabete, l’obesità, le dislipidemie.

Dunque, l’esposizione ai principali fattori di rischio cardiovascolari che agiscono come fattori stressanti per l’endotelio vascolare, limitando la disponibilità di NO, diviene essa stessa condizione predisponente al deficit erettile, oltre che alle principali patologie metaboliche, inclusa la sindrome metabolica. Le numerose evidenze scientifiche testimonianti il me tra la DE e la patologie metaboliche e cardiovascolari vengono a costituirsi come il razionale di strategie di intervento basate su modifiche dello stile di vita, che comprendano l’allontanamento dei fattori di rischio cardiovascolari, un’alimentazione congrua basata sul modello alimentare di tipo Mediterraneo e lo svolgimento regolare di attività fisica. Nessuna possibilità di trattamento della DE oggi disponibile offre una risposta completa in tutti i pazienti. Così come avviene per le patologie cardiovascolari e metaboliche, la prevenzione può rappresentare l’approccio più efficace per alleviare le conseguenze della DE.

Epidemiologia e fattori di rischio

La Disfunzione erettile rappresenta un’importante causa di riduzione di qualità di vita nel sesso maschile. Secondo statistiche recenti, si stima che il numero di soggetti affetti da deficit erettile salirà a 322 milioni entro il 2025. I problemi sessuali sembrano, inoltre, essere maggiormente diffusi negli anziani e associati con una peggiore qualità di vita. I fattori di rischio per la DE si possono distinguere in modificabili (fumo, obesità, sedentarietà, uso di farmaci interferenti con la funzione erettile) e non modificabili (età, diabete mellito, cardiopatia ischemica, dislipidemia, patologie neurologiche). Tra i fattori non modificabili il più importante è il diabete mellito che, quando associato a DE, comporta un rischio 7 volte superiore di avere una concomitante patologia coronarica misconosciuta.

Il mondo della ricerca negli ultimi anni ha catalizzato la propria attenzione sui fattori vascolari, neurologici e metabolici in grado di condizionare la genesi dei disturbi della sfera sessuale. Nello studio prospettico “Health Professional Follow up Study”svariati fattori modificabili dello stile di vita, inclusa l’attività fisica e la perdita di peso venivano correlati con il mantenimento di una buona funzione erettile. Esposito et al hanno studiato 110 pazienti obesi (BMI>30 kg/ m2) scelti tra coloro che avevano totalizzato un punteggio inferiore a 21 nella compilazione dell’IIEF (International Index of Erectile Function), questionario composto di 5 domande correntemente utilizzato nella diagnosi di questo disturbo. La disfunzione erettile appariva significativamente correlata al peso corporeo, alla circonferenza della vita, oltre che ai marcatori di infiammazione e di insulto vascolare, suggerendo un nesso importante tra peso corporeo, grasso viscerale e funzione erettile nell’uomo.

Anche in soggetti affetti da sindrome metabolica à stato possibile evidenziare una più larga prevalenza di DE. La sindrome metabolica rappresenta una costellazione di fattori di rischio per lo sviluppo di diabete, malattia coronaria ed altre complicanze vascolari. Per la sua diagnosi è necessaria la coesistenza di almeno tre dei criteri codificati inizialmente dall’ATPIII (circonferenza vita >102cm nell’uomo, >88cm nella donna; trigliceridi >150mg/dl; co- lesterolo-HDL <40mg/dl nell’uomo, <50mg/dl nella donna; pressione arteriosa> 130/85mmHg; glicemia> 110mg/ dl). Nello studio di Esposito et al(6), la prevalenza della disfunzione erettile risultava significativamente più alta in 90 pazienti con sindrome metabolica (26.7%) rispetto ai soggetti senza sindrome metabolica (13%).

Stili di vita e Disfunzione Erettile

La disfunzione erettile e quella endoteliale potrebbero condividere alcune vie metaboliche, attraverso un difetto nell’attività di NO, che potrebbe essere inibita da invecchiamento, malattie organiche e meccanismi legati allo stile di vita. Modifiche salutari dello stile di vita, in particolare la riduzione del peso corporeo e l’incremento dell’attività fisica, potrebbero in teoria costituire un’utile strategia per la diminuzione del rischio di disfunzione erettile e di disfunzione endoteliale.

Attività fisica

Fra tutti i fattori contribuenti ad uno stile di vita salutare, quello che maggiormente influenza la DE è l’attività fisica. Quest’ultima è causa di un’intensa produzione di NO da parte dell’endotelio in risposta allo stress di parete che viene generato dall’incremento del flusso sanguigno. Con l’erezione, l’incremento del flusso sanguigno a livello penieno è maggiore rispetto a quello che viene prodotto in corso di esercizio fisico.
Nello studio Health Professionals Follow-up Study, diversi fattori modificabili dello stile di vita, inclusa l’attività fisica, risultavano associati al mantenimento di una buona funzione erettile. Per esempio, in soggetti appartenenti al quintile più alto di attività fisica, il rischio di DE era più basso del 30% rispetto ai sedentari. Il legame tra attività fisica e DE sembra sussistere anche per uomini diabetici. Informazioni sulla funzione erettile sono state ottenute da 1040 diabetici selezionati tra i pazienti di sesso maschile (età> 18 anni) trattati in 26 cliniche in Israele: l’attività fisica ed il consumo di piccole quantità di alcol erano fattori protettivi per DE, con un OR di 0,51 (0,36-0,72) e 0,70 (0,51-0,97), rispettivamente. Dati provenienti da altre indagini indicano anche una maggiore prevalenza di DE negli uomini obesi e sedentari.

Uno stile di vita sedentario aumenta il rischio di DE di 2-10 volte mentre un’attività fisica moderata ed intensa sembra ridurre il rischio di DE di due terzi e di circa l’80% rispettivamente. Il principale meccanismo attraverso cui l’attività fisica sarebbe capace di migliorare la DE consisterebbe nel pronunciato rilascio di NO a livello sistemico con conseguenze favorevoli sul deposito di glucosio a livello muscolare e sull’insulino-resistenza. Questo meccanismo limiterebbe, pertanto, lo stress ossidativo prodotto dall’iperglicemia sull’endotelio vascolare. Inoltre, l’attività fisica aumenta i livelli circolanti di progenitori delle cellule endoteliali, cellule staminali richiamate dal midollo osseo in presenza di danno endoteliale per presiedere ai fenomeni di rivascolarizzazione, il cui numero è significativamente ridotto in soggetti affetti da disfunzione erettile rispetto a controlli sani di pari età. Infine l’esercizio fisico sarebbe in grado di aumentare l’attività di PON-1, un enzima anti-ossidante associato alle HDL circolanti i cui livelli sembrano essere ridotti in presenza di deficit erettile.

Lo stile di vita dei nostri giorni è caratterizzato da grande disponibilità di cibo e da una sempre più diffusa sedentarietà che portano a vivere una situazione di apparente benessere psico-fisico che spesso non corrisponde allo stato di salute. Le abitudini alimentari caratteristiche dei popoli mediterranei si sono progressivamente arricchite di cibi ad alto contenuto di proteine, grassi saturi e zuccheri fino a superare l’apporto di nutrienti necessario. Durante la giornata le occasioni per consumare cibo si moltiplicano mentre è difficile trovare tempo per il movimento; all’esercizio fisico vengono dedicati pochi minuti al giorno o qualche ora alla settimana. Tutto ciò ha portato ad uno squilibrio tra le calorie assunte attraverso il cibo ingerito (entrate) ed il dispendio energetico (uscite) che si manifesta con un aumento di peso. Viviamo, quindi, in un’epoca di “apparente benessere” ove accanto all’allungarsi dell’aspettativa di vita si registra anche la crescita del rischio di patologie quali: obesità, malattie metaboliche, cardiovascolari e cancro. Al fine di orientare la popolazione verso comportamenti alimentari più salutari, il Ministero della Salute ha affidato ad un Gruppo di esperti (D.M. del 1.09.2003) il compito di elaborare un modello di dieta di riferimento coerente sia con lo stile di vita attuale che con la tradizione alimentare del nostro Paese. Nasce così la piramide settimanale dello stile di vita italiano che si basa sulla definizione di Quantità Benessere (QB) riferita sia al cibo che all’atvità fisica. Da questo modello è stata elaborata la piramide alimentare giornaliera che indica quali porzioni di ciascun gruppo di alimenti devono essere consumate affinché la nostra alimentazione sia varia ed equilibrata e pertanto compatibile con il benessere. Se vengono rispettate le porzioni consigliate saremo anche in armonia con la tradizione alimentare mediterranea riconosciuta come la più salubre. Ecco come la quantità di cibo consumata si collega con il benessere! Un eccessivo consumo di un solo alimento o un’alimentazione basata sull’uso di pochi alimenti comporta quasi sempre squilibri nutrizionali che portano alla malnutrizione per difetto o per eccesso. Una porzione è compatibile con il benessere se contiene una “giusta” quantità di cibo; l’insieme delle porzioni consumate in un giorno deve avere un contenuto energetico di circa 2000 kcal per sostenere le attività vitali e l’esercizio fisico di una persona che conduca uno stile di vita “normale” secondo l’età. Per un adolescente, la normalità significa studiare e fare sport, per un adulto lavorare ed essere attivo, per un anziano mantenersi attivo anche senza l’impegno lavorativo. Per tutti gli altri: bambini, donne in gravidanza o in allattamento, atleti, adulti e/o anziani con patologie metaboliche o altre esigenze specifiche è consigliabile far ricorso al medico specialista. Oltre al cibo che apporta energia è importante assumere ogni giorno un quantitativo di acqua per compensare le perdite dovute alla traspirazione attraverso la pelle e le mucose e alla produzione di urina e di feci. Nel complesso il fabbisogno giornaliero di acqua è di 1 ml/kcal di energia consumata, pertanto l’apporto giornaliero consigliato è di circa 2 litri al giorno da soddisfare con i cibi e le bevande. Se si considera che una parte di acqua viene introdotta con gli alimenti (600-800 ml) la rimanente parte deve essere assunta con le bevande (circa 1.200 ml, cioè 6-8 bicchieri al giorno). Il concetto di quantità benessere serve a portare la nostra attenzione su: 1) porzione di cibo, come quantità in grammi, compatibile con il benessere del nostro organismo; pertanto non esistono cibi buoni e/o cattivi ma, il loro effetto dipende dalla quantità consumata giornalmente; la scelta di un adeguato numero di porzioni di cibo deve riguardare tutti i gruppi di alimenti presenti nella piramide giornaliera per essere sicuri di assumere tutti i nutrienti; 2) attività fisica, per non cadere nella sedentarietà; la QB di riferimento è 15 minuti di cammino a passo svelto; si consigliano almeno 2 QB/giorno cioè 30 minuti di camminata anche frazionabili durante la giornata. Seguire il criterio della QB nella scelta del cibo e di energia da dedicare all’esercizio fisico consente di avere un’alimentazione equilibrata come contenuto in nutrienti evitando di dover fare complicati calcoli con le calorie e di mantenere in efficienza il nostro organismo fatto per il movimento e non per la sedentarietà. Quindi le QB di cibo e di movimento, se opportunamente adattate alle esigenze del singolo individuo, consentono di orientare lo stile di vita verso un equilibrio tra consumo alimentare e spesa energetica. In tal modo si previene il sovrappeso e si combatte l’obesità che predispone l’organismo ad un maggior rischio di patologie metaboliche (diabete, ipertensione, etc.), cardiovascolari ed anche di tumori. Se si “mangia per vivere” si è sulla strada giusta per il benessere del nostro organismo e si guadagna in salute!