Sequestro per coartazione: Ecco perché Matteo Salvini rischia trenta anni di carcere

Nuove accuse al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che nell’inchiesta sul caso Diciotti risponde di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, insieme al suo capogabinetto. Ipotizzati dalla procura di Agrigento, come confermato da fonti giudiziarie, anche i reati di sequestro di persona a scopo di coazione, in quanto secondo i magistrati il titolare del Viminale avrebbe impedito lo sbarco per fare pressione sull’Ue in direzione della ridistribuzione dei migranti; e l’omissione d’atti di ufficio poiché avrebbe ignorato la richiesta della Guardia costiera di un porto sicuro, indicando Catania solo come scalo tecnico.

«Rischio 30 anni di galera per avere difeso il diritto alla sicurezza degli Italiani? Sorrido, lavoro ancora di più e tiro dritto», così ha commentato il ministro in un tweet.

Intanto il gip di Messina ha convalidato i fermi dei quattro scafisti che guidavano l’imbarcazione soccorsa dalla nave Diciotti. A tutti è stata applicata la custodia cautelare in carcere. I fermi sono stati disposti dalla Procura di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi. I quattro – tre egiziani e un bengalese – sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza sessuale.

«Siamo al lavoro da neanche tre mesi ma mi sembrano 30 anni visto il lavoro fatto e le inchieste. E oggi ho scoperto di avere altri 3 capi imputazione. Ma per me sono medaglie». Così il ministro dell’Interno ha commentato in apertura di un incontro con il governatore Zaia. Da Venezia Salvini ha anche replicato alle dichiarazioni di Macron: «Lui che fa il buono, l’anno scorso alle frontiere con l’Italia ha respinto 48mila immigrati, quindi è un buono molto particolare. È un ipocrita, un chiacchierone».

«Apprendo che esiste un nuovo reato, il ricatto all’Unione europea, non sapevo che esistesse». Lo ha affermato a Venezia il vicepremier Matteo Salvini, a proposito dell’indagine sulla nave Diciotti. «Stanno modificando il codice penale – ha aggiunto – per il ministro dell’Interno. Bene, rivendico di aver ricattato l’Unione Europea». E ancora: «Abbiamo chiesto la rotazione dei porti di sbarco delle navi della missione Sophia, perché non è possibile che tutti i migranti soccorsi vengano da noi come sottoscritto dal Governo Renzi che ci ha lasciato con questa eredità pesante. Se dall’Europa arriverà l’ennesimo no dovremo valutare se continuare a spendere soldi per una missione che sulla carta è internazionale ma poi gli oneri ricadono solo su un Paese».

Il procuratore Luigi Patronaggio sta effettuando ulteriori accertamenti e verifiche anche per quanto riguarda l’identificazione e la tutela dei diritti delle persone offese e per problemi di carattere tecnico-giuridico. Domani dovrebbero arrivare gli atti dell’inchiesta alla procura di Palermo. Gli uffici diretti da Francesco Lo Voi avranno 15 giorni per inviare tutto al Tribunale di ministri che avvierà la sua istruttoria decidendo entro 90 giorni (più eventuali sessanta) se archiviare o trasmettere nuovamente le carte al procuratore della Repubblica che dovrà inoltrare l’autorizzazione a procedere al Senato.

«In Libia sono stati torturati, picchiati con tubi metallici» alcuni dei migranti che erano sulla nave Diciotti e che ora «vogliono costituirsi parte civile nel processo contro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. È quanto riferito dall’europarlamentare Eleonora Forenza,che oggi è entrata nell’hotspot di Messina dove «sono tutt’ora presenti – afferma in un video su Fb – 38 dei migranti che erano sulla Diciotti».

Forenza sottolinea di avere subito «ostracismo» per quattro ore prima di riuscire a entrare nella struttura: «Una situazione allucinante dal punto di vista giuridico», commenta. «Quello che abbiamo ascoltato – spiega – è il dramma delle persone che hanno attraversato la Libia».